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IOR, il Cardinale Schoenborn presidente della Commissione Cardinalizia

Un nuovo presidente per la cosiddetta “banca vaticana”. Ma anche un nuovo cardinale membro e due nuovi esponenti del Consiglio di Sovrintendenza

IOR | La sede dello IOR, l'Istituto per le Opere di Religione | Vatican Media IOR | La sede dello IOR, l'Istituto per le Opere di Religione | Vatican Media

Il Cardinale Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna, è stato nominato presidente della Commissione Cardinalizia di Vigilanza dell’Istituto per le Opere di Religione. È una nomina che potrebbe sorprendere, considerando che il cardinale compirà 80 anni il prossimo 22 gennaio, e dunque dovrebbe lasciare tutti gli incarichi, incluso quello di arcivescovo di Vienna. Ma non sorprende se si guarda al presidente uscente, il Cardinale Santos Avril Y Castellò, che lascia dopo dieci anni di presidenza all’età di 89 anni.

Papa Francesco, dunque, sembra confermare “l’eccezione IOR”, dove vuole cardinali di sua fiducia per portare avanti un rinnovamento che, nel corso degli anni, ha messo fuori la Segreteria di Stato dalla commissione cardinalizia. Prima, infatti, presidente della commissione era sempre il Segretario di Stato vaticano, a testimoniare anche quel ruolo di coordinamento che aveva la Segreteria e il suo lavoro di raccordo e mutua collaborazione con tutti gli enti.

Papa Francesco, invece, ha voluto che il presidente non fosse il Segretario di Stato, anche se Parolin era rimasto nella Commissione. Poi, con le nuove nomine, il Segretario di Stato è del tutto scomparso. Non va dimenticato che il processo per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato nasce a seguito di una denuncia dello IOR proprio contro la Segreteria di Stato, dopo aver prima accettato e poi rifiutato di concedere una anticipazione di denaro che, tra l’altro, avrebbe potuto concedere nell’ambito delle sue prerogative e proprio in virtù del principio dell’aiuto istituzionale.

La nomina del Cardinale Schoenborn è parte di una più ampia transizione, che vede anche la nomina di due nuovi membri del Consiglio di Sovrintendenza, mentre resta saldamente al comando il presidente del Consiglio, Jean-Baptiste de Franssu, arrivato al decimo anno nell’incarico, al termine di un secondo mandato di cinque anni, e dunque probabilmente destinato ad essere sostituito presto. Anche se nulla, per ora, lascia presagire un cambio al vertice dell’Istituto.

Anche Schoenborn, come de Franssu, è entrato allo IOR nel 2014, e dunque, dopo dieci anni da membro della commissione, la va a presiedere. Uscito di scena il Cardinale Avril, entra il Cardinale Paul Emil Tscherrig, 77 anni, che da poco ha lasciato il suo ultimo incarico di nunzio in Italia e San Marino.

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Anche il Consiglio di Sovrintendeza vive un cambio della guardia, con l’uscita di scena di due membri del comitato, Mauricio Larrain, entrato nel 2014, e Scott Malpass, che è parte del board dal 2016. Il ruolo di vice presidente di Larrain spetta ora a Javier Marin Romano, che è nel Consiglio di Sovrintendenza dal 2016 ed è presidente del comitato Audit & Risk dell’Istituto da febbraio 2020. Da notare che, nella nota diffusa dall’Istituto delle Opere di Religione, si sottolinea che Marin Romano “ha svolto un ruolo di primo piano nel sostenere e guidare l’operato del direttore generale e del team esecutivo”.

I due membri che prendono il posto di Larrain e Malpass sono Bernard Brenninkmeijer e François Pauly. Il primo è membro di una famiglia fiamminga molto ricca, che ha una fondazione, Porticus, che finanzia molti progetti collegati alla Chiesa. Lo IOR comunica che Brenninkmejier “ha studiato negli Stati Uniti e maturato una vasta competenza in ambito finanziario, operando nel settore dell’asset management negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Svizzera”.

Pauly, lussemburghese, è descritto come detentore di “una brillante carriera in ambito finanziario durante la quale ha ricoperto diverse posizioni dirigenziali in Europa”.

Anche gli altri membri del Consiglio dovrebbero cambiare nei prossimi mesi.

Il Cardinale Schoenborn ha dichiarato la sua volontà nel proseguire nella riforma voluta da Papa Francesco, mentre de Franssu ha voluto salutare, oltre al Cardinale Avril, anche i membri del Consiglio di Sovrintendenza uscenti Larrain e Malpass, le cui – ha detto – “loro competenze professionali e la loro visione sono state fondamentali per rinnovare i processi organizzativi dello IOR, oltre che per sviluppare servizi alla clientela innovativi e costruire un processo di investimento etico e un approccio professionale alla gestione delle risorse umane”.

