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A Tolentino un convegno su francescani e Marco Polo: appunti di viaggio

"Appunti di viaggio: Marco Polo ed i Francescani in Oriente"

Il convegno |  | cortesia di Stefano Lucinato Il convegno | | cortesia di Stefano Lucinato

“In occasione del convegno di studi sulle figure di fra Tommaso da Tolentino e di padre Matteo
Ricci, come pure di Marco Polo nei suoi rapporti con i francescani il Sommo Pontefice è lieto di
rivolgere il cordiale saluto, esprimendo apprezzamento per l’iniziativa volta ad approfondire l’opera
missionaria e l’attività culturale di così illustri personaggi, amici e benefattori dell’Oriente, Sua
Santità auspica che il ricordo di questi protagonisti del loro tempo, attenti ai mutamenti sociali e
impegnati nel tessere rapporti tra la civiltà europea e quella asiatica riaffermi l’importanza del
dialogo tra popolazioni, tradizioni e religioni diverse nel rispetto reciproco, per costruire ponti fra
tutti gli uomini, così che ognuno possa trovare nell’altro non un nemico, non un concorrente, ma un
fratello da accogliere e da abbracciare. Con tali sentimenti il Santo Padre augura ogni buon esito ai
lavori congressuali ed invia agli organizzatori, ai relatori ed ai presenti tutti la benedizione
apostolica”.

Con questo messaggio augurale del segretario di stato vaticano, card. Pietro Parolin, a nome di papa Francesco, nei giorni 18 e 19 ottobre, in occasione del Centenario per i 700 anni della morte di
Marco Polo, con la partecipazione dell’Università ‘Ca’ Foscari’ di Venezia, della Pontificia
Università ‘Antonianum’ di Roma, del ‘Kyrgyz-Russian Slavic University’ della Repubblica del
Kyrghyzstan e dell’Università di Macerata, del ‘Comitato nazionale per le celebrazioni dei 700 anni
dalla morte di Marco Polo’, della Provincia Picena ‘San Giacomo della Marca dei Frati Minori’,
della Città di Venezia, della Regione Marche, del Comune di Tolentino e della diocesi di Macerata,
a Tolentino, nelle Marche si è svolto il convegno di studi internazionali, ‘Appunti di viaggio: Marco
Polo ed i Francescani in Oriente’, organizzato dal ‘Comitato per le celebrazioni in memoria del
beato Tommaso da Tolentino’ e da ‘BAP – Biblioteca Archivio Pinacoteca’ (Biblioteca storico-
francescana e picena ‘S. Giacomo della Marca’), con il sostegno del dal Sermit odv (Servizio
missionario Tolentino), che sostiene i missionari in Brasile, in India ed in Burundi, dell’ASSM
(Azienda Specializzata Settore Multiservizi) e delle ‘Terme Santa Lucia’ di Tolentino, a cui hanno
partecipato i professori Antonio Montefusco, Eugenio Burgio, Raissa de Gruttola, Samuela Simion,
Giuseppe Mascherpa, Pier Giorgio Borbone, Maela Carletti, Nadezhda Romanovna Khan, Lorenzo
Turchi, Alessio Mecella e Carlo Vurachi.

Al messaggio papale è seguito il video saluto del prefetto apostolico di Ulaanbaatar, in Mongolia,
card. Giorgio Marengo, che ha ringraziato gli organizzatori del convegno: “Ho la grazia di
trovarmi in queste terre raggiunte in antichità dal grande movimento evangelizzatore degli Ordini
mendicanti, soprattutto i francescani. Per me è un onore rappresentare l’ultimo ‘anello’ di una
catena di missione, di scambio culturale e di ponte tra culture, che ha visto certamente l’ordine
francescano in prima linea,in particolare fra Giovanni di Pian del Carpine, che per noi in Mongolia
è una figura molto conosciuta dai nostri fedeli cattolici. E’ stata provvidenziale la visita del Santo
Padre, accogliendo l’invito del presidente: erano trascorsi 777 anni dall’arrivo di fra Giovanni alla
corte degli imperatori mongoli; quindi questa storia di contatti con l’Occidente, favorita dai
francescani della ‘prima generazione’, ha potuto conoscere un momento di particolare intensità
proprio in occasione della visita del Santo Padre. Fra Giovanni del Pian del Carpine e fra Guglielmo
di Rubruck hanno contribuito in modo decisivo a far conoscere il mondo il mondo mongolo in
Occidente attraverso i loro appunti di viaggio e con la storia vissuta, che hanno potuto
testimoniare”.

