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Diplomazia pontificia, un bilancio del 2024

Solo 14 nunziature vacanti. Il lavoro per il multilaterale. Tutto quello che ha fatto la Santa Sede in un anno

Santa Sede | La bandiera della Santa Sede | Archivio ACI / EWTN Santa Sede | La bandiera della Santa Sede | Archivio ACI / EWTN

Restano solo 14 nazioni senza un nunzio apostolico, ma in un caso un solo “ambasciatore del Papa” andrà a coprire tre nazioni. L’anno diplomatico della Santa Sede ha visto proseguire il grande ricambio generazionale nelle nunziature, andando a riempire molti vuoti e – dato da non sottovalutare – anche la nunziatura in Venezuela, che è rimasta vacante per qualche anno.

Ma il ricambio generazionale ha riguardato anche gli ambasciatori residenti presso la Santa Sede, e arriveranno anche nuovi ambasciatori nel corso del prossimo anno – già annunciato Brian Burch come prossimo rappresentante degli Stati Uniti presso la Santa Sede.

Dal punto di vista diplomatico, la Santa Sede ha proseguito il lavoro per il ritorno dei prigionieri nel conflitto di Russia e Ucraina, e Papa Francesco ha anche lanciato un appello “tutti per tutti” all’urbi et orbi di Pasqua. È stato aperto un ufficio di liaison del Kosovo presso la Santa Sede, ufficio che non ha peso diplomatico, ma che alla fine ha un suo peso specifico, e il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha avuto due incontri con presidente e primo ministro del Kosovo partecipando all’assemblea generale delle Nazioni Unite nel settembre 2024.

Come detto, ci sono 14 nunziature vacanti: Bielorussia, Cile, Eritrea, Etiopia, Gibuti, Haiti, Iraq, Nicaragua, Niger, Somalia, Sudan, Vanuatu. Da segnalare che il Nicaragua non ha nunzio dall’espulsione dell’arcivescovo Waldemar Sommertag nel marzo 2022, cui ha fatto seguito l’espulsione di tutti i diplomatici vaticani (i quali sono ora a San Salvador, mentre la nunziatura è presa in custodia dall’ambasciata di Italia a Managua) e a condizioni sempre più critiche per la Chiesa Cattolica, perché sacerdoti e religiosi espulsi continuano ad aumentare.

Il focus diplomatico della Santa Sede si è concentrato sulla Terrasanta, dove continua il conflitto che è seguito agli attacchi di Hamas del 7 ottobre. Oltre alle richieste di cessate il fuoco costanti, alla ricerca di una soluzione negoziata, alla costante preoccupazione per la situazione a Gaza, la Santa Sede ha mantenuto occhi vigili sulla situazione in Libano, mentre nell’urbi et orbi di Natale Papa Francesco ha fatto una menzione interessante sulla situazione di Cipro. Il nord dell’isola è occupato da cinquanta anni, e si è costituito in uno Stato riconosciuto solo dalla Turchia. I nuovi equilibri geopolitici, con la Turchia sempre più presente, e la situazione in Terrasanta pone Cipro in una situazione complessa, che merita attenzione internazionale.

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Non è cessato nemmeno il costante impegno sul conflitto in Ucraina. Il cardinale Matteo Zuppi, inviato speciale del Papa, è tornato a Mosca, e anche il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha avuto un contatto con Mosca. L’impegno principale è quello del ritorno a casa che si trovano di là del confine ucraino.

Da notare anche la presenza del Papa al G7 che si è tenuto in Italia, a Borgo Egnazia, dove ha partecipato ad una sessione laterale per gli Stati membri parlando delle sfide dell’intelligenza artificiale. Papa Francesco non è stato invece al G20 di Rio de Janeiro, dove era stato invitato, e dove invece è stato il Cardinale Parolin, che ha portato un discorso del Papa, ha tenuto un intervento ed ha assistito al lancio dell’Alleanza per la Povertà voluta dal presidente Lula.

