Roma , venerdì, 4. ottobre, 2024 9:00 (ACI Stampa).
San Francesco d’Assisi, il Santo più amato; emblema dell’Italia nel Mondo. Un Santo che nel corso dei secoli è stato sempre più approfondito. Sempre più “sviscerato”. Ma, in tante pagine scritte su di lui, forse, è stato sempre trascurato un capitolo assai importante per comprendere l’evoluzione psicologica e spirituale del Poverello d’Assisi: i suoi genitori, la radice, o meglio l’ “humus” dal quale poi è nato il grande “albero” Francesco. Eppure tutti abbiamo un’origine, un luogo, uno spazio familiare che ci contraddistingue dagli altri. Uno spazio che nutre la nostra persona e ci identifica, per sempre. Questo spazio è quello degli affetti familiari e della stessa casa d’origine: il luogo in cui si è nati. Cerchiamo, allora, di approfondire questi due temi: la famiglia di Francesco e la casa in cui nacque.
Nel 1974, lo storico e teologo francescano Padre Cesare Cenci scovò negli archivi di Assisi un documento del 24 giugno 1309, nel quale si nominava la casa dove nacque il "beato Francesco". Si legge nel documento: “In domo ubi ortus fuit b. Franciscus”. Questa dimora era posta accanto al cosiddetto “macello comunis”. In età medievale il mercato delle carni si teneva ad Assisi nei locali a pianterreno sul lato meridionale del Palazzo del Popolo, oggi sede di uffici comunali. In questa area, oggi, sorgono due luoghi che si identificano nello stesso edificio.
Il primo luogo è la Chiesa Nuova, che occupa gran parte della piazza retrostante il Palazzo del Popolo. La chiesa fu costruita nel XVII secolo al posto delle case che Giovanni Battista Bini aveva venduto ai frati dell'Osservanza come casa paterna di San Francesco. L'altro edificio è posto in fondo al vicolo che costeggia il fianco della Chiesa Nuova. La via termina con un imponente fabbricato che ha la sua facciata su corso Mazzini, l'antico decumano. Una lapide moderna chiama lo slargo in fondo al vicolo “Plateola Sancti Francisci parvuli”. Lì accanto c'è un arco gotico aperto in rottura sul muro romanico, per dove si entra in una minuscola cappella, affrescata - una volta - con dipinti risalenti ai secoli XIII-XIV. La leggenda narra come questa fosse in origine una stalla domestica: questa stalla - sempre la leggenda ci narra - fu il luogo dove Donna Pica diede alla luce Francesco. Se entriamo, invece, nella Chiesa Nuova troveremo qualche dato architettonico più certo. È affascinante come veniamo catapultati da una chiesa ad una abitazione. Infatti, la Chiesa - eretta nel 1600 - sorge sull’abitazione di Francesco. All’interno del convento della chiesa sono visibili ancora dei vani dell’antica dimora, come il “sottoscala” dove il giovane Francesco venne rinchiuso dal padre, per dissuaderlo della scelta di “sposare donna Povertà”. Se scendiamo nella chiesa, troveremo addirittura l’ingresso principale e le altre tradizionali porte della casa assisana, quella degli ospiti e quella che immetteva al piano superiore. Infatti, la casa era a tre piani: al primo piano si trovava il negozio di stoffe del ricco Pietro di Bernardone, il padre di Francesco; al secondo - ora scomparso - le camere da letto; il terzo piano era adibito per gli ospiti. Oggi, possiamo vedere per poco di tutto ciò perché la costruzione della chiesa ha radicalmente cambiato l’assetto del luogo, ma possiamo immaginarlo.
Fin qui la sua abitazione, anche se rimane comunque difficile delinearne con precisione storica e dettagliata la storia. Ora, cerchiamo, invece di delineare il profilo dei genitori di San Francesco. Da ciò che sappiamo nacque nel 1182, Francesco, che doveva chiamarsi Giovanni, così almeno voleva la madre, Donna Pica de Bourlemont, ma il padre Pietro di Bernardone - per rendere omaggio al regno di Francia che aveva decretato le sue fortune - si oppose: il nome doveva richiamare la Francia; ed ecco, allora, il nome “Francesco”. Riguardo il contrasto tra il giovane Francesco e suo padre tanto è stato scritto: un padre che, scioccato, cerca di contrastare la nuova strada che il giovane cerca di intraprendere. E di contraltare, invece, sappiamo della vicinanza della madre, di origine francese. L’origine di Donna Pica è importantissima per comprendere il perché non volle contrastare il desiderio di Francesco di essere “uomo libero”. Il Mezzogiorno francese, all’epoca, era sempre stata pronta a ricevere nuovi impulsi dall’estero. Per questi motivi, possiamo, dunque, immaginare una donna dallo sguardo ampio: una donna che si apriva al mondo. Una donna che dava molta importanza alla letteratura e alle arti. Da lei, infatti, Francesco apprese la lingua della tenerezza: il francese, lingua dolce, lingua intellettualmente profonda.
Di lei, abbiamo solo qualche fuggevole cenno nelle “Vite di San Francesco d’Assisi” redatte da Tommaso da Celano: dalle parole del biografo si capisce che donna Pica ebbe per Francesco uno speciale amore anche rispetto all’altro figlio, il fratello di San Francesco, di nome Angelo. Fu proprio donna Pica ad adoperarsi - con indicibile tenerezza - a rendere meno aspre le punizioni inflitte dal padre a Francesco prima che abbandonasse la casa paterna. Tommaso da Celano, poi, la presenta come una donna ispirata da Dio, che profetizza addirittura la santità del figlio.