Ed ha ricordato la presenza della Chiesa oggi in Mongolia, in ricerca delle proprie radici: “La
Chiesa è configurata come una prefettura apostolica e conta un esiguo numero di fedeli, tutti locali,
che in questi 32 anni, da quando sono state siglate le relazioni diplomatiche tra Santa Sede e
Mongolia, hanno scelto di aderire alla fede cattolica. Questa piccola comunità è molto interessata a
scoprire le proprie radici: il cristianesimo, nella forma nestoriana, era ben conosciuto in questa parte di mondo (i diari di fra Giovanni e di fra Guglielmo lo testimoniano); e ci fu un altro grande francescano, che lasciò un segno della storia della Chiesa in questa parte di mondo: fra Giovanni da Montecorvino, perché fu proprio nella Cina di Kubilai Khan, che il primo vescovo di Pechino prese a cuore la componente mongola dell’Impero, che allora era consistente. Quindi ricordiamo fra Giovanni da Montecorvino per il suo contributo alla traduzione della Bibbia in lingua mongola.

Oggi collaboriamo con la Società biblica mongola, che è un’istituzione evangelica per la traduzione
e la diffusione del testo biblico nelle lingue locali. Con la Società biblica mongola stiamo avviando
una collaborazione, che ci porterà in pochi anni alla traduzione dei libri deuterocanonici, in modo
che potremo avere in breve tempo la pienezza del testo biblico secondo il canone cattolico”.
Il convegno internazionale è stato anticipato, venerdì 18 ottobre, da un incontro con il direttore
dell’Agenzia Fides, Gianni Valente, che ha raccontato il Primum Concilium Sinense, svoltosi a
Shanghai nel 1924, inframmezzato da brani musicali del tenore fra Alessandro Giacomo
Brustenghi, ed i saluti del vescovo della diocesi di Macerata, mons. Nazzareno Marconi, del custode
del Sacro Convento di Assisi, fra Marco Moroni, ed il provinciale dei Frati Minori delle Marche, fra
Simone Giampieri.

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Iniziando l’incontro il direttore dell’Agenzia Fides ha raccontato la storia del Primum Concilium
Sinense: “A Shanghai, il 15 maggio 1924: nella cattedrale di sant’Ignazio di Loyola su mandato del
Vescovo di Roma si riuniscono vescovi, vicari generali, religiosi e sacerdoti, nati per lo più in Paesi
lontani e arrivati in terra cinese come missionari. Si riuniscono con il mandato di rilanciare la
missione della Chiesa in terra cinese, per favorire e accompagnare il fiorire di una Chiesa
autoctona, con Vescovi e sacerdoti cinesi a cui affidare la guida delle comunità locali. Questa è la
loro missione. Ma tra i 42 vescovi presenti, che guidano le comunità cattoliche in Cina, nessuno è
cinese. Sono francesi, italiani, statunitensi, olandesi e di altre nazioni occidentali”.

Però tra la Cina e la Chiesa, nei secoli, è sempre esistito un ‘filo rosso’: “Mi sembra di poter dire
che il filo rosso degli incontri positivi tra Cina e cristianesimo, unisce le esperienze dell’Antica
Chiesa d’Oriente, dei viaggiatori francescani e poi dei gesuiti. Quel filo rosso più volte interrotto, si
è sempre riannodato. Poteva essersi spezzato per sempre dopo il passaggio del Colonialismo. Il
cristianesimo poteva essere per sempre bollato in Cina come manifestazione religiosa di civiltà
ostili. Invece questo filo rosso intermittente, che coinvolge anche i viaggiatori francescani del
Trecento, è tornato a riannodarsi anche grazie al Concilio di Shanghai”.

