Roma , sabato, 1. febbraio, 2025 10:00 (ACI Stampa).
Parla di speranza una giovane libanese, segretaria del Consiglio dei Giovani del Mediterraneo. Si tratta di Tina Hamalaya. L’occasione è la presentazione – avvenuta lo scorso giovedì a Roma – del progetto “Prendersi cura. Una famiglia per ogni comunità del Mediterraneo” promosso dal Consiglio dei Giovani del Mediterraneo, dalla Rete Mare Nostrum e dalla Fondazione La Pira dopo i due incontri sul Mediterraneo di Bari e Firenze voluti dalla Cei. Il progetto chiede alle diocesi, alle parrocchie e alle realtà ecclesiali di “adottare” migranti, rifugiati, richiedenti asilo ma anche famiglie in condizioni di disagio, madri in difficoltà, donne vittime di tratta, giovani perché l’obiettivo – ha detto la giovane libanese - è quello di “mettere al centro del cammino giubilare l’accoglienza e la solidarietà”.
Papa Francesco chiede di “trasformare i segni dei tempi, in segni di speranza”, ha detto il segretario generale dei vescovi italiani e arcivescovo di Cagliari, Giuseppe Baturi spiegando che i “segni dei tempi” sono quelli di un Mediterraneo “lacerato da discordie e da conflitti. Abitare questo tempo con la cura significa trasformare ciò che altrimenti sarebbe un motivo di dolore in un motivo di speranza che comincia da noi”. Questa iniziativa, “nel contesto storico che viviamo e nel contesto ecclesiale del Giubileo, è davvero un conforto, una di quelle carezze di misericordia che legittimano la speranza”, ha spiegato il presule come riferisce il sito della Cei: “richiamando il tema della speranza, il Papa richiama il tema della costruzione del futuro: senza speranza, o perché si è troppo amareggiati o perché si è troppo presuntuosi, non c’è costruzione di futuro. È necessario sempre guardare la speranza, ritenendo possibile che il proprio desiderio di bene possa realizzarsi”.
In questi giorni in tutte le diocesi si celebra, con diverse iniziative, la Giornata per la Vita, la Giornata del Malato, il prossimo 11 febbraio e la raccolta farmaci peri più bisognosi – dal 4 all’11 febbraio – su iniziativa delle sezioni diocesane del Banco Farmaceutico.
Intanto la scorsa settimana, in occasione della Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani, le chiese cristiane in Italia si sono ritrovate nella diocesi di Napoli per la preghiera ecumenica nazionale “in un tempo di guerre e divisioni”, come ha detto il vescovo di Pinerolo e presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo, Derio Olivero, i cristiani “provano a essere costruttori di unità”. La Cei ha pubblicato sul proprio sito un video che raccoglie le testimonianze dei responsabili che hanno preso parte all’appuntamento a partire dallo stesso Olivero che esorta a “togliere la polvere dalla speranza per farla brillare in questa nostra società, che fatica a guardare avanti”. Una settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani che quest’anno si è svolta nel 1700mo anniversario del Concilio di Nicea. “Lo sforzo dei 318 Padri di Nicea, di trovare un linguaggio per parlare di unità che è radicata nell’unità di Dio, può ancora oggi ispirare tutti noi ad approfondire la nostra chiamata ad essere cooperatori di unità nelle famiglie, nelle realtà ecclesiali, nel mondo”, ha scritto recentemente l’Eparca di Lungro degli Italo Albanesi dell’Italia Continentale, Donato Oliverio nella cui diocesi si celebra con il rito cattolico-bizantino. Oliverio spiega che quell’assemblea di vescovi “cercò di raggiungere un consenso nella Chiesa attraverso un’assemblea rappresentativa di tutta la cristianità: i vescovi rappresentavano l’intera cristianità e affermavano la loro fede nel Dio uno e trino”. Quel Concilio, ricorda, “portò al Credo niceno” recitato dai cristiani di diverse tradizioni ecclesiastiche, “dal momento che l’espressione di fede apostolica è un requisito per l’unità della chiesa”. E proprio la diocesi di Lungro si è fatta promotrice, insieme alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale (Pftim) e al Centro Studi Ecumenismo, di un ciclo di conferenze sul Concilio di Nicea che ha preso avvio lo scorso 21 gennaio e che si concluderà il 1° giugno, in occasione della domenica dei Santi Padri del I Concilio di Nicea con la visita ad alcune chiese dell’eparchia.
Tanti anche gli appuntamenti dei prossimi giorni come il Convegno di catechesi regionale della Toscana che si svolgerà dal 7 all’8 febbraio a Lucca sul tema “Una comunità adulta che genera alla fede: processi ed esperienze”. E poi, dal mese di gennaio, in occasione del Giubileo 2025, una nuova rubrica sul sito dell’Ufficio nazionale Cei per la Cooperazione tra le Chiese e sulla rivista “Popoli e Missione” nella quale mensilmente verrà raccontata una storia, correlata da un video, di un missionario o di una missionaria a servizio di altri fratelli e sorelle nel mondo. In questo spazio intitolato “Speciale Giubileo” l’ufficio catechistico nazionale vuole mettere in evidenza “l’opera di coloro che nella loro quotidianità diventano non solo ‘pellegrini’, ma anche ‘costruttori’ di Speranza, là dove il Signore li ha inviati come ‘missionari’”.