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Diocesi di Roma, Papa Francesco con un Motu proprio abolisce il settore Centro

La riforma della Diocesi di Roma dalla pubblicazione della Costituzione Apostolica In Ecclesiarum Communione, nel gennaio 2023, sembra non conoscere soste

La Basilica di San Giovanni in Laterano |  | MM La Basilica di San Giovanni in Laterano | | MM

La riforma della Diocesi di Roma dalla pubblicazione della Costituzione Apostolica In Ecclesiarum Communione, nel gennaio 2023, sembra non conoscere soste.

L’ultimo – almeno per ora - tassello è arrivato a sorpresa il 1° ottobre scorso con un nuovo, ennesimo, Motu proprio di Papa Francesco apparso solamente sul sito web della Diocesi, senza alcuna comunicazione a riguardo come invece succede per altri Motu proprio o per eventi di portata enormemente minore.

Con il Motu proprio “La vera bellezza”, pubblicato alla vigilia del Giubileo, il Papa sottolinea la “necessaria e improrogabile rilettura del senso pastorale da attribuire alla presenza sul territorio da parte della Diocesi di Roma”.

Il territorio diocesano, fino a pochi giorni fa, era suddiviso in cinque settori: nord, sud, est, ovest e centro. Con questo Motu proprio il Papa abolisce il settore centro.

“Con l’incremento della mobilità – scrive Papa Francesco - non è mancata la pastorale dei pellegrini e del turismo, trasformando sempre più il centro storico in un grande santuario a cielo aperto: l’effetto collaterale che a lungo andare ha toccato la diocesi nel tentativo di adeguarsi all’espansione dell’agglomerato urbano è stato quello di vedere una sempre maggiore differenza e separazione tra il centro di Roma e le periferie. Molte zone periferiche e di conseguenza molte parrocchie, pur essendo configurate all’interno del Comune e della Diocesi di Roma, non sono state curate con l’attenzione alla bellezza e all’identità che caratterizza Roma; viceversa, il centro storico, che costituisce una buona parte del Settore Centro, si è sempre più isolato, rischiando di diventare un luogo a sé stante e nascosto, che vive dimensioni pastorali legate alla carità verso i molti poveri che abitano il centro di Roma e ad antichissime devozioni, tutte testimonianze che necessitano di essere aperte alla città intera, affinché questa non diventi un museo da visitare, bensì un luogo che possa manifestare e diffondere tutta la santità di Roma”.

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Il Papa osserva che “lo svuotamento residenziale del centro storico ha modificato la pastorale ordinaria del Settore, che ha visto una lenta ma inesorabile riduzione del numero di parrocchie, oggi solo trentacinque in un territorio molto vasto e ciascuna con un afflusso di parrocchiani molto inferiore rispetto alle parrocchie degli altri settori. La mancanza di una pastorale alternativa ha determinato nel tempo la ridotta accessibilità di molte chiese o luoghi di culto, ricchi di storia, di arte e di fede. Esiste dunque un patrimonio dall’alta potenzialità da tempo in giacenza che chiede di essere ripensato e messo a servizio del popolo di Dio. L’insieme di queste criticità ha portato la diocesi ad attribuire al Settore Centro un’importante valenza logistica, legata anche alle molte Istituzioni che vi hanno la propria sede, non riuscendo ancora a sviluppare, tuttavia, quella dimensione pastorale che le è propria. Spesso il clero destinato al Settore Centro è solamente residente in strutture di culto, vivendo poi il proprio ministero in altri incarichi o uffici”, pertanto il Pontefice dispone che “vengano ridefiniti i confini delle Prefetture in cui è suddivisa oggi la diocesi di Roma, affinché siano armonizzati i contesti di riferimento e le parrocchie che vi appartengono, riducendo l’organizzazione territoriale della Diocesi di Roma solo in riferimento ai quattro punti cardinali”.

