Accettando di mediare, Leone XIII recuperava la tradizione medievale del Papato come arbitro delle contese internazionali. Ma c’era anche qualcosa di profondamente simbolico in quel conflitto, che si giocava tra la cattolica Spagna e il protestante Impero Germanico caratterizzato dal Kulturkampf, la battaglia culturale contro la Chiesa Cattolica.
Come avvenne la mediazione? Il nunzio in Spagna Mariano Rampolla, il 22 agosto 1885, invia al segretario Jacobini un documento in cui affrontava per la prima volta la questione delle Isole Carolina, definita “questione gravissima di ordine internazionale per la occupazione delle isole Caroline compiutesi, a quanto pare, per opera della Germania”; paventando “un serio conflitto le cui conseguenze non è dato ancora prevedere”.
Da una parte, Rampolla aveva ben in mente la politica coloniale di Bismarck, e riteneva quello il motivo per cui si era impadronito con la forza delle isole, andando ad alterare una relazione di amicizia come la Spagna non si sarebbe mai aspettata, e questo faceva temere che le conseguenze non avrebbero solo riguardato le relazioni tra Spagna e Germania, ma anche l’alleanza della Spagna con la Francia.
In Spagna, la situazione ebbe un forte impatto sull’opinione pubblica, e ci furono anche violenze contro i tedeschi. Bismarck si trovò a dover cercare una exit strategy, considerando l’imminenza della Conferenza di Berlino che aveva il fine di chiarire le formalità che gli Stati avrebbero dovuto compiere perché fossero considerati effettivi i loro possedimenti nelle coste africane.
Rampolla – che divenne poi Segretario di Stato, e in futuro sarebbe stato Papa, se non fosse stato per il veto dell’imperatore di Austria Ungheria Francesco Giuseppe – si attivò. Fece sapere al Segretario di Stato che si sperava in una risposta diplomatica tedesca che non richiedesse la mediazione del Papa, ma che invece lui non si aspettava che il Cancelliere tedesco cedesse, e metteva in luce come Leone XIII dovesse ascoltare entrambe le parti in conflitto, e che per questo era necessario che la Santa Sede precisasse come prima cosa che gli spagnoli avevano occupato per primi l’isola di Yap, da cui le truppe tedesche si erano ritirate nel settembre 1885, e che gli spagnoli si erano scusati per gli insulti contro la legazione tedesca a Madrid.
Con questo chiarimento della Santa Sede, Leone XIII aveva un cammino spianato per proporsi come mediatore, con l’obiettivo – era l’idea di Rampolla – di salvare la sovranità spagnola nella Micronesia, ma anche portando gli spagnoli a concedere ai tedeschi libertà di commercio e un porto navale.
Leone XIII fece tesoro di tutte queste informazioni. La situazione della sovranità delle Isole Caroline e Palaos era stata determinata anche con pronunciamenti papali, per esempio con la bolla Inter Coetera del 3 maggio 1493 e l’altra con lo stesso titolo del 4 maggio del 1493, in cui si determinava la sovranità spagnola sulle regioni situate ad Est di una linea immaginaria tracciata a 100 leghe dalle isole Azzorre e di Capo Verde. Il 7 giugno 1494, il trattato ispano-portoghese di Tordesillas modificava le 100 leghe a 370 leghe – trattato approvato da Giulio II con la bolla Ea Quae Pro Bono del 24 gennaio 1506.
Ma si dovevano tenere in conto anche le conclusioni della Conferenza di Berlino del 1885, e la situazione del conflitto.
Rampolla mantenne sempre la posizione di appoggiare le richieste della Spagna, anche prima della richiesta della mediazione, che comunque fu richiesta da Bismarck. Mediazione che Rampolla caldeggia, sia per il prestigio che porta alla Santa Sede, sia per il beneficio internazionale su due fronti: l’Inghilterra avrebbe accettato ogni soluzione se accettata dalla Germania, ma, soprattutto, si sarebbe dato un colpo al Regno d’Italia che si era proposto come mediatore – e, al tempo, il Regno di Italia non era altro che un occupante per la Santa Sede.
Si preferì la forma della mediazione, e non dell’arbitrato, anche perché questo avrebbe portato ad una conferenza internazionale che sarebbe stata dannosa per la Spagna, di fronte alla potenza della Spagna.
Così, il 25 settembre 1885, Spagna e Germania ricevono una risposta verbale dalla Santa Sede in cui si comunica che Leone XIII si sarebbe impegnato totalmente alla risoluzione della questione delle Caroline, mentre il 22 ottobre seguente il Cardinale Jacobini consegnava agli ambasciatori spagnolo e tedesco la proposición emanata dal Papa Leone XIII in quanto mediatore nella contesa delle Caroline e delle Palaos tra la Spagna e la Germania.
La proposición, per la quale il Papa ricevette il ringraziamento del re di Spagna Alfonso XII, doveva essere ben calibrata nei toni, dovendo rispondere sia alla richiesta tedesca di ponderare la sua buona fede e le sue relazioni internazionali, e a quella spagnola di riconoscere tutti i diritti storici acquisiti.
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Ma cosa aveva portato alla crisi? Come sempre succede, pare sia stata soprattutto una coincidenza di questioni. I tedeschi avevano aspirazione di stabilire un protettorato sulle isole, gli spagnoli avevano invece mostrato chiaramente la loro sovranità di fronte a commercianti inglesi, tedeschi e nordamericani che lavorano nelle isole. C’era, insomma, un urto di interessi.
Nel laudo (la sua proposta di mediazione), Leone XIII non andava a discutere i vari argomenti presentati dalle parti in contesa, ma proponeva una possibile convergenza basata su due pilastri: la sovranità spagnola sulle Caroline e Palaos doveva essere riconosciuta, mentre la Germania doveva vedere garantita la libertà di commercio e pesca e il diritto di avere una stazione navale di carbone nell’isola di Yap, con condizioni giuridiche pari a quelle degli spagnoli.
Il laudo pontificio fu ratificato da un protocollo ispano-tedesco firmato a Roma il 17 dicembre del 1885.
(4- continua)