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Papa Francesco propone tre azioni concrete per la pace nel 2025

Nel Messaggio per la Giornata mondiale della pace il Papa chiede di condonare il debito estero, eliminare la pena di morte e istituire un Fondo mondiale per sradicare la fame nel mondo

Il Cardinale Michael Czerny, SI, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale |  | Vatican Media Il Cardinale Michael Czerny, SI, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale | | Vatican Media

Nel 2025 la Chiesa Cattolica celebra il Giubileo, evento che riempie i cuori di speranza. E’ un evento che ci spinge a ricercare la giustizia liberante di Dio su tutta la terra”. Lo scrive il Papa nel messaggio per la 58/ma Giornata Mondiale della Pace, che si celebra il 1° gennaio 2025 sul tema “Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace”.

“Ciascuno di noi – è il monito di Francesco - deve sentirsi in qualche modo responsabile della devastazione a cui è sottoposta la nostra casa comune, a partire da quelle azioni che, anche solo indirettamente, alimentano i conflitti che stanno flagellando l’umanità. Si fomentano e si intrecciano, così, sfide sistemiche, distinte ma interconnesse, che affliggono il nostro pianeta. Mi riferisco, in particolare, alle disparità di ogni sorta, al trattamento disumano riservato alle persone migranti, al degrado ambientale, alla confusione colpevolmente generata dalla disinformazione, al rigetto di ogni tipo di dialogo, ai cospicui finanziamenti dell’industria militare. Sono tutti fattori di una concreta minaccia per l’esistenza dell’intera umanità. All’inizio di quest’anno, pertanto, vogliamo metterci in ascolto di questo grido dell’umanità per sentirci chiamati, tutti, insieme e personalmente, a rompere le catene dell’ingiustizia per proclamare la giustizia di Dio. Non potrà bastare qualche episodico atto di filantropia. Occorrono, invece, cambiamenti culturali e strutturali, perché avvenga anche un cambiamento duraturo”.

Papa Francesco ribadisce: “il debito estero è diventato uno strumento di controllo, attraverso il quale alcuni governi e istituzioni finanziarie private dei Paesi più ricchi non si fanno scrupolo di sfruttare in modo indiscriminato le risorse umane e naturali dei Paesi più poveri, pur di soddisfare le esigenze dei propri mercati. A ciò si aggiunga che diverse popolazioni, già gravate dal debito internazionale, si trovano costrette a portare anche il peso del debito ecologico dei Paesi più sviluppati. Il debito ecologico e il debito estero sono due facce di una stessa medaglia, di questa logica di sfruttamento, che culmina nella crisi del debito. Prendendo spunto da quest’anno giubilare, invito la comunità internazionale a intraprendere azioni di condono del debito estero, riconoscendo l’esistenza di un debito ecologico tra il Nord e il Sud del mondo. È un appello alla solidarietà, ma soprattutto alla giustizia”.

Ricordando il Padre nostro, il Papa sottolinea che “per rimettere un debito agli altri e dare loro speranza occorre che la propria vita sia piena di quella stessa speranza che giunge dalla misericordia di Dio. La speranza è sovrabbondante nella generosità, priva di calcoli, non fa i conti in tasca ai debitori, non si preoccupa del proprio guadagno, ma ha di mira solo uno scopo: rialzare chi è caduto, fasciare i cuori spezzati, liberare da ogni forma di schiavitù”.

Citando Giovanni Paolo II, Papa Francesco chiede “una consistente riduzione, se non proprio al totale condono, del debito internazionale, che pesa sul destino di molte Nazioni. Occorre lo sviluppo di una nuova architettura finanziaria, che porti alla creazione di una Carta finanziaria globale, fondata sulla solidarietà e sull’armonia tra i popoli”. Il Papa chiede poi “un impegno fermo a promuovere il rispetto della dignità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale, perché ogni persona possa amare la propria vita e guardare con speranza al futuro, desiderando lo sviluppo e la felicità per sé e per i propri figli. Senza speranza nella vita è difficile che sorga nel cuore dei più giovani il desiderio di generare altre vite”. Francesco lancia un appello per “l’eliminazione della pena di morte in tutte le Nazioni. Questo provvedimento, oltre a compromettere l’inviolabilità della vita, annienta ogni speranza umana di perdono e di rinnovamento”.

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Richiamandosi poi a Paolo VI e a Benedetto XVI, Papa Francesco rinnova l’appello “per le giovani generazioni, in questo tempo segnato dalle guerre: utilizziamo almeno una percentuale fissa del denaro impiegato negli armamenti per la costituzione di un Fondo mondiale che elimini definitivamente la fame e faciliti nei Paesi più poveri attività educative e volte a promuovere lo sviluppo sostenibile, contrastando il cambiamento climatico”.

“Quando mi spoglio dell’arma del credito e ridono la via della speranza a una sorella o a un fratello – conclude il Papa - contribuisco al ristabilimento della giustizia di Dio su questa terra e mi incammino con quella persona verso la meta della pace. Che il 2025 sia un anno in cui cresca la pace! Quella pace vera e duratura, che non si ferma ai cavilli dei contratti o ai tavoli dei compromessi umani. Cerchiamo la pace vera, che viene donata da Dio a un cuore disarmato: un cuore che non si impunta a calcolare ciò che è mio e ciò che è tuo; un cuore che scioglie l’egoismo nella prontezza ad andare incontro agli altri; un cuore che non esita a riconoscersi debitore nei confronti di Dio e per questo è pronto a rimettere i debiti che opprimono il prossimo; un cuore che supera lo sconforto per il futuro con la speranza che ogni persona è una risorsa per questo mondo. Il disarmo del cuore è un gesto che coinvolge tutti”.

Papa Francesco invita noi, l’intera famiglia umana, a disarmare i nostri cuori. Concretamente, egli propone tre gesti urgenti di distensione e di pace: condonare il debito estero, eliminare la pena di morte e istituire un Fondo mondiale per sradicare la fame nel mondo”, ha detto ha ribadito presentando il messaggio papale il Cardinale Michael Czerny, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.

“La realizzazione dell'uomo – ha aggiunto il porporato - si fonda sulla comunione con la Trinità. Quando le tante giustizie del mondo ci riempiono di orrore, quando siamo terrorizzati dal male insensato che gli esseri umani continuano a perpetrare, è bene ricordarci della salvezza che Cristo porta, è bene ricordare la potenza dello Spirito Santo che guida la storia verso il compimento della volontà del Padre. Così per rispondere alle tante brutture che caratterizzano il nostro tempo e deturpano il volto dell'umanità e della terra, fissiamo il nostro sguardo su Cristo, che è la nostra gioia e la nostra pace. Noi abbiamo bisogno di una conversione, di un costante rinnovamento della mente e del cuore. Il cristiano è una persona che ha speranza e che aspetta Cristo. Piuttosto che essere definito dal passato e dagli errori e dai peccati commessi, il cristiano desidera costantemente l'incontro con il Signore, sopportando con pazienza. La conversione è un percorso tracciato dall'amore”.