Abu Dhabi , martedì, 8. ottobre, 2024 12:30 (ACI Stampa).
Millecinquento anni fa, Areta, principe della città la moglie Ruma e l’intera comunità di Najran in Arabia furono uccisi a causa della loro fede dalla persecuzione di Du Nuwas, re di Arabia. La loro storia e il loro martirio è il segno di una fede antichissima che ha le sue origini proprio nei vicariati di Arabia. Il Vicariato dell’Arabia del Sud li ha ricordati con uno speciale giubileo iniziato il 24 ottobre 2023, nel giorno in cui il martirologio ricorda i martiri, ed è terminato il 22 settembre e non il 23 ottobre, perché il vicario d’Arabia sarà impegnato con il Sinodo dei vescovi.
Nella messa conclusiva, il vescovo Paolo Martinelli, vicario apostolico dell’Arabia del Sud, ha sottolineato: “Non possiamo ricordare di questi santi martiri senza chiederci cosa significhi la loro testimonianza per noi oggi. Questo anno giubilare è, infatti, una opportunità per guardare più profondamente nel significato della testimonianza cristiana che siamo chiamati a portare ogni giorno con le nostre vite”.
L’anno giubilare era iniziato con una Messa solenne e l’apertura della Porta Santa nella cattedrale di San Giuseppe ad Abu Dhabi. Durante l’anno, molti fedeli da tutto il vicariato sono andati in pellegrinaggio verso le reliquie dei martiri, passando la Porta Santa e vivendo in appieno il periodo di grazia dell’anno giubilare.
Le reliquie sono state portate in pellegrinaggio in ogni parrocchia degli Emirati Arabi Uniti e del Sultanato di Oman, dando possibilità a molti fedeli di conoscere la storia dei martiri. Ogni parrocchia ha potuto custodire le reliquie per dieci giorni.
Nell’omelia conclusiva dell’Anno Santo, il vescovo Martinelli ha affermato: “Siamo venuti da molte nazioni differente, abbiamo diversi riti liturgici e tradizioni spirituali. Ciascuno di noi è devoto a santi provenienti dalla nostra cultura e possiamo aver voglia di celebrarli qui. Ma Sant’Areta e i suoi compagni sono santi di questa terra di Arabia in cui viviamo oggi. Perciò sono i nostri santi, che tutti noi possiamo celebrare in comune, come una sola la Chiesa, la Chiesa di Arabia”.