Nel giorno successivo il convegno storico è stato aperto dal prof. Antonio Montefusco, docente
all’Università francese della Lorena, che ha raccontato i viaggi di Guglielmo di Rubruk e di
Odorico da Pordenone: “Il libro di Marco Polo possiede una componente che permette di porlo
accanto alla fascinosa letteratura di viaggio che era un tratto distintivo dell’impegno di scrittura dei
missionari francescani.

Pur dando un impatto potente sulla cartografia e sulle programmazioni geografiche, esso ha tratti
comuni con gli scritti dei missionari francescani del sec. XIII, quando l’azione missionaria dei
Francescani nello spazio mongolico si è dimostrata molto ampia. Hanno avuto notevole diffusione
la Historia Mongalorum, redatta negli anni 1245-47, dall’arcivescovo umbro Giovanni da Pian del
Carpine (1182-1252) e l’Itinerarium del francescano fiammingo Guglielmo di Rubruck (1220-93).
Vanno menzionati i beati francescani Tommaso da Tolentino (1260-1321) e Odorico da Pordenone
(1286-1331), Giovanni da Montecorvino (1247-1328), arcivescovo di Pechino dal 1307 alla morte,
avvenuta nel 1328, Giovanni de’ Marignolli (ca. 1290-1359).

Il viaggio di Guglielmo di Rubruck ha inizio nel 1253. Per due anni il frate fiammingo percorre i
territori dell’Asia Centrale, attraversa la regione del Volga e raggiunge Qara Qorum, la centrale del

potere mongolo del khan Sartaq. Sulla via del ritorno il monaco si ferma in Terrasanta dove, nel
1255, scrive l’Itinerarium: un resoconto ufficiale del viaggio in forma di lettera che possiede
indubbie qualità narrative”.

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Anche la narrazione di Odorico da Pordenone descrive il viaggio in Oriente con molta dovizia di
particolari: “Odorico da Pordenone, al ritorno dal suo viaggio in Oriente, iniziato nel 1318 con la
compagnia di fra’ Giacomo d’Irlanda, e completato con la permanenza a Pechino, avvenuta attorno
agli anni 1323-26, ebbe modo di dettare a Padova, nel 1330, al confratello Guglielmo da Solagna, la
‘Relatio de mirabilibus orientalium Tatarorum’. Questo racconto, pur restato a lungo in forma
manoscritta, fu tradotto in varie lingue vernacolari e divenne una delle più importanti fonti
medievali per la conoscenza dell’Estremo Oriente”.

Un punto di vista interessante, emerso nel convegno, riguardante il dialogo interreligioso è stato
offerto dalla prof.ssa Nadezhda Romanovna Khan, docente al ‘Kyrgyz-Russian Slavic University’
della Repubblica del Kyrghyzstan, che ha spiegato la sua presenza nel convegno sui francescani in
Oriente: “Sono stata invitata come ospite speciale per questo convegno di studi, presentando la mia
relazione su un progetto del dialogo interreligioso. In precedenza p. Lorenzo Turchi ed il prof.
Piergiorgio Borbone sono stati ospitati dalla mia Università ed ora sono venuta io in questa bel
teatro ‘Vaccaj’ per una conferenza. Il Kyrghyzstan è uno Stato dell’Asia centrale, che è stato anche
una tappa del viaggio di Marco Polo”.

In quale modo la conoscenza può trasformarsi in un dialogo interculturale?

“Il primo passo di un dialogo è la conoscenza, che si basa sullo studio e sull’educazione. Senza la
conoscenza non può esserci alcun dialogo. Io studio il fattore degli estremismi ed è lampante la
corrispondenza tra conoscenza e dialogo: senza conoscenza non esiste dialogo”.
Al termine a tutti i relatori è stata donata dal dott. Antonio Mercuri un’incisione raffigurante frate
Tommaso da Tolentino, realizzata dall’artista Ferdinando Piras.