Morelia , mercoledì, 17. febbraio, 2016 0:10 (ACI Stampa).
La visita alla Cattedrale di Morelia si è aperta con l’omaggio di Papa Francesco al Beato Josè Sanchez del Rio ucciso nel febbraio 1928 a 14 anni durante la persecuzione dei “cristeros”. Il Papa a breve lo canonizzerà. Davanti ai tanti ragazzi che affollavano la Cattedrale Francesco ha improvvisato un breve discorso a braccio. “Grazie per la visita – ha detto il Pontefice – chiederò a Gesù che vi faccia crescere con molto amore come lo ha avuto Lui, per essere cristiani seriamente, per adempiere il comandamento che ci ha dato: amare Dio e il prossimo come Lui ci ha chiamati. Chiediamo alla Vergine che ci benedica. Se avete litigato con qualcuno chiediamo che la Madonna lo custodisca, la vita non è bella con i nemici. Pensiamo alla famiglia, agli amici e ai nemici e a tutte le persone che ci aiutano. Tutti coloro che ci aiutano a crescere, una speciale benedizione per i papà, le mamme e i nonni”.
Lasciata la Cattedrale il Papa ha raggiunto lo stadio per l’incontro con i giovani.
Accolto da migliaia di ragazzi festanti, tra canti e balli locali, il Pontefice – dopo aver ascoltato le testimonianze di alcuni giovani – il Papa ha parlato alternando il discorso scritto a numerose aggiunte a braccio.
“Conoscevo le vostre inquietudini – ha esordito Francesco – e ho constatato in quello stesso momento qualcosa che intuivo da tempo: la vitalità, l’allegria, lo spirito festoso del Popolo messicano. Adesso, dopo avervi ascoltato, ma specialmente dopo avervi visto, constato nuovamente un’altra certezza, una cosa che ho detto al Presidente della Nazione nel mio primo saluto. Uno dei tesori più grandi di questa terra messicana ha il volto giovane, sono i suoi giovani. Sì, siete voi la ricchezza di questa terra. E non ho detto la speranza di questa terra, ho detto: la ricchezza. La montagna può avere minerali molto ricchi che serviranno per il progresso, ma questa ricchezza occorre trasformarla in speranza come fanno i minatori. Voi siete ricchezza: occorre trasformarla in speranza. Avete lanciato una sfida e dato una traccia sulla speranza quando parlavate di difficoltà: non si può vivere la speranza, sentire il domani se prima non si riesce a stimarsi, se non si riesce a sentire che la propria vita, le proprie mani, la propria storia hanno un valore. Se non sento questo la speranza non potrà entrare nel mio cuore”.
“ La speranza – ha proseguito il Papa – nasce quando si può sperimentare che non tutto è perduto, e per questo è necessario l’esercizio di cominciare da casa, cominciare da sé stessi. Non tutto è perduto. Non sono perduto, valgo e valgo molto. E’ vero che non tutto è perduto? Io sono perduto? Io valgo? Valgo poco? O molto? La principale minaccia alla speranza sono i discorsi che ti svalutano, che ti fanno sentire di seconda classe e alla fine ti senti col cuore triste. La principale minaccia alla speranza è quando senti che a nessuno importa di te o che sei lasciato in disparte, questa è una grande difficoltà per la speranza: quando ti fanno sentire che non importi a nessuno e questo succede, e questo uccide, questo ci annienta e apre la porta a tanto dolore. La principale minaccia alla speranza è farti credere che cominci a valere quando ti mascheri di vestiti, marche, dell’ultimo grido della moda, o quando diventi prestigioso, importante perché hai denaro, ma in fondo il tuo cuore non crede che tu sia degno di affetto, degno di amore. La speranza è minacciata da chi non te la fa sviluppare. La principale minaccia è quando uno sente che i soldi gli servono per comprare tutto, compreso l’affetto degli altri. La principale minaccia è credere che perché hai una bella macchina sei felice”.