Città del Vaticano , sabato, 27. febbraio, 2016 15:15 (ACI Stampa).
Narcotraffico, situazione internazionale, lotta alla povertà. I temi in agenda erano noti. Ma il presidente argentino Mauricio Macrì sottolinea un dato che gli osservatori sudamericani ritengono fondamentale: “Abbiamo parlato della necessità di creare una cultura del lavoro”.
Dopo l’incontro con Papa Francesco, il presidente Macrì si reca nell’ambasciata argentino presso la Santa Sede per un “domande e risposte” con i giornalisti. Mezzora di dialogo serrato, senza filtro, con l’ambasciatore Rogelio Pfirter, da poco entrato in carica e subito alle prese con un incontro importante, che si mescola quasi tra i giornalisti sul lato. Il presidente ci tiene ad apparire istituzionale e freddo. Un modo anche di marcare la differenza con Cristina Kirchner, che ostentava familiarità con il Papa che era stato vescovo di Buenos Aires.
“Il Papa mi ha consigliato di andare avanti senza farmi influenzare”, dice Macrì ai giornalisti. E poi: “Ho detto al Papa che tutto il popolo di Argentina lo aspetta con gioia, e lui mi ha detto – queste sono state le sue parole – che ‘quest’anno non è possibile’, però ha lasciato aperta la porta per una evantuale visita il prossimo anno”.
Nessun accenno ai temi che pure avevano creato una frizione tra Macrì e l’allora cardinal Bergoglio quando il primo era arcivescovo di Buenos Aires, ovvero l’aborto e le unioni civili. Ma – sottolinea il presidente – “abbiamo parlato a lungo del problema del narcotraffico e della corruzione”.
E anche della costruzione dello Stato argentino. Uno Stato che “deve essere al servizio della gente”, e per questo uno degli obiettivi è quello di “migliorare l’educazione pubblica” e di sviluppare una “cultura del lavoro”.