Roma , venerdì, 18. ottobre, 2024 18:00 (ACI Stampa).
“Il nostro Buon Pastore conduce tutte le pecore in un unico ovile… Possiamo non conoscere le sue vie, ma ci ha detto che cosa dobbiamo fare. Ognuno di noi è stato reso «luce per le genti» e ha la responsabilità di essere uno strumento di salvezza fino agli estremi confini della terra”. Lo
sostiene con tutta la forza e la convinzione che lo caratterizzano, una forza che proviene da una fede sicura, il cardinale Joseph Zen, 92 anni, gran parte dei quali passati a testimoniare e a difendere la fede cattolica.
In qualsiasi situazione, scontrandosi con il regime cinese, processato, condannato, ma non solo in riferimento alla sua condizione personale. Lo dimostra, una volta di più, il libro che è stato appena pubblicato da Ares, a cura di Aurelio Porfiri, dal titolo inequivocabile di “Una, santa cattolica, apostolica”, ampie e toccanti riflessioni su come stia vivendo oggi della Chiesa cattolica.
Attualmente si assiste a una profonda crisi di fede, vocazioni in drastico calo, ignoranza e confusione dottrinale, sempre più scarsa partecipazione ai sacramenti…, fenomeni di particolare rilevanza proprio in Europa, la cui civiltà, l’intera civiltà occidentale è stata plasmata dal cattolicesimo. E poi correnti di pensiero confuse, fluide, pericolosamente vicine a derive relativistiche. Il cardinale Zen, tuttavia, invita a non disperare: mediante l’azione dello Spirito, il
Signore ha sempre soccorso quella Chiesa “una, santa, cattolica e apostolica” che, ricorda Porfiri nell’Introduzione, «Gesù Cristo ha affidato agli apostoli sotto la guida di Pietro e dei suoi successori».
Dio “chiama” tutti a questa missione, ognuno nel suo stato: laico, consacrato,
sacerdote. Per questo possiamo guardare alla Chiesa con fiducia anche oggi. Più che mai la riflessione emerge in questo tempo di Sinodo. E le sue parole possono concretamente aiutare a fare chiarezze. La sua è una voce che arriva da una di quelle periferie del mondo di cui ha sempre parlato papa Francesco, ma una periferia che occupa un posto rilevante nello scacchiere
internazionale. Da quella Hong Kong che ha assaggiato il tallone di ferro della repressione.
Affabile, gentile e bonario, il cardinale non ha mai avuto il tratto del ribelle e del trascinatore di folle. Ma quando parla, e scrive, il tono è deciso, non lascia spazio a tentennamenti e a paludamenti, senza giri di parole e senza temere di dispiacere a qualcuno; quello che spiega tutto appare chiaro, la strada dritta, anche se sfiora l’abisso. Forse per questo è uno degli uomini più
temuti dal regime di Pechino. Lo hanno spesso definito “la coscienza di Hong Kong” da quando guidò in piazza mezzo milione di manifestanti in difesa della democrazia.