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La Basilica di San Giovanni in Laterano: 1700 anni di arte, storia e fede

Un viaggio tra i tesori noti e meno noti della Basilica. La sequela dei nomi illustri dell'arte che vi hanno lavorato

La facciata della Basilica | La facciata della Basilica | Credit Arcibasilica Papale San Giovanni in Laterano La facciata della Basilica | La facciata della Basilica | Credit Arcibasilica Papale San Giovanni in Laterano

1700 anni e non li dimostra: la Bellezza non ha età, ed è proprio vero. Trionfante nella sua affascinante e sinuosa figura, la facciata della Basilica di San Giovanni ha sopra di essa una statua che campeggia, alta e trionfante. Sembra prendere tutta la scena: è il Cristo Salvatore. Ed è proprio a lui, nel IV secolo, che era stata dedicata. Poi, nei secoli seguenti, al nome di Cristo Salvatore furono aggiunti quelli di Giovanni Battista e Giovanni Evangelista: a questi Santi erano stati dedicati degli oratori presso il Laterano. E’ un gioello d’arte e di fede, la maestosa e austera Basilica romana.  Ricca e splendida d’oro e di marmi, a imitazione del palazzo dei Cesari: non a caso, fu chiamata “aurea”. 

 

Storia ricchissima, quella di San Giovanni in Laterano: di fede, di arte e storia. Basterebbe ricordare che vi fu battezzato Carlo Magno nella Pasqua del 774; e nel 1209, Papa Innocenzo III incontrò Francesco d’Assisi, venuto a Roma per chiedere l’approvazione della regola francescana. Inoltre, hanno soggiornato in questo luogo tutti i Pontefici per circa mille anni fino alla Cattività avignonese (1309-1376/77). 

 

La stessa sua struttura architettonica rappresenta un vero diadema nella Roma di tutti i secoli. Basterebbe volgere lo sguardo, una volta entrati nella Basilica, al soffitto a cassettoni disegnato da Pirro Ligorio e ornato da Daniele da Volterra. I nomi degli artisti che hanno lasciato la loro traccia nella Basilica sono tantissimi. Troviamo, ad esempio, l’enorme organo cinquecentesco di Luca Biagi decorato da Giovan Battista Montano. Di notevole pregio, il ciborio barocco impreziosito da pietre preziose, posto nel transetto sud. Sopra il ciborio si trova una stanza quasi sconosciuta. In questa vi è racchiuso il reliquiario della tavola dell’Ultima Cena. 

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Immenso e magnifico, di grande effetto è l’altare maggiore: fu Papa Leone XIII a far restaurare l’antica abside, distruggendo quella creata sotto il Pontificato di Niccolò IV alla fine del XIII secolo. Dietro ad esso, l’abside: trionfo di santi. Ciò che colpisce di più è l’enorme mosaico raffigurante la Vergine Maria, che presenta il committente Niccolò IV inginocchiato. Attorno ci sono: San Paolo, San Pietro, San Francesco d’Assisi, San Giovanni Battista, Sant’Antonio di Padova, San Giovanni Evangelista e Sant’Andrea. Dobbiamo a Jacopo Torriti e Jacopo da Camerino questa magnifica opera.

 

Le navate laterali sono espressione dell’arte architettonica del Borromini che riuscì ad elaborare una perfetta fusione tra monumenti funerari e l’alternarsi delle cappelle. Nella navata di destra, sono presenti: oltre a un affresco attribuito a Giotto, diverse cappelle come la Cappella Massimo, la Cappella Torlonia e la Cappella Casati con le tombe del cardinale lombardo Conte Casati (morto a Roma nel 1287), e del suo discendente Agostino Casati (1739-1820). Nella navata sinistra, una copia del gisant di Riccardo degli Annibaldi fu fatta da Arnolfo di Cambio nel 1276. In questa navata, la cappella Corsini ospita un’antica urna di porfido dal Pantheon, con le tombe di papa Clemente XII e altri membri della sua famiglia. Le decorazioni in stucco sono dello scultore Simone Martinez di Messina e di suo figlio Francesco. La Pietà in marmo collocata in questa cappella è opera di Antonio Montauti (1733).