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Papa Francesco: una veglia ecumenica nel piazzale dei Protomartiri Romani

La veglia ecumenica con Papa Francesco

Veglia ecumenica in Piazza San Pietro |  | Daniel Ibanez / ACI group
Veglia ecumenica in Piazza San Pietro | Daniel Ibanez / ACI group
Veglia ecumenica |  | Daniel Ibanez / ACI Group
Veglia ecumenica | Daniel Ibanez / ACI Group

 "La data scelta per la Veglia non è stata scelta a caso, ma è quella dell’anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II che ha segnato l’ingresso ufficiale nella Chiesa cattolica del movimento ecumenico”. Così il cardinale Kurt Koch, Prefetto del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, presenta la preghiera ecumenica con i padri sinodali voluta da Papa Francesco nel piazzale dei Protomartiri Romani in Vaticano.

La veglia si svolge appunto in piazza dei Protomartiri Romani, una piazza particolare perchè in questo luogo la tradizione colloca il martirio di San Pietro.

Insieme al Santo Padre, i Delegati fraterni presenti nell’Aula sinodale e vari altri rappresentanti di Chiese e comunità ecclesiali presenti a Roma, in collaborazione con i fratelli della Comunità di Taizé.

Canti, letture del Vangelo nelle varie lingue, fanno da contorno a questa veglia ecumenica.

Poi l'omelia del Papa consegnata durante la celebrazione. 

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"Io ho dato loro la stessa gloria che tu hai dato a me". Si sofferma su queste parole l'omelia di Papa Francesco. "Queste parole della preghiera di Gesù prima della Passione, si possono riferire in modo eminente ai martiri, glorificati per la testimonianza resa a Cristo. In questo luogo ricordiamo i Primi Martiri della Chiesa a Roma: sul loro sangue è stata costruita questa basilica, sul loro sangue è stata edificata la Chiesa", dice subito Francesco.
 
L'importanza della data di oggi è spiegata dallo stesso Francesco. "In questo giorno, nel quale ricordiamo l’apertura del Concilio Vaticano II, che ha segnato l’ingresso ufficiale della Chiesa cattolica nel movimento ecumenico, siamo riuniti insieme ai Delegati fraterni, ai nostri fratelli e sorelle delle altre Chiese", continua il Papa nell'omelia.
 
Unità dei cristiani e sinodalità sono collegate. Questo dice il Pontefice. "In entrambi i processi, si tratta non tanto di costruire qualcosa quanto di accogliere e far fruttare il dono che già abbiamo ricevuto. E come si presenta il dono dell’unità? L’esperienza sinodale ci aiuta a scoprirne alcuni aspetti. L’unità è una grazia, un dono imprevedibile. Il vero protagonista non siamo noi, ma lo Spirito Santo che ci guida verso una maggiore comunione. Come non sappiamo in anticipo quale sarà l’esito del Sinodo, così non sappiamo esattamente come sarà l’unità a cui siamo chiamati", dice Papa Francesco.
 

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"Un altro insegnamento che viene dal processo sinodale è che l’unità è un cammino: matura nel movimento, strada facendo - sottolinea il Pontefice - Un terzo insegnamento è che l’unità è armonia. Il Sinodo ci sta aiutando a riscoprire la bellezza della Chiesa nella varietà dei suoi volti. Così l’unità non è uniformità, né frutto di compromessi o di equilibrismi. Lungo questa via, non lasciamoci mai fermare dalle difficoltà! Abbiamo fiducia nello Spirito Santo, che spinge all’unità in un’armonia di multicolore diversità. Infine, come la sinodalità, l’unità dei cristiani è necessaria per la loro testimonianza: l’unità è per la missione", continua il Pontefice.
 
"In questo luogo i Protomartiri ci ricordano che oggi, in molte parti del mondo, cristiani di diverse tradizioni danno la vita insieme per la fede in Gesù Cristo, vivendo l’ecumenismo del sangue. La loro testimonianza è più forte di qualsiasi parola, perché l’unità viene dalla Croce del Signore. Prima di cominciare questa Assemblea, abbiamo avuto una Celebrazione penitenziale. Oggi esprimiamo anche la vergogna per lo scandalo della divisione dei cristiani, lo scandalo di non dare insieme testimonianza al Signore Gesù. Questo Sinodo è un’opportunità per fare meglio, superando i muri che ancora esistono tra noi. Concentriamoci sul terreno comune del nostro comune Battesimo, che ci spinge a diventare discepoli missionari di Cristo, con una comune missione", conclude infine il Papa.