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Aperta la Porta Santa in San Giovanni in Laterano. Reina, la Porta Santa "un abbraccio che accoglie e che benedice"

Questa mattina l'apertura della Porta Santa nella Basilica di San Giovanni in Laterano.

L'apertura della Porta Santa in San Giovanni in Laterano | L'apertura della Porta Santa in San Giovanni in Laterano | Credit Vatican Media L'apertura della Porta Santa in San Giovanni in Laterano | L'apertura della Porta Santa in San Giovanni in Laterano | Credit Vatican Media

Un sole splendente illumina la Porta Santa di San Giovanni in Laterano, la terza Porta (dopo quella di San Pietro e del Carcere di Rebbibbia) ad essere aperta per quest’anno giubilare. Il Vicario Generale della Diocesi di Roma, il Cardinale Baldassarre Reina, è davanti alla porta di bronzo, visibilmente emozionato. Molte sono le persone che non sono riuscite ad entrare nella Basilica romana: si stimano circa 3000 persone. 

 

All’aprirsi, ecco un raggio di luce colpire il Cardinale di spalle: le due grandi, immense ante della Porta Santa di San Giovanni si aprono. E’ il Giubileo anche a San Giovanni in Laterano. La Liturgia di oggi è quella della Santa Famiglia di Nazareth: “Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti! L'anima mia anela e desidera gli atri del Signore. Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente”. Il canto si dispiega nella Basilica, accompagnato dal Coro della Diocesi di Roma guidato da Monsignor Marco Frisina. Il Vangelo è quello di Luca (Lc 2,41-52): “Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini”. Il Vangelo ci parla di una famiglia, della Santa Famiglia di Nazareth.

E proprio alla Famiglia sono dedicate molte pagine dell’omelia che il Cardinal Reina ha pronunciato. Si sofferma sulla “famiglia di Dio”. Parla del senso di essere tutti “figli di Dio” a cui siamo chiamati: “Essere figli di Dio è una realtà fondativa che ci introduce in una relazione viva e trasformante con il Padre. La fede si configura come un’esperienza profonda di relazione, che ci inserisce nella dinamica della figliolanza divina. Questa verità esige una continua riscoperta, un ritorno incessante alla sorgente dell’amore paterno di Dio, che illumina il senso autentico del nostro essere e del nostro agire”. Vede, poi, Reina, una “provvidenziale coincidenza” tra l’apertura della Porta Santa in San Giovanni e la lettura del Vangelo di oggi. 

 

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Ma a un altro Vangelo dedica molto spazio nella sua omelia: parla della parabola del “fgliol prodigo” del Vangelo secondo Luca al capitolo 15. “C’è un dettaglio di questa parabola - precisa Reina - che ci invita a contemplare nuovamente l’immagine della porta, quella stessa porta che abbiamo attraversato e continueremo a varcare lungo il corso di questo anno di grazia. Nel momento in cui il figlio si incammina per tornare, san Luca sottolinea con toccante precisione: «mentre era ancora lontano» (Lc 15,20). Qui si rivela un tratto straordinario del cuore paterno: il padre non solo attendeva, ma vegliava con speranza incrollabile e, nel vedere da lontano il figlio, sente in sé fremere le viscere di compassione. Non indugia, ma gli corre incontro, lo abbraccia e lo bacia con infinita tenerezza”. 

Il padre del figliol prodigo “vegliava con speranza incrollabile”: così fa Dio con noi, precisa Reina. Dio che ci attende “con le braccia spalancate” pronte ad accoglierci e benedire. Ed allora, l’invito, a ognuno dei presenti a “a varcare la Porta che conduce al cuore di Dio, immagine viva delle sue braccia spalancate per accoglierci. Entriamo con fiducia, gustiamo e contempliamo quanto è buono il Signore (Sal 34,9); e una volta sperimentata la gioia di questa appartenenza filiale, diventiamo instancabili seminatori di speranza e costruttori di fraternità”.