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L'Angelus di Papa Francesco. Dio "aspetta e rispetta" la nostra risposta alla santità

Nella solennità di Tutti i Santi, l'Angelus del Papa

Papa Francesco | Papa Francesco | Credit Vatican Media Papa Francesco | Papa Francesco | Credit Vatican Media

Il cammino dei Santi ci mostra un cammino, "quello dell’amore, che Lui stesso ha percorso per primo facendosi uomo, e che per noi è ad un tempo dono di Dio e nostra risposta. È dono di Dio, perché, come dice San Paolo, è Lui che santifica. E per questo è prima di tutto al Signore che noi chiediamo di farci santi, di rendere il nostro cuore simile al suo", così Papa Francesco si è espresso ai fedeli riunuti in piazza San Pietro per la recita dell'Angelus di oggi, nella solennità di tutti i Santi. Cita, poi, il Beato (presto Santo) Carlo Acutis: "Con la sua grazia Lui ci guarisce e ci libera da tutto ciò che ci impedisce di amare come Lui ci ama (cfr Gv 13,34), così che in noi, come diceva il Beato Carlo Acutis, ci sia sempre «meno io per lasciare spazio a Dio»".

La chiamata universale alla santità aspetta solamente il nostro sì, dice Papa Francesco, "non ce la impone. La semina in noi, ce ne fa sentire il gusto e vedere la bellezza, ma poi aspetta e rispetta il nostro “sì”. Lascia a noi la libertà di seguire le sue buone ispirazioni, di lasciarci coinvolgere dai suoi progetti, di fare nostri i suoi sentimenti". Aspetta solo la nostra "risposta".

Cita i nomi di San Massimiliano Kolbe e di Santa Teresa di Calcutta, e poi di Sant'Oscar Romero: donne e uomini che sono stati "poveri, miti, misericordiosi, affamati e assetati di giustizia,
operatori di pace" (il riferimento è al Vangelo di oggi, quello delle Beatitudini). 

Il messaggio del Santo Padre si chiude sulle consuete domande che ci dovremmo sempre porre: "Io chiedo a Dio, nella preghiera, il dono di una vita santa? Mi lascio guidare dai buoni impulsi che il suo Spirito suscita in me? E mi impegno in prima persona a praticare le Beatitudini del Vangelo, negli ambienti in cui vivo?".

Dopo la recita della preghiera dell'Angelus il Papa ha espresso la sua "vicinanza al popolo del Tchad, alle famiglie delle vittime dell'attentato terroristico di alcuni giorni fa; come pure quanti sono stati colpiti dall'alluvioni". Il pensiero è ricolto alla penisola iberica, "specialmente della comunita valenciana". Infine, il perseverante ricordo della pace perché "la guerra è sempre una sconfitta": il Papa cita la "martoriata Ucraina" e poi "la Palestina, Israele, il Libano, il Myanmar, il Sud Sudan e per tutti i popoli che soffrono per le guerre". 

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