Città del Vaticano , sabato, 18. marzo, 2017 16:00 (ACI Stampa).
All’incrocio tra via Merulana e via Labicana, la sosta stazionale di oggi si ferma davanti ad una chiesa che oggi ha un elegante aspetto settecentesco. I corpi dei Santi Marcellino e Pietro, cui la chiesa è dedicata, non sono mai stati qui, ma sono custoditi nelle catacombe che portano il loro nome.
Le loro ossa furono trasportate nel IX secolo nell'abazzia di Saligenstad sul Meno in Ger mania da Eginardo consigliere ed amico di Carlo Magno. La chiesa attuale viene costruita nel XVIII secolo da Benedetto XIV, il Papa che fa ricostruire anche le facciate e logge di S. Maria Maggiore e S. Croce in Gerusalemme. La chiesa antica aveva una strana pianta irregolare che si conosce da alcune incisioni fatte poco prima della demolizione.
Durante la demolizione della vecchia chiesa nel XVIII secolo viene ritrovato un frammento di un’iscrizione con il nome di un Papa del IV secolo, Siricio, che forse è il fondatore della chiesa. Dalla fine del VI secolo viene menzionata con il nome dei due martiri della Via Labicana, sepolti nel cimitero dei SS. Marcellino e Pietro presso il Mausoleo di Elena. Ed è proprio nel VI secolo che la venerazione per i martiri delle catacombe romane si estende anche nella città dentro le mura, come testimoniano le chiese di S. Sisto e dei SS. Nereo ed Achilleo, vicine alle Terme di Caracalla e non lontane dalla chiesa urbana dei SS. Marcellino e Pietro.
L'esorcista Pietro e il presbitero Marcellino che nel 304 soffrirono il martirio sotto Domiziano e Massimiano, sono affrescati sopra l'altar maggiore dove l'ignoto pittore ha saputo infondervi una ventata di squisita spiritualità.