Città del Vaticano , martedì, 22. ottobre, 2024 9:00 (ACI Stampa).
Quando nel 2001 la Assemblea sinodale guidata da San Giovanni Paolo II mise al centro delle riflessione "Il vescovo servitore del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo" si poteva dire che fosse una tappa del cammino iniziato con il Concilio e proseguito con l’Apostolos suos. Al termine dei lavori nella relazione finale, l'allora cardinale Bergoglio lascia aperto un interrogativo: “Oltre al rapporto giuridico di comunione gerarchica, come si potrà incoraggiare la collegialità affettiva e più ancora il vincolo di comunione fra i vescovi in quanto successori degli apostoli e il Successore di Pietro? Quali iniziative si potranno prendere per rafforzare questi legami di carità e perché tale comunione si manifesti meglio a tutti, credenti e non credenti, in tutto il mondo?”
La risposta arrivava in parte nella Esortazione post sinodale Pastores gregis. Due anni dopo la conclusione del sinodo Giovanni Paolo II scrive sul tema della collegialità episcopale le sue ultime pagine di magistero.
A presentare alla stampa il testo sarà proprio il cardinale argentino che ha sostituito lo statunitense Egan rientrato a New York a metà del sinodo per essere vicino ai suoi fedeli sconvolti dall’attentato alle Torri Gemelle. E’ il 17 ottobre del 2003 la Esortazione apostolica di Giovanni Paolo II Pastores gregis viene presentata alla stampa.
Jorge Bergoglio sceglie di parlare in spagnolo, e riassume il testo con veloci pennellate. Sul tema della collegialità dice: “Notese aquí como la dinamica centro-periferica se resuelve en el "unico centro": Jesu Cristo. Centro totalizante que incluye todas las periferias.”
Oggi nel giorno della festa liturgica del Santo Papa e nel pieno del dibattito sulla sinodalità, quel tema della collegialità sembra tornare prepotentemente al centro della riflessione. Almeno per chi ricorda alcuni testi di San Giovanni Paolo II.