Roma , mercoledì, 11. dicembre, 2024 14:00 (ACI Stampa).
La pietà popolare è quasi “una preghiera con il cuore fatta azione”, dove si trova tutto il rapporto con Dio, che si affianca alla “teologia e alla necessaria riflessione sul mistero di Cristo”. L’arcivescovo di Oristano e vescovo di Ales-Terralba Roberto Carboni lo sottolinea in una intervista con ACI Stampa, mentre si prepara ad essere tra i relatori del convegno “La religiosità popolare nel Mediterraneo”, che si terrà ad Ajaccio, in Corsica, dal 14 al 15 dicembre e sarà concluso da Papa Francesco. La religiosità popolare sarà dunque il centro del viaggio di Papa Francesco in Corsica. Ma perché la pietà popolare è un tema sempre attuale, soprattutto in Italia? Perché la Chiesa ne ha tanto bisogno?
Eccellenza, lei che ruolo avrà nel convegno in cui parteciperà anche Papa Francesco ? Ci può anticipare qualcosa su quello che dirà?
Il Cardinale François Xavier Bustillo, a cui mi lega una lunga conoscenza e amicizia, dato che apparteniamo alla stessa famiglia francescana conventuale, mi ha chiesto già da qualche mese di partecipare, con una relazione, al convegno sulla religiosità popolare nell’area del mediterraneo che stava organizzando ad Ajaccio. Ho accettato l’invito e solo in seguito si è anche concretizzata la disponibilità del Papa a visitare la Corsica e partecipare a quell’evento. La mia relazione non è quella di uno studioso della materia, ma attinge alla mia esperienza di vescovo che serve le due diocesi che gli sono state affidate dal Papa e si confronta quotidianamente con l’esperienza delle comunità cristiane (130 parrocchie) che esprimono la loro fede anche attraverso il canale della pietà popolare. La riflessione, oltre che dall’esperienza, è sostenuta e giustificata dalla letteratura che esiste sul tema. Nella prima parte della relazione indico le influenze precristiane, bizantine e spagnole sulla religiosità popolare in Sardegna, per poi approfondire come, dopo il Vaticano, II si è valorizzata questa espressione di fede, aggiornandola non tanto nei modi ma piuttosto nella formazione specialmente delle Confraternite che posson essere considerate le depositarie di tante tradizioni. Attraverso anche delle slides mostro i momenti salienti in cui la pietà popolare si esprime, specialmente la Settimana Santa, le feste della Vergine e dei Santi Patroni. Un accenno ai canti, in Sardegna i Gosos, sintesi teologica ed evangelica del messaggio dei Santi celebrati e infine un passaggio sull’uso della lingua sarda nella liturgia.
La religiosità popolare è davvero sentita in Italia. Espressione di fede che coinvolge tanti livelli…
Credo che molte regioni italiane se non tutte, forse con maggior accentuazione al Sud, esprimono la fede del popolo attraverso quella che chiamiamo pietà popolare ( termine più specifico di religiosità popolare, che appare indicare una realtà più ampia). I fedeli, che per molti motivi non hanno lo strumento di una teologia organizzata ( ma oggi molti laici studiano teologia), manifesta in modo immediato, semplice ma profondo, la propria fede, l’adesione a Cristo, la lode a Dio Padre Creatore, la fiducia nella Madre del Signore, attraverso gesti, canti, preghiere. La pietà popolare coinvolge tutta la persona, nella sua corporeità oltre che nella sua espressione concettuale e verbale.