Città del Vaticano , lunedì, 21. ottobre, 2024 11:00 (ACI Stampa).
L’ultima settimana di lavori della seconda sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi si apre con la celebrazione della Messa votiva dello Spirito Santo, presieduta in San Pietro dal Cardinale Mario Grech, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi.
Nell’omelia il porporato maltese commenta il brano di Vangelo della liturgia e coglie l’occasione per mettere in guardia i membri del Sinodo da alcuni comportamenti che potrebbero minare il percorso dell’assemblea.
Il Cardinale Grech ricorda che per Gesù “l’ideale non è che l’eredità venga divisa, ma che venga mantenuta integra, con una gestione condivisa. Gesù rifiuta di dividere, ma invita a cercare la comunione, poiché individua nella cupidigia e nella ricerca del possesso la radice della divisione. Gesù rifiuta ogni logica di parte e di divisione nella ricerca della comunione tra fratelli”. Anche i membri del Sinodo – invita accoratamente il Cardinale, non nascondendo la propria preoccupazione – non devono dividersi ma cercare la comunione.
Secondo Grech il Sinodo ha già raccolto frutti abbandonanti e la domanda che sorge è cosa farne adesso? Non bisogna cadere nell’errore di sentirsi appagati, né vivere di rendita. Da qui un altro monito: non dobbiamo correre il rischio “di ammassare ciò che abbiamo raccolto, i doni di Dio che abbiamo scoperto, senza reinvestirli, senza viverli come doni ricevuti che dobbiamo ora ridonare alla Chiesa e al mondo, di sentirci arrivati! Anche noi possiamo correre il rischio di vivere di rendita. Ma la comprensione delle verità e le scelte pastorali vanno avanti, si consolidano con gli anni, si sviluppano col tempo, si approfondiscono con l’età”.
“Chiudendo i lavori della nostra Assemblea e guardando al cammino che ci sta davanti – prosegue il Cardinale Grech nell’omelia - dobbiamo tenerci lontano dalla cupidigia, dal desiderio di tenere tutto per noi, di possedere, di ammassare, di definire, di chiudere. Non possiamo sederci sugli allori. Cerchiamo vincere la tentazione di credere che i frutti che abbiamo raccolto siano opera nostra e nostro possesso: tutto dobbiamo ricevere come un dono di Dio”.