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Partecipanti al terzo incontro di “Chiese ospedali da campo”, i consigli del Papa

Papa Francesco ha ricevuto i partecipanti al terzo incontro di “Chiese ospedali da campo”, in corso a Roma

Ai Partecipanti al III Encuentro de Iglesias Hospital de Campaña |  | Vatican Media / ACI Group Ai Partecipanti al III Encuentro de Iglesias Hospital de Campaña | | Vatican Media / ACI Group

Questa mattina, prima della Santa Messa in suffragio dei Cardinali e dei Vescovi defunti nel corso dell’anno 2024, Papa Francesco ha ricevuto i partecipanti al terzo incontro di “Chiese ospedali da campo”, in corso a Roma. I partecipanti di "Iglesias Hospital de Campaña" sono promossi dall’associazione Mensajeros de la Paz di padre Ángel García Rodríguez.

Il Papa ha tenuto un discorso in spagnolo e ha ricordato ai presenti tre cose fondamentali affinchè una Chiesa sia ospedale da campo: ovvero “annunciare Cristo”, “riparare le disuguaglianze” e “seminare speranza”. "Dobbiamo essere consapevoli che poche persone vengono in Chiesa, e “dobbiamo andare a cercarle”, dice il Papa a braccio.

"Anche andare a visitare, che è un'altra forma di accoglienza. E continuare a vedere in ognuno di loro - persone vulnerabili - e in quella vulnerabilità, il volto di Cristo. In questo modo, annunciano Cristo come colui che cammina sempre con loro, anche se in modo anonimo, perché è lui che per primo si è fatto povero", sottoline il Papa che mette al centro Cristo.

Sempre a braccio il Pontefice aggiunge: "A me fanno bene gli aneddoti di persone povere in Spagna, nel sud Italia, che annunciano Cristo come meglio possono in mezzo all'immigrazione musulmana, per esempio. E lo annunciano con i gesti, con l'accoglienza, con l'accompagnamento, con la promozione del migrante".

"Sottolineo i migranti perché in Italia come in Spagna è una delle realtà, non voglio dire un problema, una delle realtà, no? E, d'altra parte, ringraziamo il fatto che arrivino i migranti perché il livello di età che abbiamo è un po' scandaloso. Credo che l'età media in Italia sia di 46 anni. Non hanno figli. Oh, sì, hanno tutti un cane o un gatto, ma non hanno figli. E arrivano gli immigrati e, in un certo senso, sono i figli che non vogliamo avere. Pensateci un po'", commenta il Pontefice.

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Poi la guerra. "È vero che siete un po' audaci e osate, non tutti lo sono, ma quello che fate ispira gli altri, ispira tanto, i rifugiati, andare a cercarli, andare a trovarli, i soldati ucraini feriti in guerra. Seminare speranza per quelle persone, giusto? I rifugiati. La guerra è una cosa molto dura, molto dura. È una realtà che uccide, distrugge, prendersi cura di queste persone. Una cosa che vedo quando arrivano gruppi di bambini ucraini deportati qui: non sorridono. La guerra li ha privati del sorriso. Ecco perché tutto il lavoro che fate con i rifugiati è così importante", commenta il Papa.

"Sorelle, fratelli, vi ringrazio per la testimonianza di vita cristiana, diffondete la speranza, diffondete la misericordia, diffondete l'amore a tutte queste persone, e che anche loro, convinti di questa verità, si uniscano nel collaborare al servizio dei più poveri", conclude il Pontefice,