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Associazione Italiana contro le Leucemie, il Papa: “Prossimità, è una delle qualità di Dio”

Il Papa ha ricevuto questa mattina in Aula Paolo VI l’Associazione Italiana contro le Leucemie Linfomi e Mieloma

Un’udienza in Aula Paolo VI |  | Daniel Ibanez / EWTN Un’udienza in Aula Paolo VI | | Daniel Ibanez / EWTN

Il Papa ha ricevuto questa mattina in Aula Paolo VI l’Associazione Italiana contro le Leucemie Linfomi e Mieloma.

Francesco li riceve per il 55° compleanno dell’Associazione. “Oltre a finanziare la ricerca per la cura delle leucemie, dei linfomi e del mieloma, e lo sviluppo di centri specializzati sul territorio, offrite accoglienza a pazienti e familiari, cure a domicilio e prossimità a tante persone con migliaia di volontari”, commenta Papa Francesco.

“Prossimità, non dimenticatevi questo. La vostra è una testimonianza di solidarietà e di vicinanza, ancora più importante in un mondo segnato dall’individualismo. Una volta mi hanno domandato qual è la caratteristica di una certa associazione troppo individualistica, e io ho detto: “La caratteristica non la conosco, ma so qual è il suo motto” – “Quale?” – “Io, me, con me e per me”. Al centro io, me, con me e per me. Questo è egoismo puro!”, commenta il Pontefice.

Il Pontefice consegna poi tre parole ai presenti. “La prima la prendo dal motto che avete scelto per questo incontro: “Insieme illuminiamo il futuro”. È la parola “illuminare”. Infatti la malattia spesso fa precipitare la persona e la sua famiglia nel buio del dolore e dell’angoscia, generando solitudine e chiusura”, continua il Pontefice.

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La malattia per il Papa “ a livello sociale, è spesso percepita come una sconfitta, qualcosa da nascondere, eliminare: si scartano i malati in nome dell’efficienza e della forza, si emargina la sofferenza perché fa paura e ostacola i progetti. In altre culture addirittura si eliminano i malati, si eliminano, e questo è brutto! Invece, è urgente rimettere al centro la persona malata, con la sua storia, le relazioni familiari, quelle amicali, quelle terapeutiche per trovare senso al dolore e dare risposta ai tanti “perché”. Anche quando tutto sembra perduto, è possibile sperare. Ma ci vuole qualcuno che porti un po’ di luce, una fiamma di speranza, con l’amicizia, la vicinanza e l’ascolto”.

Poi la parola dono. “Queste persone che portano un po’ di luce sono i “donatori”. La logica del dono è il principale antidoto alla cultura dello scarto. Ogni volta che si dona, la cultura dello scarto viene indebolita, anzi, annullata; e il consumismo, che apparentemente vorrebbe impossessarsi anche delle nostre vite, viene sconfitto da questa logica virtuosa. Il primo a donarsi è Dio stesso, nel suo amore creatore; è Gesù, nella sua Incarnazione. Tra pochi giorni sarà Natale: guardiamo a quel Bimbo donato al mondo perché tutti possiamo essere salvati. Traiamo forza dalla sua fragilità, conforto dal suo pianto, coraggio dalla sua tenerezza. Ecco di nuovo la parola tenerezza: non dimenticatela!”, commenta il Papa.

Infine la parola piazza. “La vostra Associazione è presente nelle piazze, con un’opera di diffusione capillare. È l’impegno di non restare chiusi nel proprio orticello a coltivare solo i propri interessi, ma di animare il territorio, di essere segno tangibile, presenza visibile, mai invadente. Nella piazza si manifesta la volontà di stare con la gente, di condividere il dolore, di essere buoni samaritani. Questo è un dono che fate a tutta la società. Siete visibili ma non per voi stessi, per le persone che ne hanno bisogno”, dice Francesco.

"Siete un tassello della costruzione di due speranze: speranza della cura, sempre, e speranza della terapia, nelle modalità più aggiornate”, commenta il Papa.