Roma , martedì, 12. novembre, 2024 18:00 (ACI Stampa).
Dopo "Per un'altra strada" dove il protagonista era un Re Magio ora Mimmo Muolo, vaticanista di Avvenire e scrittore, si lancia nel mondo del giallo con il furto di una statuetta del Bambino Gesù da un presepe. Una fatto apparentemente insignificante nel mondo di oggi teatro di grandi drammi, ma che invece apre le porte di scenari immensi e profondi. Ribellarsi alla notte, per i tipi delle Edizioni Paoline, non è solo un libro, ma un passo in un progetto culturale. Ne abbiamo parlato con l'autore.
Il tuo secondo lavoro da romanziere dopo tanta saggistica vuole dire che serve più cultura cattolica nel mondo di oggi?
Direi che per lo meno serve essere più presenti nel dibattito culturale da cattolici. Senza complessi di inferiorità. Dopo secoli di quasi monopolio cattolico, almeno per quanto riguarda l'Italia (ma il fenomeno è comune a tutto l'Occidente, con alcune eccezioni), il '900 è stato caratterizzato dall'egemonia culturale marxista. Un'egemonia che nei primi decenni del 2000 è diventata via via radical chic, woke, politically correct. In base a questa ideologia, tutto ciò che è dichiaratamente cattolico è considerato di serie B o C. Per cui, nei salotti buoni della cultura assistiamo ogni giorno alla riedizione del confronto di San Paolo con i saggi dell'areopago di Atene: "Su questo ti ascolteremo un'altra volta". I cattolici servono solo come operatori del sociale. Cioè barellieri della storia. E molto spesso siamo noi stessi a farci relegare a questo ruolo. I romanzi e le altre grandi narrazioni (perché ci sono anche i film, le fiction, le canzonette, la pubblicità), sono ambiti in cui dirsi cattolici equivale a essere condannati una sorta di morte civile e culturale. E infatti proprio attraverso le grandi narrazioni sono passati in questi anni gli stili di vita, ormai maggioritari, che nulla hanno a che vedere con il Vangelo.
Ma non è forse anche un po' colpa degli scrittori cattolici essersi "nascosti" per paura di non entrare nella "cultura di massa"?
Forse la domanda dovrebbe essere: ci sono ancora gli scrittori cattolici? Anche quelli più vicini a noi e dal talento indiscutibile (cito per tutti Alessandro D'Avenia e Daniele Mencarelli) alla fine non sfuggono alla regola di cui sopra. Altrimenti i loro libri rimarrebbero nel cassetto. Il problema però va affrontato in una dimensione più ampia. Anche gli editori cattolici hanno le loro responsabilità. Per decenni la narrativa è stata quasi completamente bandita dai loro cataloghi. E solo negli ultimi tempi si notano timidi segnali di resipiscenza su questo versante. Perciò la scelta delle Edizioni Paoline di pubblicare quattro anni fa un libro come "Per un'altra strada - la leggenda del Quarto Magio" è da considerarsi estremamente coraggiosa. Abbiamo aperto un varco, in cui si inserisce anche "Ribellarsi alla notte ". Spero che le nostre case editrici tornino a pubblicare la narrativa. Ma non quella da educande. Non abbiamo bisogno di Liala del cattolicesimo, quanto di scrittori veri, di qualità, che si confrontino con i grandi temi dell'umano e del divino. Come nella loro epoca fecero Manzoni o Fogazzaro o Bacchelli. Un altro discorso meriterebbe poi la distribuzione.