                                                           FOCUS NUNZIATURE

Tutti i nunzi nominati nel 2024

Il concistoro di quest’anno non ha portato in dote nuovi porporati ambasciatori del Papa, con l’eccezione del neo cardinale Angelo Acerbi, che ha però 99 anni e non voterà in un eventuale conclave. Sono stati diversi gli avvicendamenti nelle nunziature, e si è passati dalle 26 nunziature vacanti di inizio 2024 alle sole 14 (10, se consideriamo che una sede copre quattro nazioni) di fine 2024. A queste, va aggiunta la nunziatura presso l’Unione Europea, rimasta vacante non per avvicendamenti, ma per la morte improvvisa dell’arcivescovo Noël Treanor l’11 agosto

Ci sono quattro nunzi in carica che hanno superato l'età della pensione dei 75 anni. Due sono cardinali: Mario Zenari, nunzio in Siria, che ha 78 anni, e Christophe Pierre, nunzio negli Stati Uniti, anche lui di 78 anni. A loro si aggiungono l'arcivescovo Luigi Bonazzi, nunzio in Albania, che ha da poco superato i 75 anni, e poi il 76enne nunzio in Israele Adolfo Tito Yllana.

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Quali sono state le scelte del Papa per le altre nunziature?

Il 23 gennaio, Papa Francesco ha nominato l’arcivescovo Luís Miguel Muñoz Cárdaba come nunzio apostolico in Mozambico. Da allora, la nunziatura in Sudan è rimasta vacante, in una situazione complessa.

Il 25 gennaio, Papa Francesco ha inviato l’arcivescovo Francisco Escalante Molina come nunzio in Giappone, trasferendolo da un altro Paese in crisi, Haiti. Vale la pena ricordare che Papa Francesco ha menzionato sia il Sudan che Haiti nel suo messaggio di Natale.

Sempre il 25 gennaio, Papa Francesco ha trasferito Janus Urbanczyk dalla rappresentanza permanente presso l’OSCE a Vienna al posto di nunzio apostolico in Zimbabwe. Il suo posto è stato preso da monsignor Richard Gyhra.

Il 23 febbraio, Papa Francesco ha scelto l’arcivescovo Giampiero Gloder come nunzio apostolico in Romania e Moldova, trasferendolo da Cuba. L’1 marzo, invece, è stato scelto come nunzio in Papua Nuova Guinea monsignor Mauro Lalli, nunzio di prima nomina, che però non ha ancora potuto prendere servizio per ragioni di salute, e che ha successivamente aggiunto al suo portafoglio anche le Isole Salomone.

Il 2 marzo, Papa Francesco ha riempito la posizione di nunzio in Corea e Mongolia. Il nunzio precedente, l’arcivescovo Xuereb, oggi “ambasciatore del Papa” in Marocco, aveva terminato il suo incarico prima che il Papa visitasse la Mongolia. Il nuovo nunzio è l’arcivescovo Giovanni Gaspari, che guidava precedentemente la nunziatura di São Tomé e Príncipe.

L’11 marzo, l’arcivescovo Petar Rajič è stato scelto come nunzio apostolico in Italia. Per la seconda volta di fila, dopo lo svizzero Emil Tscherrig (creato cardinale nel concistoro 2023), Papa Francesco sceglie un non italiano alla guida dei delicati rapporti con l’Italia.

Il 16 aprile, l’arcivescovo Henryk Mieczysław Jagodziński è stato trasferito dalla guida della nunziatura in Ghana a quella della nunziatura in Africa e Lesotho, cui successivamente ha aggiunto anche Botswana, Namibia ed eSwatini.

Nello stesso giorno, l’arcivescovo Mitja Leskovar, nunzio in Iraq, è stato trasferito alla guida della nunziatura di Kinshasa in Repubblica Democratica del Congo.