Nello specifico il Papa decide che “i quattro Settori, in base alla posizione geografica, includeranno le cinque Prefetture e le trentacinque Parrocchie presenti sul territorio del Settore Centro. Il Settore Nord includa la Prefettura IV, il Settore Est includa la Prefettura V, il Settore Sud includa la Prefettura III, il Settore Ovest includa le Prefetture I e II.  Il venir meno dei confini del Settore Centro non significa affatto chiuderlo, come potrebbe sembrare in apparenza, bensì aprirlo. Desidero, infatti, che con questa decisione sia esaltata la specificità pastorale del centro storico di Roma in un’identità diocesana”. 

Nell’aprile scorso era arrivato già un segnale in tal senso. Il Papa, dopo aver nominato l’allora Vicario Generale Cardinale Angelo De Donatis nuovo Penitenziere Maggiore, aveva anche chiamato in Vaticano il Vescovo gesuita Daniele Libanori, ausiliare per il settore centro, quale assessore del Papa per la vita consacrata. Il successore di Libanori non è mai stato nominato. Era stato scelto quale coordinatore del settore centro Monsignor Francesco Pesce, parroco della parrocchia di Santa Maria ai Monti.

Intanto – dopo 6 mesi – si attende ancora la nomina del nuovo Vicario che dovrà succedere al Cardinale Angelo De Donatis. Per ora le funzioni sono svolte dal Vicegerente Monsignor Baldassare Reina, che è anche vescovo ausiliare per il settore ovest.

Incontrando il consiglio episcopale della Diocesi di Roma, il Papa aveva annunciato la necessità di prendersi del tempo per poter discernere su questa nomina. Secondo alcune voci il Pontefice potrebbe anche non nominare un nuovo Vicario, lasciando la gestione del Vicariato al Vicegerente ma secondo quanto disposto dalla Costituzione Apostolica In Ecclesiarum Communione, firmata da Papa Francesco, agli articoli 10, 11, 12 e 13 si legge che “l’esteso impegno che richiede il governo della Chiesa universale mi rende necessario un aiuto nella cura della Diocesi di Roma. Per questo motivo nomino un Cardinale come mio ausiliare e Vicario Generale (Cardinale Vicario), che a mio nome e per mio mandato, avvalendosi della collaborazione degli altri miei Vescovi Ausiliari, tra i quali scelgo il Vicegerente, esercita il ministero episcopale di magistero, santificazione e governo pastorale per la Diocesi di Roma con potestà ordinaria vicaria nei termini da me stabiliti. Egli è giudice ordinario della Diocesi di Roma. Il suo ministero non si estende alla Città del Vaticano. Il Cardinale Vicario provvederà a informarmi periodicamente e ogniqualvolta lo riterrà necessario circa l’attività pastorale e la vita della Diocesi. In particolare, non intraprenderà iniziative importanti o eccedenti l’ordinaria amministrazione senza aver prima a me riferito. Il Cardinale Vicario è il legale rappresentante della Diocesi di Roma e del Vicariato di Roma. Il Cardinale Vicario non cessa dal suo Ufficio nella vacanza della Sede Apostolica”.

Nelle prossime settimane, o anche mesi, è lecito aspettarsi la nomina di un Vicario generale. Immediatamente dopo il trasferimento del Cardinale De Donatis al Palazzo della Cancelleria, i nomi più gettonati per la successione erano tre: quello dell’attuale Vicegerente Monsignor Reina, quello del Vescovo di Verona Monsignor Domenico Pompili e quello dell’Arcivescovo di Siena Cardinale Augusto Paolo Lojudice che però – anche dopo la sua elezione a Presidente della Conferenza Episcopale Toscana, sembra aver perso quota. Non è da escludere che il Papa possa scegliere tra uno dei suoi ausiliari: oltre al già citato Reina, figurano nell’elenco Monsignor Paolo Ricciardi, Ausiliare per il Settore Est, ambito della Chiesa ospitale e in uscita; Monsignor Dario Gervasi, Ausiliare per il Settore Sud, ambito per la cura delle età e della vita; Monsignor Daniele Salera, ausiliare per il Settore Nord, ambito della formazione cristiana; Monsignor Benoni Ambarus, ambito della Diaconia della Carità; Monsignor Michele Di Tolve, ambito per la cura del diaconato, del clero e della vita religiosa, responsabile diocesano dell’Ordo Virginum e Rettore del Pontificio Seminario Romano Maggiore.

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