La prefazione al volume XIII dell’Opera omnia è di Federico Lombardi S.J., già direttore della Sala Stampa della Santa Sede (2006-2016). È datata luglio 2016. "Essere “in dialogo con il proprio tempo”, per Joseph Ratzinger/ Benedetto XVI significa sempre anche cogliere l’occasione per rendere giustizia al compito della trasmissione e dell’annuncio della fede. La teologia non è limitata alla ristretta cerchia degli esperti, ma un aiuto per venire incontro, con prudenza e responsabilità, alle domande dell’uomo riguardo alla propria fede. I mezzi di comunicazione offrono alla Chiesa uno spazio che le consente di dialogare tempestivamente con il proprio tempo in modo competente e attuale. Il volume XIII dell’Opera omnia documenta in questo senso la responsabilità che l’Autore si è assunto per oltre cinque decenni".
Dunque arriva in italiano la parte E del XIII volume, con la prima intervista che è del 1968, poco dopo la pubblicazione del suo libro Introduzione al cristianesimo, e si va avanti negli anni soprattutto con interviste per i media tedeschi come quella del 1983 quando tre redattori del settimanale tedesco «Der Spiegel» fecero una lunga intervista al cardinale Joseph Ratzinger, dal titolo "Anche un nemico ha interessi legittimi". In essa gli interlocutori si confrontano approfonditamente su questioni di attualità politica in rapporto alla posizione assunta dalla Chiesa Cattolica e dalle Conferenze episcopali di Germania, Francia, Italia, Stati Uniti e dell’America Latina sullo stazionamento di missili nucleari e sul loro utilizzo.
C'è poi un teste dedicato all' Anno Santo per la Redenzione, e anche una intervista " Ad alta quota con il prefetto della fede" di Lucio Brunelli sui compiti della Congregazione per la dottrina della fede. Particolare attenzione è riservata in questo caso alle due Istruzioni, del 1984 e del 1986, sulla Teologia della liberazione e al tema delle Conferenze episcopali. L’intervista è apparsa nel mensile cattolico «30Giorni». E non è la sola per la rivista mensile di Comunione e Liberazione.
Si parla di catechismo, di dialogo ecumenico per il quale "Ratzinger esortava ad avere una «pazienza appassionata»" .
C'è poi il tema delle liturgia che il cardinale affronta nella intervista “L’altare fuori posto”, ma c'è anche il tema del dialogo con il mondo ebraico
Il 14 ottobre 1996, in occasione di un pellegrinaggio a Fatima, il cardinale Joseph Ratzinger si confrontò con la giornalista Aura Miguel dell’emittente Renascenza sul significato dei messaggi di Fatima. “Da gehen einem die Augen auf” [Allora a uno si aprono gli occhi]: è il titolo, e insieme la sintesi, della conversazione, per «Rheinischer Merkur», di Aldo Parmeggiani con Joseph Ratzinger nel 2002, in occasione del suo 75esimo compleanno. Si tratta di un estratto del programma, mandato in onda da Radio Vatikan, dal titolo “Joseph Ratzinger erzhlt aus seinem Leben” [Joseph Ratzinger racconta la sua vita]. Il giornalista conversa con il cardinale su verità, fede, sulla riformulazione della questione di Dio e sul senso autentico della Dichiarazione Dominus Iesus.
L’ultima intervista proposta dal volume XIII della Opera omnia è “Credere, anche oggi”, l’intervista di Renzo Giacomelli del 2004 per il settimanale cattolico «Famiglia Cristiana». L’intervista fu realizzata in occasione della pubblicazione del libro di Joseph Ratzinger "La comunione nella Chiesa". Al centro della conversazione la visione di Ratzinger riguardo ai concetti di comunione ed Eucaristia.
Personalmente mi manca una intervista, forse non teologicamente significativa, ma direi quasi profetica. Ed è quella che fece al Cardinale Ratzinger Giuseppe De Carli, indimenticato vaticanista, e pubblicata nel libro " Eminenza mi permette?" del 2004. Un periodo particolare della storia della Chiesa. Nella intervista il cardinale Prefetto parlava del lavoro di Curia dove si puntava ad alla "collaborazione tra centro e periferia", parlava delle nomine dei vescovi e alla maggiore partecipazione delle Conferenze episcopali, al dramma della pedofilia e commentava: "Una serie di malintesi derivanti dal Concilio aveva fatto pensare che sarebbe bastato identificarsi con i comportamenti del mondo e molti sacerdoti hanno perso l'ancoraggio alla comunione con Cristo". E diceva il cardinale a proposito del Popolo di Dio è un concetto che di per sé non indica una teologia del laicato, perché al Popolo di Dio appartengono anche i vescovi e i sacerdoti.
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