Fedeli alla nostra missione redentrice ed alle radici evangeliche presenti nella Regola del nostro comune Padre San Giovanni de Matha, noi Trinitari vogliamo continuare ad esser portatori di solidarietà e comunione a favore delle vittime della persecuzione, delle torture e dell'oppressione: in questo specifico contesto e sempre nell'ambito del nostro Ordine si pone la struttura organizzativa denominata SIT (Solidarietà Internazionale Trinitaria) con sede centrale a Roma, presso la Curia Generalizia e sedi periferiche in tutti i Paesi ove sono presenti i Trinitari e le Trinitarie. Al SIT possono, inoltre, aderire associazioni ed organismi che ne condividono i principi e gli obiettivi, anche se appartenenti ad altre confessioni religiose. Lo scopo specifico del SIT è la sensibilizzazione sempre più incisiva rivolta ai perseguitati a causa della loro fede. Tutto ciò, attraverso programmi ed azioni concrete di liberazione e di accoglienza in quei Paesi ove maggiormente, ancora oggi, si manifestano tali inquietanti situazioni.
Soddisfatto di questo convegno che si è appena svolto?
Come Presidente del Sit e Trinitario, ovviamente, non posso che ritenermi contento, soddisfatto! In fondo era questo - quello di una giusta formazione sul tema della libertà religiosa - un impegno, un desiderio che da tempo era nel cuore del direttivo del Sit stesso. avevamo pensato, da tempo, di aprire una nuova porta, una nuova tappa per la formazione sul tema dei cristiani perseguitati e della libertà religiosa. Arrivare, dunque, all'incontro della Gregoriana è stato, per noi, un successo: una prima tappa di un cammino che ora si apre davanti a noi!
Qual è oggi la situazione dei cristiani perseguitati nel mondo?
Purtroppo, come lo stesso Pontefice più volte ha ricordato, l'annosa questione dei cristiani perseguitati cresce sempre più. I numeri ce lo dicono e destano, sinceramente, preoccupazione. Ma, allo stesso tempo, dobbiamo comunque pensare a un dato: proprio dove ci sono più perseguitati, riscontriamo altrettanti numeri maggiori di conversioni cristiane. Questo vuol dire che davvero “il sangue dei martiri” produce frutto nella Chiesa. C'è un collegamento fra Chiesa e martiri, fin dal suo sorgere. E questo dato ci deve far riflettere su quanto noi dobbiamo essere impegnati in questo campo.
Qual è l'impegno del Sit, oggi, per i cristiani perseguitati?
La nostra presenza sta crescendo in diversi paesi. Certo, come Ordine siamo una realtà piccola, non grandissima, ma grazie soprattutto al nostro impegno con le Chiese locali stiamo cercando di portare sempre più il nostro aiuto concreto a tutte quelle popolazioni che soffrono. E poi, c'è la preghiera che ci unisce tutti in un unico Dio. La nostra preghiera è incessante per loro: preghiamo affinché le loro sofferenze possano finire.
E il domani, Padre Serrano, come lo immagina?
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A muoverci è la speranza! Noi non vogliamo abituarci alla sofferenza dei cristiani perseguitati. Non vogliamo abituarci al martirio e la persecuzione: quello che possiamo fare, oggi, in un tempo così oscuro è quello di metterci accanto a loro per capire sempre meglio la loro speranza. Perché loro ci insegnano la speranza: non accettano passivamente il tutto, bensì lottano ancora di più per la fede. Loro sono coloro che ci insegnano con la loro testimonianza a credere a un Dio che dà speranza. Che è speranza.