Etchmiadzin , lunedì, 18. novembre, 2024 12:30 (ACI Stampa).
Verranno dall’Armenia i testi per i sussidi della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani del 2026. Il comitato internazionale per i testi si è riunito dal 13 al 17 ottobre scorsi, per finalizzare testi e le preghiere del sussidio che sarà utilizzato nel 2026. I sussidi della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani 2025 sono invece stati affidati alla Comunità di Bose.
Nel 2026, dunque, la Settimana di Preghiera dell’Unità dei Cristiani punterà i riflettori sull’Armenia, Paese dove si sente a rischio l’eredità culturale cristiana specialmente nel Nagorno Karabakh, Artsakh nell’antico nome armeno, tornato ormai completamente sotto il controllo dell’Azerbaijan. Il lavoro ecumenico, dunque, si unisce ad un lavoro storico e culturale in quella che è la prima nazione cristiana, casa della Chiesa Apostolica Armena, una Chesa ortodossa orientale cosiddetta pre-calcedonica, che però è rimasta fuori dalla comunione con Roma più per delle incomprensioni che per delle vere differenze teologiche.
Il comitato internazionale per il sussidio si è riunito a Etchmiadzin, Santa Sede madre della Chiesa Apostolica Armena, dal 13 al 17 ottobre.
Il comitato è sponsorizzato congiuntamente dal Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e il Consiglio Ecumenico delle Chiese. I membri del comitato sono stati ospiti del Dipartimento per le relazioni interecclesiali della Chiesa Apostolica Armena, che ha redatto i materiali in collaborazione con le comunità cattoliche ed evangeliche locali.
La Cattedrale Madre di Etchmiadzin è stata riaperta il 28 e 29 settembre 2024, dopo anni di restauri, e alla riconsacrazione ha partecipato una delegazione vaticana guidata dal Cardinale Kurt Koch, che ha portato un messaggio di Papa Francesco. L’incontro del gruppo di redazione è arrivato proprio dopo la benedizione del Muron (olio santo) e questo – si legge in un comunicato del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani – ha “offerto al gruppo di redazione un’opportunità unica di riflettere e celebrare la comune fede cristiana, che continua a vivere e dare frutti nella chiese in Armenia oggi”.