Città del Vaticano , martedì, 28. gennaio, 2025 8:05 (ACI Stampa).
E’ stata pubblicata la nota “Antiqua et nova” sul rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana, redatta dal Dicastero per la Dottrina della Fede e dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione.
“La Chiesa – afferma il documento firmato dal Cardinale Fernandez e dal Cardinale de Mendonça - incoraggia i progressi nella scienza, nella tecnologia, nelle arti e in ogni altra impresa umana, vedendoli come parte della collaborazione dell’uomo e della donna con Dio nel portare a perfezione la creazione visibile”.
Il documento si concentra “sull’ambito antropologico ed etico”, sottolineando la necessità di “distinguere il concetto di intelligenza in riferimento all’IA e all’essere umano”.
Secondo i Dicasteri “le differenze tra l’intelligenza umana e gli attuali sistemi di IA appaiono evidenti. Sebbene sia una straordinaria conquista tecnologica, l’IA opera soltanto eseguendo compiti, raggiungendo obiettivi o prendendo decisioni basate su dati quantitativi e sulla logica computazionale. Mentre l’intelligenza umana continuamente si sviluppa in modo organico nel corso della crescita fisica e psicologica della persona ed è plasmata da una miriade di esperienze vissute nella corporeità, l’IA manca della capacità di evolversi in questo senso. Sebbene l’IA possa simulare alcuni aspetti del ragionamento umano ed eseguire certi compiti con incredibile velocità ed efficienza, le sue capacità di calcolo rappresentano solo una frazione delle più ampie possibilità della mente umana. Ad esempio, essa non può attualmente replicare il discernimento morale e la capacità di stabilire autentiche relazioni. L’intelligenza umana non consiste primariamente nel portare a termine compiti funzionali, bensì nel capire e coinvolgersi attivamente nella realtà in tutti i suoi aspetti; ed è anche capace di sorprendenti intuizioni”.
“Il valore di una persona – ricorda il testo - non dipende dal possesso di singolari abilità, dai risultati cognitivi e tecnologici o dal successo individuale, bensì dalla sua intrinseca dignità fondata sull’essere creata a immagine di Dio. Pertanto, una tale dignità rimane intatta al di là di ogni circostanza anche in chi non è in grado di esercitare le proprie capacità, sia che si tratti di un bambino non ancora nato, di una persona in stato non cosciente o di un anziano sofferente. Essa è alla base della tradizione dei diritti umani. Alla luce di ciò, come osserva Papa Francesco, l’utilizzo stesso della parola intelligenza in riferimento all’IA è fuorviante e rischia di trascurare quanto vi è di più prezioso nella persona umana. A partire da questa prospettiva, l’IA non dovrebbe essere vista come una forma artificiale dell’intelligenza, ma come uno dei suoi prodotti”.