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San Tommaso d'Aquino: la Summa, monumento della fede

Di cosa parla la "Summa Theologiae"? Perché così importante per la storia della Chiesa?

La Summa di San Tommaso d'Aquino | La Summa di San Tommaso d'Aquino | Credit pd La Summa di San Tommaso d'Aquino | La Summa di San Tommaso d'Aquino | Credit pd

San Tommaso d’Aquino (del quale oggi ricorre la memoria liturgica) può essere considerato un monumento della fede cattolica. “Dottore Eucaristico”, così lo definì Papa Pio XI nella sua Lettera Enciclica Studiorum Ducem (29 giugno 1923). Santo che non smette mai di stupirci per la sua intensità e testimonianza di vita e di preghiera. Fra le tante opere da lui composte, la più conosciuta rimane comunque la Summa Theologiae, scritta negli ultimi anni di vita (1265–1274), il trattato più famoso della teologia medioevale e la sua influenza sulla filosofia e sulla teologia posteriore, soprattutto nel cattolicesimo, è incalcolabile.

 

Concepita come un manuale per lo studio della teologia più che come opera apologetica di polemica contro i non cattolici, nella struttura dei suoi articoli è un'esemplificazione tipica dello stile intellettuale della scolastica. Deriva da un'opera anteriore, la Summa contra Gentiles, più marcatamente apologetica.

 

San Tommaso, nel redigere questa magnifica opere, ha davanti due fonti soprattutto: la Bibbia e i dogmi della Chiesa cattolica. Non mancano riferimenti a filosofi Aristotele; e poi l’insuperabile Sant'Agostino d'Ippona. Sintetizzare tutto lo scibile della Summa è impresa alquanto ardua. Quello che è possibile fare, allora, è uno schema delle sue pagine intramontabili. 

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Lo scopo della Summa è quello di esporre ai principianti la Sacra Dottrina con chiarezza e brevità.  Il piano della Summa si articola in tre parti: la prima, considera Dio in se stesso e nelle sue operazioni. In questa parte troviamo espresse tre idee-guida: A. L’essenza di Dio; B. La Trinità delle persone;  C. La creazione.  Poi, la seconda parte che considera il movimento della creatura razionale verso Dio, cioè la vita morale in due sottoparti: la prima considera, in modo generale, l’uomo come immagine di Dio, in quanto è anch’egli principio delle proprie azioni in forza del libero arbitrio e del dominio che ha su di esse; la seconda parte considera in modo speciale le virtù e i vizi.  In ultimo, la terza parte (incompleta secondo lo schema che aveva dato San Tommaso stesso) che considera Cristo in quanto uomo: è lui l’unica via per raggiungere Dio. 

 

L’opera è costituita da articoli che rispecchiano tutti la stessa struttura: viene esposta una serie di questioni circa il tema trattato, formulate come domande; a ogni questione si elencano gli argomenti, le osservazioni che sono contro la tesi proposta. Di poi, troviamo un argomento decisivo a favore e, successivamente, nel corpo principale si sviluppa la risposta alla questione.  

 

Ciò che soprende di questa monumentale opera è la sua costituzione che molto ricorda la struttura archietettonica delle grandi cattedrali europee che si andavano edificando nel periodo storico vissuto dal Santo. Aristotele, di sfondo: da lui, Tommaso, adotta quello che potrebbe essere sintetizzato come “metodo scientifico”. Un esempio? Il famoso enunciato contenuto nel Prologo: “Siccome di Dio non possiamo sapere che cosa è, ma piuttosto che cosa non è, non possiamo indagare come Egli sia, ma piuttosto come non sia”. 

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Santo, Dottore, intellettuale, uomo di preghiera, poeta dell’Eucaristia. Gli appellativi potrebbero essere davvero tanti, molteplici per natura. Un’episodio della sua biografia potrebbe sintetizzare il tutto. Mentre il Santo, come suo solito, era in preghiera davanti al Crocifisso, al mattino presto nella Cappella di San Nicola, a Napoli, Domenico da Caserta, il sacrestano della chiesa, sentì svolgersi un dialogo. Tommaso chiedeva, preoccupato, se quanto aveva scritto sui misteri della fede cristiana fosse giusto. E il Crocifisso rispose: “Tu hai parlato bene di me, Tommaso. Quale sarà la tua ricompensa?”. E la risposta che Tommaso diede è quella che anche noi, amici e discepoli di Gesù, vorremmo sempre dirgli: “Nient’altro che Te, Signore!”.