Taipei , venerdì, 11. marzo, 2016 16:00 (ACI Stampa).
Le relazioni tra Taiwan e la Santa Sede sono forti: lo ha detto Chen-Jan Lee, viceministro degli Esteri di Taiwan, al termine di una Messa celebrata lo scorso 6 marzo per il terzo anniversario dell’elezione di Papa Francesco. E le sue parole, riportate poi dal giornale Taiwan Today, sembrano quasi un segnale che Taiwan non ha nessuna intenzione di perdere la sua relazione privilegiata con la Santa Sede. Nemmeno in caso di apertura di relazioni diplomatiche con il governo della Repubblica Popolare Cinese.
Perché Pechino sembra ormai un sogno possibile per il Papa, e sono stati molti i segnali che hanno mostrato una maggiore apertura del governo cinese di Xi Jinping nei confronti della Chiesa cattolica. Un segnale importante, dato anche dalla necessità, per la Repubblica Popolare Cinese, di avere una sponda nel mondo occidentale, per superare una crisi che ormai sembra lambire anche il Paese della Grande Muraglia.
E il Papa ci spera davvero. Recentemente, il Cardinal Theodore McCarrick, arcivescovo emerito di Washington, è stato in viaggio in Cina, e subito dopo è passato da Roma, per un incontro privato con Papa Francesco. Raggiunto da ACI Stampa, il cardinale non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Un segno, forse, che le circostanze impongono prudenza.
Perché da un certo punto di vista, l’approccio della diplomazia tradizionale sembra stia portando dei frutti. Ora si comincia a parlare anche della possibilità di nuove nomine episcopali, effettuate dal Papa con il gradimento del governo cinese, che potrebbe proporre anche una lista di candidati. Un compromesso che ha fatto rabbrividire il Cardinal Joseph Zen, arcivescovo emerito di Hong Kong, che insiste perché la Cina garantisca libertà religiosa e piena possibilità alla Chiesa cattolica di operare sul territorio prima di ogni accordo. Soprattutto, il Cardinal Zen non vuole si ceda nessuna sovranità a livello religioso.
Sono tanti i temi in campo, e alcuni hanno anche ipotizzato che un accordo con Pechino, una possibile rappresentanza diplomatica della Santa Sede, includa per la grande Repubblica Popolare anche la rottura dei rapporti con Taiwan, un dato mai accettato a Pechino. Taiwan però ribadisce che i rapporti sono forti. È a Taipei, nella capitale, che resta una rappresentanza pontificia, in maniera profetica definita come rappresentanza “in Cina”, come se tutto lo Stato fosse unito.