Il 19 aprile, Papa Francesco ha aggiunto alle competenze del nunzio in Svizzera e Liechtenstein Martin Krebs quella di nunzio nel Principato di Monaco.

Il 14 maggio, Papa Francesco ha nominato l’arcivescovo Alberto Ortega Martin nunzio apostolico in Venezuela. Ortega Martin gode della fiducia del Papa, è stato prima nunzio in Iraq e poi nel Cile scosso dallo scandalo agli abusi, e ora va in una situazione molto complessa in Venezuela.

Il 14 maggio, però, è anche il giorno in cui il Papa ha scelto il primo nunzio residente in Sud Sudan, dove dal 2018 c’era un ufficio della Santa Sede, collegato alla nunziatura in Kenya. Da quest’anno, Juba ha un nunzio dedicato solo al Sud Sudan, e per lo scopo è stato scelto (e promosso) Séamus Patrick Horgan.

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Il 20 maggio, Papa Francesco ha inviato a Cuba l’arcivescovo Antoine Camilleri, che era stato fino al momento nunzio apostolico in Etiopia e Gibuti e Delegato Apostolico in Somalia, mentre il 24 giugno il Papa ha pescato fuori dal gruppo dei diplomatici per inviare l’arcivescovo Georg Gänswein, storico segretario di Benedetto XVI, come nunzio in Lituania, Lettonia ed Estonia.

Il 28 giugno, l’arcivescovo Ante Jozić è stato ufficializzato come nuovo nunzio apostolico in Georgia ed Armenia, mentre il 29 giugno è stato scelto il primo nunzio burkinabé, Julien Kaboré, inviato come ambasciatore del Papa in Ghana.

L’1 luglio, Kryspin Dubiel ha ricevuto la sua prima nomina come nunzio venendo inviato in Angola (che 15 giorni dopo ha ricevuto anche l’incarico per São Tomé e Príncipe), mentre il 9 luglio Papa Francesco ha inviato l’arcivescovo Mark Gerard Miles come nunzio in Costa Rica, trasferendolo dalla sede del Benin e del Togo.

Il 16 luglio, il Papa ha riempito la lunga vacanza della Nigeria inviando come nunzio apostolico a Lagos l’arcivescovo Michael Francis Crotty, che era nunzio in Burkina Faso e Niger.

Il 22 luglio, l’arcivescovo Christophe Zakhia el-Kassis ha visto aggiungersi al suo incarico di nunzio negli Emirati Arabi Uniti quello di nunzio apostolico nello Yemen e delegato apostolico nella Penisola arabica.

Il 27 luglio, l’arcivescovo Gábor Pintér è stato nominato nunzio in Nuova Zelanda, Era nunzio in Honduras, e prima ancora in Bielorussia, dove ha portato a termine la costruzione della nuova sede della nunziatura. Pintér ha poi ricevuto anche l’incarico di nunzio alle Fiji, mentre in Honduras, al suo posto, è andato un nunzio di prima nomina, Simón Bolívar Sánchez Carrión, di origine ecuadoregna.

                                                           FOCUS AMBASCIATORI

Tutti i nuovi ambasciatori del 2024

Durante il 2024, Papa Francesco ha ricevuto le lettere credenziali di 11 nuovi ambasciatori residenti presso la Santa Sede e quattordici ambasciatori non residenti.

Il 19 gennaio, ha presentato le sue credenziali Chloé Silvia Tilman Dindo, Ambasciatore di Timor Orientale, che poi il Papa ha visitato nel corso del 2024.

Il 16 febbraio, Luis Juan Chuquihuara Chil, Ambasciatore del Perù presso la Santa Sede, ha consegnato a Papa Francesco le sue lettere credenziali, mentre il 17 maggio è stata la volta di Boris Sahayan, ambasciatore di Armenia.

