Il documento traccia le condizioni di possibilità perché le comunità ecclesiali “siano più snelle, più missionarie e più accoglienti”. “Il tema del Cammino sinodale – spiega mons. Erio Castellucci, presidente del Comitato Nazionale del Sinodo, in uno dei video che accompagnano la preparazione dell’Assemblea – è l’orizzonte missionario nello stile della prossimità. Abbiamo vissuto tre anni di lavoro nelle diocesi attorno alla parola ‘missione’: non si tratta di ritoccare meccanismi interni, di rivedere spazi e tempi, ma di rispondere a ciò che ci viene chiesto dalla società. Siamo in una società pluralista, in un tempo particolare, usciti dalla pandemia che lascia ancora degli strascichi, in un momento in cui le persone perdono la speranza. Noi cristiani dobbiamo rispondere a chi ci domanda ragione dalla speranza che è in noi”.
Il cammino sinodale prosegue anche nelle diocesi del nostro Paese. Lo scorso 28 ottobre l’assemblea pastorale a Crema, “tappa conclusiva della fase ‘sapienziale’ che ci apre alla fase ‘profetica’”, ha detto il vescovo Daniele Gianotti. “Far ritrovare intorno allo stesso tavolo le componenti del popolo di Dio della nostra Chiesa e offrirgli l’occasione di riflettere insieme e condividere pensieri e orientamenti”, ha spiegato il presuleconvocando l’assemblea e evidenziando il “mettersi in ascolto comunitariamente delle istanze emerse dal cammino sapienziale dello scorso anno, con la consapevolezza di essere chiamati a prendere decisioni insieme, sui passi ulteriori da compiere. Indicare le traiettorie che ci sembrano possano aiutare le nostre comunità a vivere quella conversione missionaria alla quale Papa Francesco ci ha invitato più volte”.
“In questi tre anni abbiamo goduto dell’entusiasmo e della partecipazione convinta di molti laici, consacrati e presbiteri”, ha scritto in una lettera sul cammino sinodale l’arcivescovo di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, Gerardo Antonazzo secondo il quale si è cercato di “reagire ad una diffusa sensazione di sfiducia e di frustrazione, da addebitare probabilmente ad una logica perdente di rassegnazione e scoraggiamento di fronte all’incalzare di sfide complesse. È la tentazione del pensiero triste: ‘Tanto nulla potrà cambiare!’”. Per l’arcivescovo Antonazzo “non vogliamo ignorare o insabbiare fatiche e difficoltà. Piuttosto, dobbiamo lasciarci interpellare da provocazioni ineludibili le cui ricadute chiamano in causa il futuro della Chiesa sul nostro territorio: quale modello e qualità di comunità cristiana consegneremo alle prossime generazioni? Il fatto bruto è che la maggior parte delle persone non pensa che la proposta cristiana dell’esistenza sia vera, bella e autentica. Anzi, a molti sembra che il pensiero della Chiesa sia antiquato, inadeguato nella misura in cui è un insieme di risposte a domande che nessuno si pone più”.
“Non manchi mai la parola del Vangelo nel corso della vostra giornata, all’inizio di ogni incontro, di ogni attività”, è stato l’invito rivolto dall’arcivescovo Claudio Maniago, amministratore apostolico della diocesi di Crotone-Santa Severina evidenziando che questo “ci aiuterà a vivere in sincerità il cammino sinodale che il Santo Padre ci chiede di fare con fiducia e il Giubileo del 2025, vera occasione di Grazia che non possiamo vivere con superficialità”. L’esperienza sinodale continuerà nella diocesi “in vista di orientamenti comuni che ci aiuteranno a convertire la nostra pastorale, facendola sempre più missionaria e adeguata alle sfide del nostro tempo: da una chiesa clerocentrica a una chiesa ministeriale; da un insieme di parrocchie a una chiesa articolata sul territorio; da una chiesa cultuale a una chiesa battesimale che annuncia, celebra e testimonia la fede”.
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