Roma , sabato, 11. gennaio, 2025 10:00 (ACI Stampa).
Era stato approvato dall’assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana ad Assisi nel novembre 2023 il documento “La formazione dei presbiteri nelle chiese in Italia. Orientamenti e norme per i seminari”, entrato in vigore il 9 gennaio scorso ad experimentum per tre anni. Un tema quella della formazione dei sacerdoti al centro dell’attenzione di molte diocesi italiane. Il testo entrato in vigore in questi giorni presenta un iter formativo al presbiterato articolato in due tempi: una prima fase di carattere iniziatico, dedicata alla costruzione della consistenza interiore, in un rapporto educativo forte con i formatori, attraverso lo sviluppo di una solida vita spirituale, l’applicazione seria allo studio e alla preghiera, una vita comunitaria intensa, la conoscenza di sé. La seconda fase sarà invece dedicata alla “scoperta del Popolo di Dio e al maggiore coinvolgimento della comunità cristiana nella formazione dei candidati al presbiterato”, spiega una nota pubblicata sul sito della Cei. Leggendo il documento troviamo la risposta alla domanda su quale prete si debba formare e per quale Chiesa. Per questo, da una parte, si assume la formazione permanente in alcuni suoi elementi, ritenuti necessari al presbitero italiano odierno, come “paradigma della formazione” in Seminario; dall’altra, “si accentuano decisamente le due dimensioni della missione e della comunione come orizzonte fondamentale di tale formazione”. Un capitolo presenta la pastorale vocazionale come “impegno di tutta la comunità ecclesiale, passando poi a specificare le modalità di accompagnamento vocazionale dei ragazzi e dei giovani, basato su una seria formazione spirituale”. Si conferma la validità del Seminario Minore, si propongono le comunità semiresidenziali come nuove modalità di accompagnamento e si parla delle vocazioni adulte. Inoltre nel documento vengono presentate le quattro tappe dell’itinerario formativo proposto dalla Ratio fundamentalis: propedeutica, discepolare, configuratrice e di sintesi vocazionale. E poi, continuando a leggere il testo, si parla della formazione nel Seminario Maggiore che viene presentata come “unica, integrale, comunitaria e missionaria: non si esaurisce nell’apprendimento di nuovi contenuti, né si limita ai comportamenti morali o disciplinari, ma deve riguardare il campo delle motivazioni e delle convinzioni personali, è formazione della coscienza”. Spazio anche al tema della protezione dei minori e delle persone vulnerabili: i formatori potranno avvalersi, nei percorsi educativi, della pubblicazione La formazione iniziale in tempo di abusi. Sussidio per formatori al presbiterato e alla vita consacrata e per i giovani in formazione, curata dal Servizio Nazionale per la tutela dei minori della Cei. E il tema della formazione dei presbiteri è stata anche al centro della sessione straordinaria dell’episcopato calabrese che si è svolto a Lamezia Terme questa settimana.
I vescovi calabri si sono confrontati su questa tema nel contesto del tempo presente che, oltre la secolarizzazione, sembra caratterizzato dalla “scristianizzazione”, refrattario a comprendere il Vangelo di Cristo e accogliere il comandamento nuovo dell’amore, spiegano poi in una nota aggiungendo che la formazione dei futuri presbiteri è “un tema sensibile, al quale i presuli stanno dedicando con passione la loro cura e attenzione in vista dell’individuazione di percorsi rispondenti ai cambiamenti repentini del nostro tempo, alla condizione e ai bisogni dei giovani candidati, ad un discernimento che riconosca la vocazione al ministero presbiterale, nel contesto della comunità cristiana animata dai diversi ministeri. La riflessione rimane aperta a nuovi approfondimenti”. E sempre sulla formazione dei futuri sacerdoti si è svolto un incontro promosso dalle diocesi di Teano-Calvi, Alife-Caiazzo e Sessa Aurunca a Piedimonte Matese, sotto la guida del vescovo delle tre diocesi, Giacomo Cirulli. Sono state giornate di studio, condivisione e confronto sul tema della pietà popolare che per il vescovo è “dono prezioso nella vita dei futuri presbiteri delle nostre Chiese”.