Il 31 maggio, Papa Francesco ha ricevuto Luis Pablo María Beltramino, ambasciatore di Argentina presso la Santa Sede, la cui nomina era stata annunciata dal presidente Milei durante la sua visita di inizio mandato a Papa Francesco.

L’8 giugno, Papa Francesco ha ricevuto le credeziali di un gruppo di sei ambasciatori non residenti: Mahlet Hailu Guadey, Ambasciatore della Repubblica Federale Democratica di Etiopia presso la Santa Sede; Macenje Mazoka, Ambasciatore dello Zambia presso la Santa Sede; Hassan Iddi Mwamweta, Ambasciatore della Repubblica Unita di Tanzania presso la Santa Sede; Annonciata Sendazirasa, Ambasciatore del Burundi presso la Santa Sede; Asma Naji Hussain Al – Amri,  Ambasciatore del Qatar presso la Santa Sede; Mohamed Tahya Teiss, Ambasciatore di Mauritania presso la Santa Sede.

Il 21 giugno, Joyce Napier, ambasciatore del Canada presso la Santa Sede, ha presentato le credenziali a Papa Francesco, mentre il 22 agosto è stata la volta di Juraj Pritupen, che rappresenta la Slovacchia presso la Santa Sede.

Papa Francesco ha ricevuto poi il 26 agosto le credenziali di Jorge Edmundo Uribe Pérez, Ambasciatore dell’Ecuador presso la Santa Sede, il 29 agosto quelle di Romina Elisabeth Taboada Tonina, Ambasciatore del Paraguay, e il 16 settembre quelle di Yaron Sideman, Ambasciatore di Israele presso la Santa Sede.

Il 3 ottobre, è stata la volta di Martin Selmayr, ambasciatore dell’Unione Europea presso la Santa Sede mentre, mentre l’8 novembre è stata da Papa Francesco il nuovo ambasciatore di Panama presso la Santa Sede, Delia Cárdenas Christie.

Infine, il 7 dicembre il Papa ha ricevuto le credenziali di un altro gruppo di ambasciatori non residenti: Shambhu Kumaran, che rappresenta l’India; Leena al-Hadid, ambasciatore di Giordania; Susanne Shine, ambasciatore di Danimarca; André Biever, ambasciatore del Granducato del Lussemburgo presso la Santa Sede; Esterline Gonçalves Genero, ambasciatore della Repubblica Democratica di São Tomé e Príncipe; James Ngango, ambasiatore del Rwanda; Vepa Hajiyev, ambasciatore del Turkmenistan; Rachid Bladehana, ambasciatore di Algeria; Betty Chebet Cherwon, ambasciatore del Kenya.

Il 14 dicembre, è terminata la lunga vacanza dell’ambasciata di Romania con la presentazione delle credenziali del nuovo ambasciatore George Gabriel Bologan.

Il 16 dicembre, ha presentato le credenziali Pavel Svoboda, ambasciatore della Repubblica Ceca, mentre il 19 dicembre ha cominciato ufficialmente la sua missione presso la Santa Sede Bruno van der Plujim, che rappresenta il Belgio.

                                                           FOCUS MULTILATERALE

La Santa Sede alle Nazioni Unite di New York

.La Santa Sede ha lo status di Osservatore Permanente presso le Nazioni Unite dal 1964. Non ha mai voluto lo status di Stato membro, nonostante questo fosse stato offerto più volte, per mantenere la propria libertà, evitare di votare (o non votare, che sarebbe comunque una presa di posizione) nelle risoluzioni sotto il Capo 7 della Carta ONU, che riguarda le dichiarazioni di guerra, e rimanere libera da qualunque politicizzazione.

Quest’anno, la Missione dell’Osservatore Permanente delle Nazioni Unite ha tenuto circa 57 interventi. Di questi, sei sono stati del Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, che ha partecipato all’apertura dell’Assemblea Generale 2024.

a Santa Sede alle Nazioni Unite di Ginevra

La missione di Ginevra è una missione di importanza centrale, perché non dedicata solo alle Nazioni Unite, ma anche all’UNCTAD, l’agenzia ONU per il Commercio; all’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, tema cruciale per Papa Francesco; e al WIPO, l’Organizzazione Internazionale per la Proprietà Intellettuale dove si gioca la partita difficilissima dei brevetti dei vaccini.