De Franssu ha descritto come “alquanto straordinari” i progressi dello IOR, e sottolinea che questo sia stato “confermato dall’ultima revisione del MONEYVAL, dal significativo incremento del numero di nuove relazioni di corrispondenza bancaria instaurate, dal fatto stesso di aver soddisfatto tutti i criteri per l’iscrizione all’Area Unica dei Pagamenti in Euro, SEPA, e dalla forte performance delle soluzioni di investimento dello IOR”.

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È una dichiarazione che va analizzata. La Santa Sede è entrata nell’area SEPA nel marzo 2019, mentre lo IOR ha soddisfatto i requisiti perché ci fossero i bonifici con l’IBAN vaticano solo a partire da ottobre dello stesso anno.

Per quanto riguarda MONEYVAL, la Santa Sede ha proseguito in un percorso avviato, in realtà, ben prima della nuova gestione. Il 28 maggio scorso, la Santa Sede ha ritoccato qualche punto della legge anti-riciclaggio, venendo incontro ad alcune delle raccomandazioni richieste dal comitato del Consiglio di Europa MONEYVAL, sotto la cui valutazione la Santa Sede si è sottoposta dall’inizio del percorso della legge antiriciclaggio.

I miglioramenti riguardano delle questioni tecniche, ovvero le questione della banche corrispondenti, i bonifici e la proprietà di trasparenza e benefici delle persone legali. Sono miglioramenti che derivano anche dal fatto che la Santa Sede è entrata nel sistema SEPA.

L’ultimo rapporto sui progressi su Santa Sede e Città del Vaticano era stato pubblicato nel giugno 2021, ed era un rapporto generalmente positivo e aveva proiettato la Santa Sede al sesto round della valutazione, una delle cinque nazioni al mondo arrivate così avanti nella valutazione.

Il rapporto aveva comunque luci ed ombre: attaccava fortemente la Santa Sede per aver ignorato la possibilità che i suoi dipendenti possano abusare dei loro uffici del sistema finanziario vaticano per il loro profitto; sottolineava il rischio di conflitti di interesse per promotori di giustizia e giudici del Tribunale vaticano, perché non lavorano a tempo pieno per la Santa Sede; criticava lo stesso promotore di Giustizia per il modo in cui sono state eseguite le indagini sull’ormai famoso caso dell’investimento di Londra della Segreteria di Stato. Tema sul quale il rapporto dà anche una notizia: che il processo sui sospettati dovrebbe aver luogo nell’estate 2021.

Per quanto riguarda, invece, le performance finanziarie, sappiamo che lo IOR ha una politica di investimenti delineate dal documento Mensuram Bonam, e non segue i criteri di inversione etica più conosciuti, i cosiddetti ESG (ambientali, sociali e governance), perché, come sottolineato da de Franssu in una conferenza del Foro Omnes nel giugno 2024, questi criteri “in realtà si sono convertiti in un mezzo politico per la trasformazione della società in questioni come il gender o altre relazioni. Da questo punto di vista, non sono coerenti con i principi cristiani, e lo IOR si distanzia da loro”.

L’ultimo rapporto dello IOR metteva in luce un aumento degli utili netti, arrivati a 30,6 milioni di euro. Di questi, 13, 6 milioni sono stati distribuiti in opere di religione e di carità, mentre 3,2 milioni sono stati devoluti per diverse opere benefiche.

profitti rappresentano un sensibile miglioramento rispetto ai 29,6 milioni di euro di utili del 2022. Tuttavia, una comparazione di cifre è necessaria: si va, infatti, dall’utile di 86,6 milioni dichiarato per il 2012 – che quadruplicava gli utili dell’anno precedente – ai 66,9 milioni del rapporto 2013, ai 69,3 milioni del rapporto 2014, ai 16,1 milioni del rapporto 2015, ai 33 milioni del rapporto 2016 e ai 31,9 milioni del rapporto 2017, per arrivare ai 17,5 milioni di euro del 2018.

Il rapporto 2019 invece quantificava gli utili in 38 milioni, attribuiti anche al mercato favorevole. Nel 2020, anno della crisi del COVID, l’utile era stato leggermente inferiore, di 36,4 milioni di euro. Ma nel primo anno post-pandemia, un 2021 ancora non colpito dalla guerra in Ucraina, si torna a un trend negativo, con un profitto di soli 18,1 milioni di euro, e solo nel 2022 si tornava alla soglia dei 30 milioni, sebbene probabilmente con un impatto dato dai 17,2 milioni sequestrati all’ex presidente Angelo Caloia e Gabriele Liuzzo, che dovevano rispondere per peculato ed autoriciclaggio commessi in relazione al processo di smobilizzazione dell’ingente patrimonio immobiliare posseduto dall’Istituto e dalle sue società controllate, SGIR e LE PALME. le cui condanne per erano diventate definitive nel luglio 2022.

Gli utili effettivi potrebbero essere molto inferiori, come lo erano all’inizio del decennio, quando in alcune circostanze lo IOR pescò 50 milioni da un suo fondo da donare al Papa.