Pécs , lunedì, 4. novembre, 2024 14:00 (ACI Stampa).
La diocesi di Pécs, nel sud dell’Ungheria, ha più di mille anni. È una comunità che si è rafforzata nelle vicissitudini storiche, che vive profondamente il suo essere varia, che ha una vibrante vita culturale. Ed è lì che, nel novembre del 2020, è arrivato László Felföldi come vescovo.
Arrivato in un periodo difficile, mentre si cercava di uscire dal dramma della pandemia, il vescovo Felföldi ha cercato di dare alla comunità cattolica del Paese uno sguardo nuovo. Che, come tutti i nuovi sguardi della Chiesa, non può che avere solide radici nel passato. E lo racconta in questa intervista.
Lei guida una diocesi con più di mille anni di storia. Quali sono le difficoltà nel guidare una diocesi così antica?
Se guardi alle mura di Pécs hanno una storia molto profonda. Ma, in un mondo che cambia molto velocemente, la storia della Chiesa è sempre stata importante. E io credo che dovremmo tornare indietro, a rivivere la realtà della cristianità antica. Dobbiamo, è vero, guardare alle sfide che ci sono nelle parrocchie. Ma dobbiamo prima di tutto comprendere come vivere le gioie che vengono dal servire.
Sente che la Chiesa stia perdendo terreno nel mondo odierno?