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Diario del Sinodo, come capire la sinodalità secondo Papa Francesco ?

La voce del popolo del Libano che chiede la pace attraverso il vescovo Mounir Khairallah

Mounir Khairallah, Bishop of Batrun of the Maronites |  | Daniel Ibanez/ EWTN Mounir Khairallah, Bishop of Batrun of the Maronites | | Daniel Ibanez/ EWTN

Volete capire la sinodalità di Papa Francesco? Allora basta rileggere le conversazioni che ha tenuto con i gesuiti durante i suoi viaggi. Perché si respira sinodalità in tutto quello che dice A dirlo è il cardinale Jean-Claude Hollerich, S.I., Relatore Generale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.

Una fonte che si può considerare ben più che autorevole quindi. Lo ha detto presentando il volume che raccoglie i testi di queste conversazioni del Papa con i suoi confratelli di ogni parte del mondo. Mancano quelle con i gesuiti di Indonesia e Oceania e anche quelle proprio del viaggio in Lussemburgo, sede del cardinale Hollerich e Belgio. Ma la presentazione è stata fatta in fretta propio all'inizio dei lavori sinodali. Forse proprio perché questo "viaggio di sette anni" trai gesuiti per confermare il metodo ignaziano del "discernimento" è appunto importante per capire l' idea di sinodalità di Papa Francesco.

Insomma i grandi temi del Sinodo ci sono tutti, anche se di Sinodo il Papa non ha mai parlato con i gesuiti. Un po' strano in effetti.

Uno dei temi più sentiti, oltre il discernimento, è la concretezza, quel principio che la realtà è superiore all'idea in puro stile latinoamericano. E poi la responsabilità personale che il Papa ricorda ad ogni gesuita e che, se dobbiamo seguire le indicazioni di Hollerich, è una indicazione per ogni fedele. Discernimento e dialogo per una responsabilità personale come si declinano nel dibattito sinodale? E poi si può davvero parlare di dibattito, o piuttosto siamo ancora nella fase del dialogo? E come si arriverà alle conclusioni per il Popolo di Dio?

Sono le questioni aperte e le domande che si fanno in molti davanti ad un Sinodo blindato che, nonostante i briefing quotidiani e un ampio servizio stampa, non comunica.

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Oggi la voce più forte è stata quella di Mounir Khairallah, Vescovo di Batrun dei Maroniti, libanese che ha raccontato la sua testimonianza di vita. I suoi genitori uccisi e lui con tre fratelli che imparano il perdono, poi il richiamo a tutto il mondo alla attenzione non alle questioni politiche ed economiche che fomentano la guerra, ma alla necessità e alla volontà dei popoli che chiedono la pace.