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A quale notte si deve ribellare l'uomo di oggi ? La proposta nel romanzo di Mimmo Muolo

Un racconto giallo tutto natalizio che scuote l'animo dell'uomo che perde Dio

Mimmo Muolo |  | Edizioni Paoline/ FB Mimmo Muolo | | Edizioni Paoline/ FB

Dopo "Per un'altra strada" dove il protagonista era un Re Magio ora Mimmo Muolo, vaticanista di Avvenire e scrittore, si lancia nel mondo del giallo con il furto di una statuetta del Bambino Gesù da un presepe. Una fatto apparentemente insignificante nel mondo di oggi teatro di grandi drammi, ma che invece apre le porte di scenari immensi e profondi. Ribellarsi alla notte, per i tipi delle Edizioni Paoline, non è solo un libro, ma un passo in un progetto culturale. Ne abbiamo parlato con l'autore.

Il tuo secondo lavoro da romanziere dopo tanta saggistica vuole dire che serve più cultura cattolica nel mondo di oggi?

Direi che per lo meno serve essere più presenti nel dibattito culturale da cattolici. Senza complessi di inferiorità. Dopo secoli di quasi monopolio cattolico, almeno per quanto riguarda l'Italia (ma il fenomeno è comune a tutto l'Occidente, con alcune eccezioni), il '900 è stato caratterizzato dall'egemonia culturale marxista. Un'egemonia che nei primi decenni del 2000 è diventata via via radical chic, woke, politically correct. In base a questa ideologia, tutto ciò che è dichiaratamente cattolico è considerato di serie B o C. Per cui, nei salotti buoni della cultura assistiamo ogni giorno alla riedizione del confronto di San Paolo con i saggi dell'areopago di Atene: "Su questo ti ascolteremo un'altra volta". I cattolici servono solo come operatori del sociale. Cioè barellieri della storia. E molto spesso siamo noi stessi a farci relegare a questo ruolo. I romanzi e le altre  grandi narrazioni (perché ci sono anche i film, le fiction, le canzonette, la pubblicità), sono ambiti in cui dirsi cattolici equivale a essere condannati una sorta di morte civile e culturale. E infatti proprio attraverso le grandi narrazioni sono passati in questi anni gli stili di vita, ormai maggioritari, che nulla hanno a che vedere con il Vangelo.

Ma non è forse anche un po' colpa degli scrittori cattolici essersi "nascosti" per paura di non entrare nella "cultura di massa"?

Forse la domanda dovrebbe essere: ci sono ancora gli scrittori cattolici? Anche quelli più vicini a noi e dal talento indiscutibile (cito per tutti Alessandro D'Avenia e Daniele Mencarelli) alla fine non sfuggono alla regola di cui sopra. Altrimenti i loro libri rimarrebbero nel cassetto. Il problema però va affrontato in una dimensione più ampia. Anche gli editori cattolici hanno le loro responsabilità. Per decenni la narrativa è stata quasi completamente bandita dai loro cataloghi. E solo negli ultimi tempi si notano timidi segnali di resipiscenza su questo versante. Perciò la scelta delle Edizioni Paoline di pubblicare quattro anni fa un libro come "Per un'altra strada - la leggenda del Quarto Magio" è da considerarsi estremamente coraggiosa. Abbiamo aperto un varco, in cui si inserisce anche "Ribellarsi alla notte ". Spero che le nostre case editrici tornino a pubblicare la narrativa. Ma non quella da educande. Non abbiamo bisogno di Liala del cattolicesimo, quanto di scrittori veri, di qualità, che si confrontino con i grandi temi dell'umano e del divino. Come nella loro epoca fecero Manzoni o Fogazzaro o Bacchelli. Un altro discorso meriterebbe poi la distribuzione. 

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E facciamolo.

È un discorso forse ancora più difficile. Perché ormai nelle grandi librerie laiche (Feltrinelli, Mondadori e altri) i libri degli editori cattolici non entrano quasi più, e se entrano, vengono relegati negli scaffali più nascosti. Un libro come il mio non si trova in queste librerie, se non su prenotazione. E spesso non viene esposto neanche nelle librerie del circuito cattolico. Proprio perché in queste ultime non c'è l'abitudine di vendere la narrativa, ma solo la saggistica teologica, pastorale, devozionistica, catechetica. Con un pubblico sempre più di nicchia. L'handicap dunque è molto grande. Per fortuna c'è il passaparola dei lettori e l'apprezzamento della critica indipendente. 

I tuoi personaggi in questo secondo romanzo sono del tutto tuoi. Niente rete di protezione delle Sacre Scritture stavolta. Perché?

Perché ho sentito il bisogno di raccontare una vicenda di oggi, con personaggi di oggi, che potrebbero essere i nostri vicini di casa o noi stessi. Questo non significa che manchi del tutto il riferimento al Vangelo. C'è ma in una forma più mediata e comunque non per questo, o almeno spero, meno efficace. "Ribellarsi alla notte" è un libro che vuole stimolare una ricerca. Anche quella delle pagine di Vangelo, nascoste nelle pieghe della vicenda narrata.

La notte cui ribellarsi è il male, il peccato, ma anche lo sconforto e la solitudine. Quali sono i mali più oscuri nelle società di oggi?

Penso che il male più difficile da debellare sia oggi la mancanza di senso della vita, che si traduce in mancanza di orizzonti e di speranza. I personaggi di questo romanzo, tranne uno, sono tutti più o meno alle prese con questa situazione esistenziale. Guardiamo troppo alla dimensione orizzontale e abbiamo perso quella verticale, trascendente. Che invece è la dimensione del senso in una società dove si bada solo ai sensi.

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Una trama gialla supporta i ritratti di personaggi "comuni" che possiamo incontrare ogni giorno. Ti sei ispirato alla vita? Quanto di te c'è in ognuno di loro?

Sì, ma il giallo è solo la forma dell'acqua, il recipiente. Per questo romanzo mi sono ispirato alle vicende quotidiane. Ho guardato intorno a me e ho descritto. Non c'è , penso di poter dire, un personaggio che mi assomiglia. Ma c'è il cuore con cui ho cercato di rispettare tutti i personaggi. Anche quelli più "antipatici".

La prossima volta ti lancerai nel mare del racconto laico, senza riferimenti religiosi diretti?

Intanto penso a diffondere questo romanzo nel quale credo molto e che mi auguro possa avere larga diffusione. Ma nell'esergo ho inserito non a caso una citazione di Flannery O'Connor, straordinaria scrittrice americana: "Argomento della mia narrazione è l'azione della grazia in un territorio tenuto in gran parte dal diavolo". Considero queste parole come una dichiarazione d'intenti per il mio ulteriore percorso nella narrativa, sperando che possa proseguire. Quindi, al di là del soggetto di un eventuale prossimo romanzo, ciò che mi interessa è indagare l'azione della Provvidenza nella Storia. Questa azione è reale e forte più che mai anche oggi. Portarla alla luce e indicarla all'attenzione dei lettori mi sembra sia il miglior modo per superare anche la "poetica" del Dio-è-morto sulla quale, come dice il teologo artista Pierangelo Sequeri, abbiamo già riflettuto abbastanza.