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La Finlandia culla di ecumenismo. Il racconto del vescovo di Helsinki

Dal 1985, una delegazione ecumenica dalla Finlandia arriva a Roma per la festa di Sant’Enrico. Il vescovo di Helsinki Raimo Goyarrola spiega perché il modello finlandese funziona

Raimo Goyarrola | Raimo Goyarrola, vescovo di Helsinki | Daniel Ibanez / ACI Group Raimo Goyarrola | Raimo Goyarrola, vescovo di Helsinki | Daniel Ibanez / ACI Group

I cattolici in Finlandia sono meno di una minoranza, appena lo 0,2 per cento. Eppure, il loro contributo, specialmente in ambito ecumenico, è forte in una Finlandia che dal 1985 invia una delegazione di tutte le confessioni cristiane a Roma in occasione della festa di Sant’Enrico.

Parlando con ACI Stampa, Raimo Goyarrola, dal settembre 2023 vescovo di Helsinki, racconta la storia di questa tradizione e quale è il contributo che i cattolici possono dare alla nazione.

In che modo la tradizione dell'udienza in Vaticano nella festa di Sant'Enrico ha migliorato i rapporti ecumenici in Finlandia?

Dal 1985, il Santo Padre riceve la delegazione ecumenica dalla Finlandia, che comprende un vescovo luterano accompagnato da un piccolo gruppo di pastori, un vescovo ortodosso accompagnato da una persona e il vescovo cattolico accompagnato da un'altra. Questo pellegrinaggio è stato interrotto solo durante l'anno della pandemia di Covid. Per tutti i membri di questa delegazione, è un dono davvero meraviglioso. L'udienza con il Papa è il momento clou della settimana, atteso con gioia e trepidazione da tutti. Questa settimana di convivenza, condivisione dei pasti, conversazione e preghiera insieme amplia gli orizzonti nell'ecumenismo, rafforzando ciò che ci unisce e appianando ciò che ci divide. È sia un grande dono di Dio che una profonda responsabilità. I ​​pregiudizi o le incomprensioni storiche si dissolvono attraverso la grazia di Dio e l'amicizia che nasce. Questa è l'essenza dell'ecumenismo: amicizia con Dio attraverso la preghiera condivisa e l'amicizia tra di noi, ottenuta ascoltando e parlando con fiducia e apertura.

Quale è la grande sfida per la piccolissima comunità cattolica in Finlandia? Quali sono i segnali di speranza?

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Numericamente, rappresentiamo solo lo 0,2% della popolazione finlandese, ma siamo una comunità in crescita, grazie a un numero crescente di bambini, alla conversione di adulti, immigrati e rifugiati. I nostri membri provengono da oltre 100 nazionalità e rappresentano tutti i possibili riti e tradizioni liturgiche. Le grandi distanze geografiche nel paese rendono spesso difficile la cura pastorale per i fedeli. Siamo una comunità molto povera, che ha bisogno di più cappelle e chiese. Tuttavia, credo che il segno di speranza più evidente sia la nostra fedeltà a Gesù e al suo Vangelo. Siamo una comunità che prega, profondamente unita tra di noi. Se continuiamo su questa traiettoria di crescita e riceviamo un maggiore sostegno finanziario per garantire luoghi di culto e di ritrovo, e soprattutto per coprire le spese ordinarie, saremo in grado di servire meglio il popolo di Dio ed evangelizzare il crescente numero di non credenti.

Ci sono iniziative ecumeniche per il 1700esimo del Concilio di Nicea?

In Finlandia sono stati organizzati numerosi simposi e seminari ecumenici sul Concilio di Nicea e sulla sua rilevanza odierna. Inoltre, il Consiglio ecumenico delle Chiese ha organizzato un pellegrinaggio a Nicea per vivere la storia del concilio in loco e riflettere insieme su ciò che ci dice come cristiani oggi. Ogni mese si tengono incontri su questo argomento.