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Letture, Giovannino Guareschi. Una vita controcorrente

Una lettura di Alessandro Gnocchi

La copertina del libro |  | Edizioni Ares La copertina del libro | | Edizioni Ares

La Bassa di Romagna, un mondo incantato e insieme concreto, fatto di personaggi che vivono a metà strada tra il Cielo, la terra, la storia, la quotidianità. E il grande Fiume, il Po, quell’acqua dal quale nasce tutto un mondo. Un mondo sospeso tra favola, leggenda realtà, che produce amicizie, scontri, passioni,  sogni, chimere…tantissime storie. Non è difficile crederlo, se si visitano questi luoghi. Brescello, la piazza, la chiesa, i campi tutt’intorno, la Pioppaccia, i canali, e le fanzioni con quattro case e un crocicchio di strade…Che certo oggi hanno perso molto del loro fascino antico, ma in certi pomeriggi invernali, quando dalla terra umida salgono fumi di nebbia, lungo gli argini solitari, tra il luccichio velato che traspare dal fiume , sembra possibile poter incontrare uomini intabarrati con la bicicletta a fianco, donne con le gonne lunghe e libri sotto il braccio…un prete grande e grosso, con la tonaca lunga nera e lisa, che borbotta e insieme sgrana il rosario…cari, amabili fantasmi - resi eterni anche grazie ai memorabili film interpretati da Fernandel e da Gino Cervi - soprattutto per chi ama le storie scritte da un figlio di queste terre generose nel produrre cibi, bevande, vite eccentriche e geniali. Tra questi, sicuramente Giovanni Guareschi.

I suoi sono stati sessant’anni di vita intensa, vissuta quasi sempre controcorrente, seguendo le leggi di Dio e della coscienza. Anni formidabili, densi di avvenimenti, sia personali sia quelli imposti dalla Storia.E ancorati da radici forti, robuste, affondante in quella terra grassa e sapida della Bassa, riemergendone con intatto il profumo, l’aria, la forza del Mondo piccolo e delle sue saghe. Tutto quello  che ha reso Guareschi lo scrittore italiano forse più conosciuto e amato nel mondo, ma anche il più detestato dal potere politico e culturale. E che continua ad essere letto e  amato.Quando muore nel 1968 in tanti lo piangono, i suoi lettori più comuni; gli intellettuali e i politici invece probabilmente hanno tirato un sospiro di sollievo.

I suoi censori sono passati, lo scrittore e i suoi memorabili personaggi (soprattutto Don Camillo e Peppone), restano. Non solo restano, ma diventano, a poco a poco, degli amici, delle presenze che fanno compagnia e che fanno sentire meno soli. Succede anche che mai ci si stanca di leggere di lui e delle sue “avventure”, della sua opera e delle sue continue battaglie. Si accoglie con un senso di gratitudine, dunque, l’iniziativa editoriale della Ares, che manda in libreria “Giovannino Guareschi. Una vita controcorrente”di Alessandro Gnocchi. 

Grazie alla lunga frequentazione della sua opera e di documenti di archivio spesso inediti, Gnocchi, uno dei suoi maggiori studiosi, ci offre dello scrittore e della sua vita un racconto puntuale e insieme fascinoso, un racconto che ha il sapore di  uno di quelli che Guareschi sapeva creare. Emergono mille particolari e il valore intellettuale dello scrittore e del giornalista, la sua integrità senza incrinature che si è attirata gli strali  a tutto campo di quasi tutte le categorie politiche e intellettuali, i militanti a tempo pieno e i frequentatori dei salotti.

Scrive infatti Gnocchi: “A Guareschi non piaceva il termine “intellettuale”, ma di fatto lo era: un intellettuale di razza, che nulla ha da spartire con la razza degli intellettuali, così popolosa e prolifica nell’Italia di ogni tempo. Non disdegnava invece di chiamarsi “reazionario”, ma oggi non lo definirei più così, abbandonato all’incuria del tempo e alle cattive compagnie. Era un imperdonabile, nella lezione di Cristina Campo, un inattuale”.

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Colpisce, tra le tante che compongono il racconto di Gnocchi, una “tessera” vibrante nel tratteggiare la vicenda conclusiva della sua esistenza terrena, la reazione di moltissimi e quella, così schietta, così piena di sdegno, una vera invettiva: un articolo  di Enzo Tortora, intitolato Il capitano coraggioso: “Per molti Giovanni Guareschi ha tolto il disturbo. In realtà è più probabile che Giovanni Guareschi si fosse annoiato. Annoiato di questo bigio panorama d’anime, di questo univoco coro gregoriano del conformismo truccato da impegno. E se ne va con lui l’ultimo capitano coraggioso: in questa bacinella di cacasotto, diteci, chi rimane? [...] Al funerale volle una bandiera che non era la mia: con lo stemma sabaudo.

Ma non è mia neppure quella con la quale certi amici l’hanno salutato: bianco, rosso e verme”. Ma quello che ritorna davanti agli occhi, e nella mente, sono le vie, le piazze, le chiese, i capitelli, gli argini, le case basse con la corte e le stalle, i campi, di quel Mondo piccolo che non si vorrebbe mai lasciare  e che, probabilmente, non si lascia mai veramente. Perché, prima di tutto, parla ancora con il linguaggio della fede e della speranza, quelle vere, nate dalla vita vera.

Alessandro Gnocchi, Giovannino Guareschi. Una vita controcorrente, Edizioni Ares, pp.200, euro 16