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Il Giubileo e il Concilio di Nicea si celebrano insieme in mostra a Milano

Alla Pinacoteca Ambrosiana libri e opere d'arte che hanno segnato la storia e la fede

Alcune immagini delle Mostra |  | Veneranda Biblioteca Ambrosiana
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"L’anno Santo, ogni venticinque anni, commemora in maniera solenne la nascita di Gesù Cristo a Betlemme, Il Figlio di Dio che si è fatto uomo per la salvezza dell’umanità. Nei primi secoli dell’Era cristiana l’identità di Gesù di Nazaret fu una delle questioni teologiche più dibattute: ci si chiedeva se Egli, come Figlio di Dio, era Dio come il Padre, oppure se era inferiore al Padre, e quindi una creatura come le altre, per quanto la più eccellente. Fu un prete della Chiesa di Alessandria agli inizi del IV secolo, di nome Ario, che in maniera sistematica negò la divinità di Cristo con l’intento di salvaguardare l’idea dell’unicità di Dio: questa dottrina, dal nome del suo autore, prese appunto il nome di Arianesimo. Per risolvere la questione e sedare le polemiche che stavano dividendo la Cristianità, l’imperatore Costantino il Grande, esattamente 1700 anni fa, nel 325 convocò a Nicea, in Asia Minore (attuale Turchia) il primo Concilio Ecumenico, a cui parteciparono, secondo la tradizione, 318 vescovi. Il Concilio condannò la dottrina di Ario come eretica, dichiarando che per la fede cristiana Gesù Cristo è Figlio di Dio, uguale al Padre nella divinità. Inoltre i Padri di Nicea fissarono la determinazione della data della festa di Pasqua, la principale delle feste cristiane, fissandola alla prima domenica dopo il plenilunio successivo all’equinozio di primavera, ponendo fine alle diversità di calendario tra le Chiese cristiane".

E' questa la introduzione alla Mostra allestita dalla Veneranda Biblioteca Ambrosiana, che sarà visitabile fino al 17 giugno 2025. “Giubileo 2025 – XVII Centenario del Concilio di Nicea” è curata da Mons. Marco Navoni e Mons. Francesco Braschi.

La mostra si divide in due sezioni strettamente collegate in cui sono esposte opere provenienti dalla Biblioteca Ambrosiana e normalmente non visibili al pubblico. 

Ovviamente una parte è dedicata proprio al Giubileo.

Come ricordano i curatori della mostra "Verso la fine del 1299 cominciò a circolare tra il popolo cristiano d’Europa l’impressione che il passaggio al nuovo anno centenario sarebbe stato l’occasione di un rinnovamento spirituale, quasi l’inizio di un’epoca nuova di pace e fratellanza. Si diffuse poi la voce, con ogni probabilità sorta spontaneamente tra i fedeli, che i pellegrini che si fossero recati a Roma alla basilica di San Pietro avrebbero ricevuto una “pienissima remissione dei peccati”.

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L’imponente afflusso di pellegrini a Roma indusse Bonifacio VIII, della nobile famiglia Caetani, a concedere per tutto l’anno 1300 l’indulgenza plenaria e tale concessione si sarebbe ripetuta in futuro ogni cento anni. Nasceva così il primo Anno Santo o Anno Giubilare: agli inizi era prevista appunto una scadenza centenaria; poi Clemente VII ne fissò la scadenza ogni cinquant’anni (e così il secondo Anno Santo si tenne nel 1350).

Dopo l’Anno Santo del 1400, papa Martino V stabilì che ne venisse celebrato un altro nel 1425, e introdusse il rito dell’apertura della Porta Santa nella basilica di San Giovanni in Laterano, cattedrale di Roma.

Questa riduzione temporale a ogni 25 anni venne definitivamente e formalmente stabilita da papa Paolo II nel 1470 per offrire a gran parte dei fedeli la probabilità più alta di partecipare alle celebrazioni di almeno un Anno Santo nella propria vita. Infine papa Alessandro VI, nel giubileo del 1500, estese il rito dell’apertura della porta Santa anche alla basilica di Santa Maria Maggiore e di San Paolo fuori le Mura, e riservò a sé e per il futuro al solo papa l’apertura della porta santa nella basilica di San Pietro".

Alcuni oggetti in mostra sono davvero unici. Come la grande tavola acquarellata che mostra  Bonifacio VIII che indice il primo Anno Santo nel 1300 opera di Giacomo Grimaldi. Ricostruisce l’affresco di Giotto, purtroppo andato perduto. La tavola acquerellata dell’Ambrosiana ci permette di farci un’idea più precisa della grande scena nel suo complesso. Sulla parte alta del loggiato, a destra e a sinistra, numerosi vescovi con in capo la mitra e sullo sfondo altri ecclesiastici sono assiepati dietro le balaustre; al di sotto si affolla il popolo di pellegrini accorsi a piedi o a cavallo per il Giubileo, in una vivace e animata rappresentazione. Sul frontone, a glorificazione della nobile famiglia a cui apparteneva il papa, spiccano numerosi stemmi dei Caietani.

A proposito del Concilio di Nicea è esposto il testo del frutto più importante del Concilio, il Simbolo, cioè un testo che esprimesse in maniera sintetica la retta fede professata dalla Chiesa nella Trinità: in particolare il Simbolo di Nicea riconosce nel Signore Gesù Cristo il Figlio di Dio, Dio vero da Dio vero, Luce da Luce, “consustanziale” al Padre (nel testo greco “omoousios”), cioè “della stessa sostanza” di Dio Padre (esattamente ciò che l’eresia ariana negava). Nel successivo Concilio Ecumenico di Costantinopoli del 381 venne definita anche la divinità dello Spirito Santo. Il Simbolo cosiddetto “Niceno Costantinopolitano” (dal nome dei due Concili) è ancor oggi recitato durante la liturgia eucaristica sia nella Chiesa Occidentale, sia nelle Chiese d’Oriente. Questo prezioso Missale Ambrosianum è della fine del Trecento in pergamena, decorato con miniature in oro, è aperto sulla pagina che riporta il Simbolo di Nicea e Costantinopoli.

La mostra è inclusa nel biglietto della Pinacoteca Ambrosiana

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