Quest'anno, la missione ha distribuito 29 interventi, ma ha anche organizzato due eventi di un certo peso: un servizio ecumenico in occasione della Giornata Mondiale della Pace, e un convegno per sostenere l’abolizione della maternità surrogata.

La missione della Santa Sede a Vienna

La missione della Santa Sede a Vienna è casa del Rappresentante Permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione per la Cooperazione e la Sicurezza in Europa (OSCE), che la Santa Sede contribuì a fondare partecipando attivamente ai negoziati per il trattato di Helsinki nel 1975 e facendo includere in questo trattato il tema della libertà religiosa.

Questi è anche il rappresentante della Santa Sede verso l’AIEA, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, di cui la Santa Sede è Paese fondatore.

Nel corso di quest’anno, la missione ha distribuito una decina di interventi.

La Missione della Santa Sede alla FAO

Osservatore Permanente alla FAO e alle altre agenzie delle Nazioni Unite per l’Agricoltura e l’Alimentazione è monsignor Fernando Chica Arellano, che non manca di sottolineare il problema della fame del mondo in diversi articoli per l’Osservatore Romano.

La rappresentanza della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa

La Santa Sede coopera con il Consiglio d’Europa dal 1962, e dal 7 marzo 1970 diventato Stato Osservatore. Al 2014, la Santa Sede aveva ratificato 6 convenzioni del Consiglio d’Europa e partecipato a diversi accordi parziali, sia come Stato membro che come Stato Osservatore.

La missione della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa a Strasburgo ha lo scopo di intrattenere un dialogo costruttivo con i 47 Paesi membri del Consiglio e i 5 Paesi osservatori, allo scopo di appoggiare tutte le iniziative che puntino a costruire una società democratica fondata sul rispetto della dignità dell’essere umano.

Tra le attività della missione della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa, quello di fare da trait d’union con MONEYVAL, il Comitato che valuta la trasparenza finanziaria dei Paesi che decidono di sottoporsi alla sua valutazioni. La Santa Sede è entrata nel processo MONEYVAL dal 2011, facendo una serie di progressi nell’attività finanziaria che sono stati certificati anche nell’ultimo rapporto sui progressi del dicembre 2017. L’ultimo rapporto MONEYVAL è stato pubblicato ad aprile 2021. Recentemente MONEYVAL ha accolto positivamente alcune riforme legislative della Santa Sede.

La missione della Santa Sede all’UNESCO

Sembra essere più silenziosa, la missione della Santa Sede all’UNESCO, l’agenzia ONU per la cultura. E durante quest’anno non sono stati diffusi interventi presso le assemblee dell’organizzazione, che vengono distribuiti con parsimonia.

Di certo, la Santa Sede ha seguito con particolare attenzione l’invio di una missione UNESCO in Turchia per verificare il cambiamento di status di Santa Sofia, così come il fallimento della missione UNESCO in Nagorno Karabakh, che ha visto l’opposizione degli azeri.

L’Osservatore della Santa Sede all’Organizzazione Mondiale del Turismo

In pochi sanno che la Santa Sede ha un Osservatore anche all’organizzazione mondiale del Turismo. Dal 1988, si sono succeduti 6 osservatori, e l’ultimo, ancora in carica, è monsignor Maurizio Bravi, nominato nel 2016.

                                                         FOCUS TRATTATI

Gli accordi della Santa Sede

Il 24 ottobre, alle 13 e 45, è stato firmato un accordo tra Santa Sede e Repubblica Ceca. Se l’accordo verrà ratificato, la Repubblica Ceca sarà il 65esimo Stato ad avere un accordo con la Santa Sede.

