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Abusi, il Vescovo Muser: "C’è bisogno di tutti noi per creare un cambiamento culturale"

Il Vescovo di Bolzano-Bressanone commenta la perizia indipendente sugli abusi nella diocesi negli ultimi 60 anni.

Il Vescovo Ivo Muser |  | Diocesi di Bolzano-Bressanone Il Vescovo Ivo Muser | | Diocesi di Bolzano-Bressanone

Questo non è un passo facile, ma è decisivo. La fiducia può essere ristabilita solo attraverso la trasparenza e l’onestà”. Così stamane Monsignor Ivo Muser, Vescovo di Bolzano-Bressanone, commentando la perizia indipendente sugli abusi nella diocesi negli ultimi 60 anni.  

“Mi hanno profondamente commosso in particolare – osserva il Vescovo - le descrizioni dei casi e il dolore personale che emerge così chiaramente dalla relazione.  I bambini e i giovani vittime di abusi sono rimasti invisibili o sono stati resi tali. I colpevoli sono stati trasferiti, come si dice, lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Famiglie, parrocchie e comunità coinvolte nel dolore sono state semplicemente trascurate come vittime e lasciate a sé stesse. Anche nelle famiglie e nelle parrocchie ci si rifiutava di guardare. Si sapeva, ma si taceva. Per preservare la propria reputazione e quella della Chiesa si è rinunciato a compiti e responsabilità. Tutto questo e molto altro è accaduto in relazione ai casi di abuso e può accadere di nuovo se abbassiamo lo sguardo. Abbiamo bisogno del coraggio di comprendere perché si sono verificati abusi sessuali e altre forme di violenza, perché sono stati coperti o minimizzati, perché le persone sono dovute scomparire, perché le vittime non sono riuscite a trovare la forza per vivere e quale responsabilità dobbiamo quindi assumere e garantire con determinazione per oggi e per il futuro”.

Monsignor Muser ammette le proprie responsabilità. In particolare un “insufficiente controllo dei sacerdoti sospetti, riluttanza nell'adottare chiare misure preventive nei confronti dei sacerdoti accusati, documentazione carente nel delineare i passaggi nella gestione dei casi di abuso. Chiedo perdono ai soggetti coinvolti, alle comunità parrocchiali, ai sacerdoti accusati e ai fedeli della nostra diocesi per le mie mancanze come vescovo, assumendomene ogni responsabilità”.

Il Vescovo ammette poi che “ciò che leggiamo nella perizia è solo la punta dell'iceberg. Dobbiamo fare tutto il possibile per alleviare la sofferenza delle vittime, riconoscere le ingiustizie avvenute e prevenire nuove sofferenze. Sappiamo che gli abusi non sono limitati alla Chiesa, tuttavia essa, in considerazione del suo ruolo morale, è chiamata a intervenire con particolare rigore. E così faremo”.

Monsignor Muser elenca poi una serie di misure concrete per un cambio di passo: “perseguimento coerente dei casi sospetti e chiari percorsi procedurali; ottimizzazione dei servizi per le persone coinvolte, le parrocchie e i colpevoli; misure di monitoraggio e controllo per prevenire reiterazioni; tematizzare ed esercitare i concetti di potere, responsabilità e autoriflessione; donne in posizioni dirigenziali; miglioramento ed ottimizzazione partendo dagli errori”.

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“La nostra prima attenzione – ha concluso Monsignor Muser - è rivolta alle persone coinvolte e la loro sofferenza richiede il nostro fermo impegno. Qualsiasi forma di abuso e violenza è un reato contro la dignità, la libertà e la vita di un essere umano. È parte del nostro compito originario come Chiesa l'impegno a trattare e prevenire i casi di abuso. Questo processo e questo cambiamento si considerano riusciti se possiamo fare affidamento sulla competenza e sulla responsabilità personale dei molti credenti. La fiducia nella forza e nella capacità di riflessione di tutti i responsabili in diocesi deve essere la mèta di questo cammino, che io e i miei collaboratori più stretti inizieremo a percorrere impegnandoci a dare il buon esempio. C’è bisogno di tutti noi per creare quel cambiamento culturale che aiuta a lenire le sofferenze e le ingiustizie passate e a prevenire quelle future. C’è bisogno di tutti noi”.