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Santa Lucia, dalla calda Sicilia alla fredda Scandinavia

Tradizioni e canti per la santa siciliana: dalla Sicilia fino ad arrivare alla Scandinavia

Il Il "trenino di Santa Lucia" | Il "trenino di Santa Lucia" | Credit FB Nordiska Musikgymnasiet

Santa Lucia e Siracusa, un binomio inscindibile. Eppure la fama della santa della luce non è solo circoscritta alla terra siciliana: arriva perfino nei lontani e freddi paesi scandinavi. I santi vivono non solo "sul calendario", ma anche e soprattutto in tutte quelle tradizioni popolari che si tramandano di padre in figlio. Ma prima di “viaggiare” verso lidi così lontani, partiamo dalla nostra Italia, e più precisamente dal Nord che vede la santa siciliana protagonista di molte tradizioni popolari che tuttora vivono forti.

Nella data del 13 dicembre - che prima dell'introduzione del calendario gregoriano corrispondeva al solstizio d'inverno - era diffusa un'usanza: chi aveva avuto raccolti più abbondanti ne donava una parte a chi aveva avuto una stagione meno propizia. Un'altra famosa tradizione nasce a  Brescia: i bambini lasciano nella notte del 12 dicembre dei biscotti e del latte per Santa Lucia. Attendono che, con il suo fedele somarello, passi per le case della città, lasciando i doni ai bambini buoni. Anche nella terra d'origine di Santa Lucia non mancano antiche tradizioni: una di queste è legata al ricordo della fine della carestia del 1646. Si narra che proprio nel giorno dedicato alla Santa approdò a Palermo una nave carica di grano: la popolazione era affamata allo stremo e così il grano venne immediatamente bollito e condito solo con dell'olio per poterlo mangiare subito. Di qui la tradizione siciliana di non consumare farinacei per il13 dicembre.

Ma ora, cambiamo del tutto scenario: dalla calda e assolata Sicilia, trasferiamoci nelle fredde terre svedesi. Freddo, neve, qualche caminetto sbuffa. Nella buia notte del 12, ecco venir fuori dalle case alcune fanciulle recanti sul capo una corona d'alloro; solo una di loro porta sulla testa una corona di candele: è lei la “novella” Santa Lucia che si aggira tra le strade della città. Dietro lei, ci sono dei giovani con un cappello a punta: rappresentano i Re Magi alla ricerca del Bambino Gesù. Importante precisare un dato: la notte tra il 12 e il 13 dicembre è la notte più lunga dell'anno. Dunque, la tradizione vuole che le forze del male potrebbero avere maggiore tempo per agire sul mondo. A Santa Lucia, simbolo della Luce di Cristo, viene delagata la lotta contro queste forze dell'oscurità. La tradizione è del 1200 circa. E' in quest'epoca che Santa Lucia viene conosciuta in Scandinavia.

Vi è poi un passaggio storico importante: nel 1700 circa, l'immaginario pittorico nordico rappresentava Gesù Bambino con una corona di candele in testa. La Svezia adottò questa immagine, ma con una piccola variante: il Bambino Gesù venne sostituito con una ragazza vestita di bianco. La ragazza non poteva che essere, appunto, Santa Lucia. Nelle famiglie aristocratiche la figlia maggiore che indossava una veste bianca (a simboleggiare la purezza della santa) e con una cintura color rosso (simobolo del martirio), recava in testa una corona di candele (la luce di Cristo). Così vestita, doveva servire la colazione della mattina del 13 dicembre ai propri genitori. Passano i secoli, e così si arriva al 1927 quando un quotidiano di Stoccolma, lancerà il primo concorso per votare “La santa Lucia dell'anno”. Da quel momento in poi, la Svezia vivrà la tradizione - in ogni ufficio pubblico - di eleggere la propria Santa Lucia. 

Nelle città scandinave, inoltre, iniziò una particolare tradizione che ancora perdura: il cosiddetto “Luciatåg”, il trenino di Santa Lucia. Il “Luciatåg” non è altro che la processione di alcune ragazze (vestite con una candida veste) con le candele in mano e una corona sul capo colma di luci. Mentre passeggiano nella notte tra il 12 e il 13 cantano una canzone. Questi, i versi: “På havet skiner silverstjärnan,/ lugna är vågorna,/ Mild är vinden./ Kom tilt min lilla båt,/ Santa Lucia! Santa Lucia!”. Lette così queste parole possono dirci poco. E, invece, una volta tradotte, assumono ben altro suono: “Sul mare luccica l'astro d'argento, placida è l'onda, prospero è il vento. Venite all'agile, barchetta mia. Santa Lucia! Santa Lucia!”. Un suono assai familiare. 

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