Città del Vaticano , martedì, 24. dicembre, 2024 20:15 (ACI Stampa).
Papa Francesco questa sera ha aperto la Porta Santa della Basilica di San Pietro dando così inizio al Giubileo 2025, dedicato alla speranza. Il Papa, rimanendo seduto sulla sedia a rotelle, ha pronunciato la formula di rito e poi ha aperto le due ante della Porta Santa e varcandone la soglia è entrato così nella Basilica Vaticana.
“Tra lo stupore dei poveri e il canto degli angeli – ha detto il Papa nell’omelia – il cielo si apre sulla terra: Dio si è fatto uno di noi per farci diventare come Lui, è disceso in mezzo a noi per rialzarci e riportarci nell’abbraccio del Padre. Questa è la nostra speranza. Dio è l’Emmanuele, è Dio-con-noi. L’infinitamente grande si è fatto piccolo; la luce divina è brillata fra le tenebre del mondo; la gloria del cielo si è affacciata sulla terra, nella piccolezza di un Bambino. E se Dio viene, anche quando il nostro cuore somiglia a una povera mangiatoia, allora possiamo dire: la speranza non è morta, la speranza è viva”.
“Con l’apertura della Porta Santa – ha aggiunto il Pontefice - abbiamo dato inizio a un nuovo Giubileo: ciascuno di noi può entrare nel mistero di questo annuncio di grazia. Questa è la notte in cui la porta della speranza si è spalancata sul mondo; questa è la notte in cui Dio dice a ciascuno: c’è speranza anche per te. Dio perdona tutto, Dio perdona sempre”.
Dobbiamo – sprona il Papa – “metterci in cammino con lo stupore dei pastori di Betlemme. Questa è l’indicazione per ritrovare la speranza perduta, rinnovarla dentro di noi, seminarla nelle desolazioni del nostro tempo e del nostro mondo: senza indugio. Ci sono tante desolazioni in questo tempo, ci sono le guerre… Non indugiare, non rallentare il passo, ma lasciarsi attirare dalla bella notizia. Senza indugio, andiamo a vedere il Signore che è nato per noi, con il cuore leggero e sveglio, pronto all’incontro, per essere capaci di tradurre la speranza nelle situazioni della nostra vita. Perché la speranza cristiana non è un lieto fine da attendere passivamente: è la promessa del Signore da accogliere qui e ora, in questa terra che soffre e che geme. Essa ci chiede di non indugiare, di non trascinarci nelle abitudini, di non sostare nelle mediocrità e nella pigrizia; ci chiede di sdegnarci per le cose che non vanno e avere il coraggio di cambiarle; ci chiede di farci pellegrini alla ricerca della verità, sognatori mai stanchi, donne e uomini che si lasciano inquietare dal sogno di Dio, il sogno di un mondo nuovo, dove regnano la pace e la giustizia”.
Guardando ai pastori il Papa chiede di imparare da loro perché “la speranza che nasce in questa notte non tollera l’indolenza del sedentario e la pigrizia di chi si è sistemato nelle proprie comodità; non ammette la falsa prudenza di chi non si sbilancia per paura di compromettersi e il calcolo di chi pensa solo a sé stesso; è incompatibile col quieto vivere di chi non alza la voce contro il male e contro le ingiustizie consumate sulla pelle dei più poveri. La speranza cristiana, mentre ci invita alla paziente attesa del Regno che germoglia e cresce, esige da noi l’audacia di anticipare oggi questa promessa, attraverso la nostra responsabilità e la nostra compassione”.