Roma , venerdì, 8. novembre, 2024 9:00 (ACI Stampa).
Duns Scoto (di cui oggi ricorre la memoria liturgica) è passato alla storia della teologia e dell’Ordine francescano per le sue famose tesi in merito all’Immacolata Concezione, dogma che sarà poi solennemente proclamato da Papa Pio IX in quel famoso 8 dicembre 1854, a coronamento di una storia secolare di devozione popolare e dispute teologiche. La devozione popolare, il “soprannaturale sensus fidei”, venerava già Maria come madre “tutta pura” del Signore: questa, la base preliminare (definiamola così) di tutta la disputa riguardo all’Immacolata Concezione.
Prima di Scoto, la teologia già si divideva sul tema dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria. Fu proprio Giovanni Duns, detto Scoto, insigne teologo francescano vissuto nel XIII e XIV secolo, a diventare la “chiave di svolta” della “vexata quaestio”. Originario della Scozia, aveva studiato nella prestigiosa università di Parigi; professore di teologia in Inghilterra, Francia e Germania. Fu detto il “Dottore sottile” per la finezza del suo pensiero che, in ambito teologico, ebbe come punto focale il Primato universale di Cristo.
Per poter affermare l’Immacolata Concezione, Scoto dovrà superare l’obiezione che veniva posta dai teologi suoi contemporanei; obiezione che - tra l’altro - era stata avanzata da Sant’Agostino: la Redenzione di Cristo, per essere perfetta, deve essere universale, ma se un solo essere umano è stato preservato dal peccato originale, allora la Redenzione di Cristo non è perfetta. Pertanto, la dottrina del tempo riteneva che la Madonna fosse stata santificata mentre si trovava nel grembo di sua madre, oppure alla nascita. Per superare tale ostacolo, Duns Scoto elaborò un argomento che potrebbe definirsi “geniale”: la cosiddetta “teoria della redenzione preventiva o preservativa”, secondo la quale anche la Madonna era stata redenta da Gesù, ma con una redenzione preventiva, prima e fuori del tempo, in previsione dei meriti del suo Figlio divino.