Per quanto riguarda accordi e concordati, si contano 261 accordi bilaterali della Santa Sede. Tra questi, alcuni sono modifiche di accordi, mentre altri sono accordi ancora in vigore. In tutto, secondo una relazione, ci sono 215 concordati e accordi tra la Santa Sede e 74 nazioni, e di questi 154 accordi sono stipulati con 24 nazioni europee.

Va segnalato, tra i trattati, quello che ha definito lo status di un rappresentante residente della Santa Sede in Vietnam. È un passo verso i pieni rapporti diplomatici.

                                                     FOCUS NEWS

Il nunzio in Israele convocato dal governo

A seguito dell’appello di Papa Francesco all’Angelus dello scorso 22 dicembre, il governo di Israele ha convocato l’arcivescovo Adolpho Tito Yllana, nunzio in Israele, per chiedere ragione della posizione del Papa.

Durante l’Angelus, Papa Francesco aveva notato che “erano stai bombardati dei bambini. Non è guerra, è crudeltà”. Pur evitando di ripetere l'accusa di crudeltà, ha descritto la situazione a Gaza come "estremamente grave" e ha chiesto un cessate il fuoco immediato.

Queste dichiarazioni hanno provocato una reazione da parte del portavoce del Ministero degli Esteri israeliano, Oren Mamorstein. Mamorstein ha accusato Francesco di aver "ignorato la crudeltà di Hamas".

Yllan è stato poi convocato dal ministero degli Esteri israeliani per un colloquio. In un libro pubblicato lo scorso dicembre, Papa Francesco aveva affermato che le accuse di genocidio a Gaza “devono essere attentamente indagate”.

Polonia, i media cattolici nel mirino

Lo scorso 5 dicembre, nel corso di una conferenza stampa al termine dell’incontro del primo ministro polacco Donald Tusk con la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, il prmo ministro ha attaccato direttamente padre Tadeusz Rydzyk, fondatore della stazione Radio Mariya, sottolineando che questi è “solo un uomo d’affari”.

Il vescovo Wiesław Mering, emerito di Włocławek, ha affermato che Tusk “mette tutto l’apparato statale contro padre Rydzyk, contro Radio Maryja e la Chiesa. Predicare la fede ed evangelizzare la Polonia è per lui un ‘affare sospetto’. Parla con disprezzo del padre direttore, omettendo che si tratta di un sacerdote”. E ha aggiunto:  “L'attacco al fondatore e direttore di Radio Maryja scatenato in coincidenza del 33° anniversario della fondazione dell’emittente è molto eloquente. Si sono verificati degli attacchi già durante il precedente governo di Donald Tusk: ora sono tornati con nuova forza. Ma chi sta dalla parte della verità, non deve avere paura”.

Il 13 dicembre la TVP 1 (tv nazionale, sotto il totale controllo del governo) ha trasmesso il programma "Il capolavoro di Rydzyk" che presenta falsamente le circostanze della fondazione del Museo “Memoria e Identità” dedicato a san Giovanni Paolo II a Torun. Contro le accuse del documentarie, è stata sporta denuncia al Consiglio Nazionale della Radio e della Televisione (KRRT).

Gli attacchi del governo hanno toccato anche la televisione Trwam e il quotidiano Nasz Dienik.

Su richiesta della Procura regionale di Rzeszów, gli agenti della CBA (Ufficio Centrale Anticorruzione) sono entrati la settimana scorsa nella sede della Fondazione Lux Veritatis, emittente Televisione Trwam, per ottenere i documenti riguardanti la cooperazione della Fondazione con il Ministero della Cultura e del Patrimonio Nazionale per la costruzione del Museo della Memoria e dell'Identità.

Il caso riguarda il procedimento contro l'ex ministro della Cultura Piotr Gliński che è accusato d’avere sovvenzionato la costruzione di tale Museo.