Inauguriamo in verità non tanto una nuova sede per la PATH, ma realisticamente "una Sede per la Nuova PATH". È infatti "nuova" la PATH con i suoi tre nuovi volti. Il primo è il volto Accademico, di cui ho già parlato, continua la tradizione della “teologia come scienza”; si tratta della teologia che assume la “fatica del concetto” e pratica rigorosamente il suo metodo; la teologia corrisponde alla fede cristiana che è fede nel tempo umano culturalmente caratterizzato, perciò è chiamata a “rendere ragione della speranza cristiana” (1 Pt 3) davanti a tutte le questioni culturali emergenti in ogni tempo; la mediazione culturale della fede in ogni cultura è solo un momento del lavorio teologico, perché l’altro più difficile richiede di “interpretare la cultura a partire dalla fede” e questo comporta impegno e intelligenza critica;
Quale è il secondo volto?
È il volto Sapienziale, che sta idealmente “nel mezzo” il volto accademico e il volto solidale e costituisce il “cuore” della novità del cammino che con questa inaugurazione la PATH intraprende. È una teologia "che sa di carne e di popolo", realizzata in stile sapienziale. È un entrare nel "novum" dell'Incarnazione abitando, e toccando per nuove melodie e per nuove musiche, le "corde" degli archi tesi tra "meccaniche celesti" (il cielo stellato sopra di me") e "la tragicità dell'esistere nella carne" (la legge morale dentro di me), da cui veniamo distratti dalla cultura materialista, come dallo scientismo tecnocratico con la sua salvezza allucinante, asservito al progetto nichilista della post-human condition; Il beato Antonio Rosmini parla di carità intellettuale, come educazione delle coscienze alla conoscenza del vero Dio e della verità sull’uomo, sulla realtà, per animare la “carità reale” (la cura amorosa degli altri): la sintesi tra carità reale e carità intellettuale porta alla carità spirituale (morale, cioè ad un agire etico secondo il comandamento dell’amore di Gesù).
Parliamo infine del terzo volto…
È il volto Solidale, deriva proprio da una teologia come sapienza, sapore di vita, gusto di esistenza che si esprimerà attraverso “i cenacoli teologici” diffusi dappertutto: potrebbero essere immaginati come luoghi-tempi-modalità-microstrutture dinamiche di Chiesa in cui praticare una fede pensata, vivendo il pensare la fede, cioè la “carità intellettuale”. Non sono “salotti per intellettuali”, ma piccole comunità di base ecclesiali inclusive nelle quali si pratica l’indicazione conciliare di leggere tutto “sub luce Evangelii”. Tutto? Anche Dio? La sua Rivelazione? La sua Salvezza in Cristo? Il volto Solidale "dimostrerà" come la "fides quarens intellectum" si incarna nella "fides quae per caritatem operatur".
Come sarà la nuova PATH? Quali sono gli aspetti di riforma e quali sono i temi che andrà a trattare?
"Chi ha pensato il più profondo, ama l'assolutamente vivo". Questo verso di Hoelderlin stringe fortemente il rapporto tra "pensiero e vissuto". Quando il pensare è autentico non è mai astratto, coglie la vita, perché nasce "nella vita". Ha fatto bene Papa Francesco in Dilexit nos a citare M. Heidegger sull'inizio del pensare come prodotto dall'emozione: la scossa emotiva da "pelle d'oca" origina il pensiero profondo. Ad Theologiam promovendam è per la PATH questa "emozione da scossa" per generare un pensiero teologico all'altezza delle sfide culturali del tempo presente, "liquido" (secondo Bauman) "schiumoso" (secondo Sloterdijk). È una impresa che potremmo denominare come "Illuminismo cristico", al servizio di un "cristianesimo di luce" che vinca la cecità del mondo, come delineato nell'Omelia del Santo Padre a conclusione dell'ultima Assemblea del Sinodo dei vescovi sulla Sinodalità. Poiché nei cenacoli teologici si vivrà la teologia come sapienza, è chiaro che si procederà con una autocritica del cattolicesimo moderno – in tutte le sue sfaccettature- per verificare quanto sia ancora intriso di cristianesimo e “misurare” (è un discernimento sinodale mistico-spirituale) la sua consistenza cristiana, per la sua credibilità in avvenire. La riforma è poi visibile nel fatto che attraverso la figura dell’Interlocutore referente potranno essere aggregati alla PATH anche “non teologi”, e persino “non credenti”, per avviare processi di dialogo a tutto campo e creare come una alleanza tra pensanti, per resistere al degrado della barbarie dal volto umano piuttosto evidente in tanti fenomeni delle società opulente dell’ipermercato: ritessere l’umano dell’uomo è impresa che bisognerà fare “insieme”. Ovviamente grande importanza avrà l’inserimento di teologhe e di teologi non cattolici, per curare la dimensione ecumenica e interreligiosa, voluta dal Santo Padre.
Quale è il posto della teologia nel mondo di oggi? E, soprattutto, la teologia cosa ha da dire in un mondo secolarizzato?
La teologia deve recuperare il suo carattere pubblico e osare di più nell’investire energie e tempo, puntando ai problemi concreti (anche sociali e politici) della vita della gente. Il pensare la fede, nei cenacoli teologici, aiuterà il cammino comune di “ripensare il pensiero”, perché la fede cristiana non tollera il razionalismo e l’intellettualismo, benché si nutra di un esercizio alto della ragione critica (anche filosofica e scientifica) e nemmeno l’empirismo e il pragmatismo, benché sia ancorato al principio dell’incarnazione: sposa invece l’idea della sapienza che gli è più congeniale, cioè un pensiero che stringe insieme “scienza e virtù”, “conoscenza ed etica”, “sapere e agire morale”, “verità e carità”, in un circolo solido. Il cammino dei cenacoli sarà aiutato dal Magistero di Papa Francesco (da Lumen Fidei a Fratelli tutti) e si impegnerà a dare attuazione alla sua teologia popolare, nutrendo il metodo della comunicazione e del discernimento con l’utilizzo dei linguaggi della immaginazione artistica (musica pop, pittura, cinematografia in particolare, letteratura e poesia), per essere meno astrattati e più incarnati: per una “teologia che sa di carne e di popolo” e ritorni a parlare bene del Dio solo e sempre amore, e così animare, dal di dentro della conversione della fede a questo Dio-agape, l’opera della carità vera che ci porta in Paradiso. Il punto attrattore del cammino nei cenacoli è infatti escatologico: la risurrezione del “corpo che siamo” nella beatitudine eterna dell’amore di Dio in Dio. Da questa prospettiva, la teologia fa chiarezza (in modo molto realistico) sui grandi temi della giustizia, la solidarietà, la pace, l’economia, il diritto, l’ecologia e la politica, soprattutto il grande tema dell’amore.
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