Roma , giovedì, 14. novembre, 2024 16:00 (ACI Stampa).
Sembra così lontano dal nostro presente il tema del martirio e, invece, è assai più vicino di quanto si possa credere, pensare. E’ questo il dato più importante che emerge dalla tre giorni di studio che ha interessato il Dicastero della Causa dei Santi: tre giorni di dibattito, di interventi e di riflessione sulla tematica “Non c’è amore più grande. Martirio e offerta della vita”, convegno svoltosi all’Istituto Patristico Augustinianum a Roma), aperto lo scorso 11 novembre e ultimato ieri; e che ha avuto come “coronamento” l’udienza stamane con il Pontefice.
Ieri, le conclusioni del Cardinal Semeraro, Prefetto del Dicastero che ha sottolineato: “I martiri non sono stati e non sono degli eroi insensibili alla paura, all’angoscia, al panico, al terrore, al dolore fisico e psichico”. Inoltre, un altro dato ben evidenziato da Semeraro è stato quello che “il numero dei martiri cristiani non corrisponde affatto a quelli beatificati o canonizzati” e “c’è, al contrario, un intero, grande popolo di martiri”, anche perché “dai martiri germogliano cristiani, ma dai cristiani sbocciano i martiri”. Dunque, tanti sono i martiri “nascosti”, tantissimi quelli che “non fanno notizia” (per usare un termine giornalistico). Eppure di storie ce ne sarebbero tante da raccontare e da approfondire come quella di Albino Badinelli o di Vincent Robert Capodanno; o ancora come quella del missionario polacco Jan Czuba, ucciso dai ninja nella Repubblica Democratica del Congo dove operava; fino a giungere a Ignacio Echeverría De Imperial, giovane spagnolo ucciso a Londra il 3 giugno 2017 nell’attacco terroristico presso il London Bridge (la causa è appena cominciata, “alle primissime battute”, così ha riferito il Cardinal Semeraro).
Il convegno, allora, riesce a offrire lo spunto per riflettere e comprendere ancor di più cosa vogliano dire le parole “martirio”, “offerta della vita”: lemmi che, forse, troppe volte sono dimenticati o se ricordati inseriti un po’ a sproposito. La questione non è così leggera come sembra: perché ci sono “regole” ben precise per definire “martire” una persona che ha donato la propria vita (quell’ “amore più grande” a cui ha fatto riferimento il convegno).