“Il vostro Fondatore, di famiglia agiata, destinato probabilmente a una carriera ecclesiastica , questo termine mi fa schifo, dobbiamo mandarlo via , venuto a Roma con incarichi di un certo livello, non ha esitato a stravolgere programmi e prospettive della sua vita per dedicarsi ai ragazzi di strada incontrati in città”. Lo ha detto il Papa, stamane, ricevendo in udienza i i religiosi e le religiose della Famiglia Calasanziana, in occasione del 75° anniversario di fondazione.

“Non temete di avventurarvi - ha aggiunto Francesco - per rispondere ai bisogni dei poveri, in sentieri diversi da quelli già battuti nel passato, anche a costo di rivedere schemi e di ridimensionare aspettative. È in questo abbandono fiducioso che affondano le vostre radici, e rimanendo fedeli ad esse manterrete vivo il vostro carisma”.

“Insistere - ha spronato ancora il Pontefice - sulle relazioni normali, guardandosi negli occhi, e non sulle relazioni virtuali tramite i telefonini”.

E concludendo sulle Scuole Pie, Papa Francesco ha parlato della caratteristica "di insegnare ai giovani poveri, assieme alle verità della fede, anche le materie di istruzione generale, integrando formazione spirituale e intellettuale per preparare adulti maturi e capaci. È stata una scelta profetica a quei tempi, pienamente valida anche adesso. A me piace parlare di fare unità, nella persona, tra le tre intelligenze: quella della mente, quella del cuore e quella delle mani, perché si pensi ciò che si sente e si fa, si senta ciò che si pensa e si fa e si faccia ciò che si sente e si pensa. Oggi è molto urgente aiutare i ragazzi a fare questo tipo di sintesi, unità armonica delle tre intelligenze, a fare unità in sé stessi e con gli altri, in un mondo che li spinge invece sempre più nella direzione della frammentarietà nei sentimenti e nelle cognizioni e dell’individualismo nelle relazioni”.