Città del Vaticano , venerdì, 4. marzo, 2016 12:12 (ACI Stampa).
La celebrazione del Sacramento della Riconciliazione “richiede un’adeguata e aggiornata preparazione, affinché quanti vi si accostano possano toccare con mano la grandezza della misericordia, fonte di vera pace interiore. Il mistero della fede cristiana sembra trovare in questa parola – misericordia – la sua sintesi”. Lo ha detto il Papa ricevendo stamane in udienza i partecipanti al Corso annuale sul Foro interno promosso dalla Penitenzieria Apostolica.
“La misericordia - ha ricordato il Pontefice - prima di essere un atteggiamento o una virtù umana, è la scelta definitiva di Dio a favore di ogni essere umano per la sua eterna salvezza; scelta sigillata con il sangue del Figlio di Dio. Questa divina misericordia può gratuitamente raggiungere tutti quelli che la invocano. Infatti la possibilità del perdono è davvero aperta a tutti, anzi è spalancata, come la più grande delle porte sante, perché coincide con il cuore stesso del Padre, che ama e attende tutti i suoi figli, in modo particolare quelli che hanno sbagliato di più e che sono lontani. La misericordia del Padre può raggiungere ogni persona in molti modi: attraverso l’apertura di una coscienza sincera; per mezzo della lettura della Parola di Dio che converte il cuore; mediante un incontro con una sorella o un fratello misericordiosi; nelle esperienze della vita che ci parlano di ferite, di peccato, di perdono e di misericordia.”
Per ottenere la misericordia esiste una “via certa: Gesù”. Lui “ha il potere sulla terra di perdonare i peccati e ha trasmesso questa missione alla Chiesa. Il Sacramento della Riconciliazione è dunque il luogo privilegiato per fare esperienza della misericordia di Dio e celebrare la festa dell’incontro con il Padre. Con tanta facilità io vado, chiedo perdono, sento l'abbraccio del perdono ma poi dimentico di far festa per il perdono ottenuto. La festa è parte del Sacramento, così come la penitenza”.
In qualità di confessori - ha spiegato ancora Francesco - dobbiamo “accogliere i fratelli e le sorelle” e “sempre ricordarci che siamo strumenti della misericordia di Dio per loro; dunque stiamo attenti a non porre ostacolo a questo dono di salvezza! Il confessore è, egli stesso, un peccatore, un uomo sempre bisognoso di perdono; egli per primo non può fare a meno della misericordia di Dio, che lo ha scelto e lo ha costituito per questo grande compito”. Il confessore deve desiderare “che ogni fedele possa fare esperienza dell’amore del Padre”.
"Dio ha una debolezza: ha una cattiva memoria" perchè - ha detto a braccio il Papa - con l'assoluzione i peccati non esistono più. L’assoluzione “è, in un certo modo, un giubileo del cuore, che rallegra non solo il fedele e la Chiesa, ma soprattutto Dio stesso. E’ importante che il confessore sia anche un canale di gioia e che il fedele, dopo aver ricevuto il perdono, non si senta più oppresso dalle colpe, ma possa gustare l’opera di Dio che lo ha liberato, vivere in rendimento di grazie, pronto a riparare il male commesso e ad andare incontro ai fratelli con cuore buono e disponibile”.