Advertisement

Antiqua et nova, l'intelligenza artificiale è un prodotto dell'intelligenza umana

Pubblicata la nota “Antiqua et nova” sul rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana

Il Cardinale Victor Manuel Fernandez |  | Daniel Ibanez EWTN Il Cardinale Victor Manuel Fernandez | | Daniel Ibanez EWTN

E’ stata pubblicata la nota “Antiqua et nova” sul rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana, redatta dal Dicastero per la Dottrina della Fede e dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione.

La Chiesa – afferma il documento firmato dal Cardinale Fernandez e dal Cardinale de Mendonça - incoraggia i progressi nella scienza, nella tecnologia, nelle arti e in ogni altra impresa umana, vedendoli come parte della collaborazione dell’uomo e della donna con Dio nel portare a perfezione la creazione visibile”.

Il documento si concentra “sull’ambito antropologico ed etico”, sottolineando la necessità di “distinguere il concetto di intelligenza in riferimento all’IA e all’essere umano”.

Secondo i Dicasteri “le differenze tra l’intelligenza umana e gli attuali sistemi di IA appaiono evidenti. Sebbene sia una straordinaria conquista tecnologica, l’IA opera soltanto eseguendo compiti, raggiungendo obiettivi o prendendo decisioni basate su dati quantitativi e sulla logica computazionale. Mentre l’intelligenza umana continuamente si sviluppa in modo organico nel corso della crescita fisica e psicologica della persona ed è plasmata da una miriade di esperienze vissute nella corporeità, l’IA manca della capacità di evolversi in questo senso. Sebbene l’IA possa simulare alcuni aspetti del ragionamento umano ed eseguire certi compiti con incredibile velocità ed efficienza, le sue capacità di calcolo rappresentano solo una frazione delle più ampie possibilità della mente umana. Ad esempio, essa non può attualmente replicare il discernimento morale e la capacità di stabilire autentiche relazioni. L’intelligenza umana non consiste primariamente nel portare a termine compiti funzionali, bensì nel capire e coinvolgersi attivamente nella realtà in tutti i suoi aspetti; ed è anche capace di sorprendenti intuizioni”.

“Il valore di una persona – ricorda il testo - non dipende dal possesso di singolari abilità, dai risultati cognitivi e tecnologici o dal successo individuale, bensì dalla sua intrinseca dignità fondata sull’essere creata a immagine di Dio. Pertanto, una tale dignità rimane intatta al di là di ogni circostanza anche in chi non è in grado di esercitare le proprie capacità, sia che si tratti di un bambino non ancora nato, di una persona in stato non cosciente o di un anziano sofferente. Essa è alla base della tradizione dei diritti umani. Alla luce di ciò, come osserva Papa Francesco, l’utilizzo stesso della parola intelligenza in riferimento all’IA è fuorviante e rischia di trascurare quanto vi è di più prezioso nella persona umana. A partire da questa prospettiva, l’IA non dovrebbe essere vista come una forma artificiale dell’intelligenza, ma come uno dei suoi prodotti”.

Advertisement

Il Documento inoltre denuncia “il fatto che attualmente la maggior parte del potere sulle principali applicazioni dell’IA sia concentrato nelle mani di poche potenti aziende solleva notevoli preoccupazioni etiche. Ad aggravare questo problema vi è anche l’intrinseca natura dei sistemi di IA, nei quali nessun singolo individuo è in grado di avere una supervisione completa dei vasti e complessi insiemi di dati utilizzati per il calcolo. Questa mancanza di una responsabilità  ben definita produce il rischio che l’IA possa essere manipolata per guadagni personali o aziendali, o per orientare l’opinione pubblica verso l’interesse di un settore. Tali entità, motivate dai propri interessi, possiedono la capacità di esercitare forme di controllo tanto sottili quanto invasive, creando meccanismi di manipolazione delle coscienze e del processo democratico”.

“In ambito economico-finanziario – si legge ancora - vi sono aspetti più generali su cui l’IA può produrre effetti da valutare attentamente, legati soprattutto all’interazione tra la realtà concreta e il mondo digitale”, circa il mondo del lavoro poi “l’IA sta eliminando la necessità di alcune attività precedentemente svolte dagli esseri umani. Se essa viene usata per sostituire i lavoratori umani piuttosto che per accompagnarli, c’è il rischio sostanziale di un vantaggio sproporzionato per pochi a scapito dell’impoverimento di molti”.

Sul fronte educativo “l’IA presenta sia opportunità che sfide. Se usata in maniera prudente, all’interno di una reale relazione tra insegnante e studente e ordinata agli scopi autentici dell’educazione, essa può diventare una preziosa risorsa educativa, migliorando l’accesso all’istruzione e offrendo un supporto personalizzato e riscontri immediati agli studenti. Questi vantaggi potrebbero migliorare l’esperienza dell’apprendimento, soprattutto nei casi in cui è necessaria un’attenzione particolare ai singoli o in cui le risorse educative sono scarse. Tuttavia  l’ampio ricorso all’IA in ambito educativo potrebbe portare a un’accresciuta dipendenza degli studenti dalla tecnologia, intaccando la loro capacità di svolgere alcune attività in modo autonomo e un peggioramento della dipendenza dagli schermi”.

Infine, dopo aver ammonito sul fatto che esiste il serio rischio che l’IA “generi contenuti manipolati e informazioni false”, il Documento ricorda che “l’IA non è altro che un pallido riflesso dell’umanità, essendo prodotta da menti umane, addestrata a partire da materiale prodotto da esseri umani, predisposta a stimoli umani e sostenuta dal lavoro umano. Non può avere molte delle capacità che sono specifiche della vita umana, ed è anche fallibile. Per cui, ricercando in essa un Altro più grande con cui condividere la propria esistenza e responsabilità, l’umanità rischia di creare un sostituto di Dio. In definitiva, non è l’IA a essere divinizzata e adorata, ma l’essere umano, per diventare, in questo modo, schiavo della propria stessa opera”.

Oggi – conclude il Documento –  “una sfida significativa e un’opportunità per il bene comune sta nel considerare tale tecnologia entro un orizzonte di intelligenza relazionale, la quale pone in evidenza l’interconnessione dei singoli e delle comunità ed esalta la responsabilità condivisa per favorire il benessere integrale dell’altro”.