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Verso Papa Francesco in Corsica: “La pietà popolare, una preghiera del cuore fatta azione”

L’arcivescovo di Oristano Roberto Carboni terrà una relazione al convegno sulla pietà popolare in Corsica il prossimo 15 dicembre

Monsignor Roberto Carboni |  | Diocesi di Oristano Monsignor Roberto Carboni | | Diocesi di Oristano

La pietà popolare è quasi “una preghiera con il cuore fatta azione”, dove si trova tutto il rapporto con Dio, che si affianca alla “teologia e alla necessaria riflessione sul mistero di Cristo”. L’arcivescovo di Oristano e vescovo di Ales-Terralba Roberto Carboni lo sottolinea in una intervista con ACI Stampa, mentre si prepara ad essere tra i relatori del convegno “La religiosità popolare nel Mediterraneo”, che si terrà ad Ajaccio, in Corsica, dal 14 al 15 dicembre e sarà concluso da Papa Francesco. La religiosità popolare sarà dunque il centro del viaggio di Papa Francesco in Corsica. Ma perché la pietà popolare è un tema sempre attuale, soprattutto in Italia? Perché la Chiesa ne ha tanto bisogno?

Eccellenza, lei che ruolo avrà nel convegno in cui parteciperà anche Papa Francesco ? Ci può anticipare qualcosa su quello che dirà?

Il Cardinale François Xavier Bustillo, a cui mi lega una lunga conoscenza e amicizia, dato che apparteniamo alla stessa famiglia francescana conventuale, mi ha chiesto già da qualche mese di partecipare, con una relazione, al convegno sulla religiosità popolare nell’area del mediterraneo che stava organizzando ad Ajaccio. Ho accettato l’invito e solo in seguito si è anche concretizzata la disponibilità del Papa a visitare la Corsica e partecipare a quell’evento. La mia relazione non è quella di uno studioso della materia, ma attinge alla mia esperienza di vescovo che serve le due diocesi che gli sono state affidate dal Papa e si confronta quotidianamente con l’esperienza delle comunità cristiane (130 parrocchie) che esprimono la loro fede anche attraverso il canale della pietà popolare. La riflessione, oltre che dall’esperienza, è sostenuta e giustificata dalla letteratura che esiste sul tema. Nella prima parte della relazione indico le influenze precristiane, bizantine e spagnole sulla religiosità popolare in Sardegna, per poi approfondire come, dopo il Vaticano, II si è valorizzata questa espressione di fede, aggiornandola non tanto nei modi ma piuttosto nella formazione specialmente delle Confraternite che posson essere considerate le depositarie di tante tradizioni. Attraverso anche delle slides mostro i momenti salienti in cui la pietà popolare si esprime, specialmente la Settimana Santa, le feste della Vergine e dei Santi Patroni. Un accenno ai canti, in Sardegna i Gosos, sintesi teologica ed evangelica del messaggio dei Santi celebrati e infine un passaggio sull’uso della lingua sarda nella liturgia.

La religiosità popolare è davvero sentita in Italia. Espressione di fede che coinvolge tanti livelli…

Credo che molte regioni italiane se non tutte, forse con maggior accentuazione al Sud, esprimono la fede del popolo attraverso quella che chiamiamo pietà popolare ( termine più specifico di religiosità popolare, che appare indicare una realtà più ampia). I fedeli, che per molti motivi non hanno lo strumento di una teologia organizzata ( ma oggi molti  laici studiano teologia), manifesta in modo immediato, semplice ma profondo, la propria fede, l’adesione  a Cristo, la lode a Dio Padre Creatore, la fiducia nella Madre del Signore, attraverso gesti,  canti, preghiere. La pietà popolare coinvolge tutta la persona, nella sua corporeità oltre che nella sua espressione concettuale e verbale.

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Lei è Arcivescovo di Oristano. Quali sono le devozioni popolari più sentite in Sardegna?

Si io sono Arcivescovo di Oristano e vescovo di Ales- Terralba, ho dunque due diocesi vicine unite in persona episcopi da Papa Francesco. In queste due diocesi vi sono a volte manifestazioni specifiche e anche uniche nel loro genere nel manifestare la pietà popolare, oltre a quelle condivise per la Settimana Santa. Una fra tutte, di cui io parlerò nella mia relazione, è la “Corsa degli scalzi” che si tiene a Cabras ogni inizio di settembre. Circa 900 uomini a piedi scalzi, con una clamide bianca, corrono per sette chilometri portando in spalla il simulacro di Cristo Salvatore. Una esperienza di fede che davvero coinvolge il corpo (si suda, dolgono i piedi, si feriscono con le pietre..); è l’anima in una preghiera fatta azione e sudore.

Papa Francesco ha definito la pietà popolare , il “ sistema immunitario della Chiesa”, è d’accordo? Perché ?

Accanto alla teologia e alla necessaria riflessione sul Mistero di Cristo, sui fondamenti della fede cristiana, si pone la pietà popolare, non come alternativa o contrapposizione, ma piuttosto come un richiamare ad una espressione più partecipata di quello che si crede, riportandolo all’essenziale. Direi quasi una “preghiera del cuore” fatta azione, dove c’è tutto il rapporto con Dio.

Cosa si aspetta dopo il convegno in Corsica su questo tema? Quali sono gli obiettivi finali?

Sarà importante ascoltare le parole di Papa Francesco a conclusione del Convegno. Egli  è molto sensibile al tema della pietà popolare. Sarà un invito a tutti, vescovi, presbiteri e laici, a  valorizzare questo cammino di fede, ascoltando con attenzione quando si vive nelle comunità. Sarà anche un impegno di ulteriore formazione e evangelizzazione di quegli ambiti che hanno bisogno – lo dice anche il Concilio plenario Sardo – di essere purificati e chiariti.

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