Ajaccio , domenica, 15. dicembre, 2024 12:13 (ACI Stampa).
Voglio dirvi “grazie perché ci siete, con la vostra vita donata; grazie per il vostro lavoro, per l’impegno quotidiano; grazie perché siete segno dell’amore misericordioso di Dio e testimoni del Vangelo. E dal grazie passo subito alla grazia di Dio, che è il fondamento della fede cristiana e di ogni forma di consacrazione nella Chiesa”. Lo ha detto il Papa parlando con i Vescovi, i Sacerdoti, i Diaconi, i Consacrati e le Consacrate e i Seminaristi nella Cattedrale di Ajaccio, secondo appuntamento della sua breve visita in Corsica. Al termine del discorso la recita dell’Angelus.
La povertà sacerdotale, nei numeri e nei mezzi, ha sottolineato Francesco “è una benedizione! Ci spoglia della pretesa di farcela da soli, ci insegna a considerare la missione cristiana come qualcosa che non dipende dalle forze umane, ma soprattutto dall’opera del Signore, che sempre lavora e agisce con il poco che possiamo offrirgli. Non dimentichiamo questo: al centro c’è il Signore. Non io al centro, ma Dio”.
“Un pericolo è la vanità, fare il pavone, è la vanità. E’ un brutto vizio. Il primato della grazia divina non significa – ha ammonito - che possiamo dormire sonni tranquilli senza assumerci le nostre responsabilità. Al contrario, dobbiamo sempre pensarci come collaboratori della grazia di Dio. Non dimenticatevi del Signore, è il nostro capo che lavora anche più di noi. Da parte mia, vorrei lasciarvi un duplice invito: avere cura di voi e prendervi cura degli altri”.
Circa il primo invito il Papa ha ricordato che “la vita sacerdotale o religiosa non è un sì che abbiamo pronunciato una volta per tutte. Non si vive di rendita con il Signore! Al contrario, ogni giorno va rinnovata la gioia dell’incontro con Lui, in ogni momento bisogna nuovamente ascoltare la sua voce e decidersi a seguirlo, anche nei momenti delle cadute. Un prete, una suora, un diacono che si trascura finirà anche per trascurare coloro che gli sono affidati. Per questo ci vuole una piccola regola di vita, che comprenda l’appuntamento quotidiano con la preghiera e l’Eucaristia, il dialogo con il Signore. E vorrei anche aggiungere: conservare qualche momento di solitudine”. Il Papa poi ha parlato della “fraternità. Impariamo a condividere non soltanto le fatiche e le sfide, ma anche la gioia e l’amicizia tra di noi. Una cosa brutta è trovare un prete con il cuore amareggiato, le lamentele… per favore fermatevi.”.
Circa il secondo aspetto, cioè avere cura degli altri, Francesco ha spiegato che “la missione che ciascuno di voi ha ricevuto ha sempre un solo scopo: portare Gesù agli altri, donare ai cuori la consolazione del Vangelo. Cuore aperto a tutti, senza fare distinzioni. Soprattutto incontrare le persone dove vivono e lavorano e perdonate sempre e tutto. Non fate troppe domande: ascoltare e perdonare. Non torturate la gente nel confessionale, sempre perdonare: il Signore ci ha dato l’esempio”.