Roma , venerdì, 17. gennaio, 2025 9:00 (ACI Stampa).
Dal latino tardo, "eremita". Dal greco ἐρημίτης. Da questa parola troviamo il lemma “érēmos” che vuol dire “solitario”, “deserto”: la solitudine, forza dell’eremitaggio, il nucleo dell’eremitaggio. Ed è proprio questo stato che ha vissuto Sant’Antonio Abate, figura-icona di questo particolare stato di vita. Antonio Abate è uno dei più illustri eremiti della storia della Chiesa. Nato a Coma, nel cuore dell'Egitto, intorno al 250, a vent'anni abbandonò ogni suo avere, per vivere dapprima in una spiaggia deserta, per poi stabilirsi sulle rive del Mar Rosso. Qui, condusse una vita eremita per più di 80 anni.
80 anni da eremita. Preghiera contemplativa, orazione continua e dialogo intimo con Dio: questi saranno le strade che percorrerà. Proprio per questi capisaldi della sua biografia diventerà il fondatore dell’eremitaggio d’Oriente. Il suo discepolo Sant’Atanasio, Vescovo di Alessandria, racconta che Antonio rimase orfano in giovane età di entrambi i genitori e si ritrovò con un ricco patrimonio da amministrare e una sorella minore da educare.
L’incontro con Dio avviene grazie al versetto evangelico “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi ciò che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi”. Cambia vita, Antonio, spogliandosi di tutto e distribuendo i suoi beni ai bisognosi. Una volta nascosto nel deserto della Tebaide in Egitto segue la strada della preghiera e del digiuno, in povertà estrema. E in questo periodo che chiede a Dio di essere illuminato sul cammino da percorrere. Altro incontro, quello con un eremita: lo trova che sta intrecciando una corda, seduto. Per Antonio Abate quell’incontro è la risposta alla sua domanda a Dio: il suo cammino dovrà essere quello di una vita di lavoro e preghiera.