Roma , venerdì, 27. settembre, 2024 18:00 (ACI Stampa).
“La felicità non è la via, ma la meta di ogni percorso umano”. Il giovane Karol Wojtyła, che certo non può immaginare neppure lontanamente che cosa ha in serbo per lui la vita, qual è il disegno della Provvidenza sul suo Cammino, ha però già molto chiare le linee direttrici del suo pensiero, i fondamenti che sempre reggeranno le grandiose cattedrali dei suoi discorsi, delle sue catechesi, delle encicliche, della sua opera totale volta a dare forza, speranza, coraggio ai fedeli e non solo ai fedeli del suo tempo e dei tempi che verranno. Nelle peregrinazioni a cui viene costretto dai casi della sua esistenza e dalle spinte potenti e spesso crudeli della Storia, il sacerdote, vescovo e cardinale Wojtyła annota, scrive, analizza in pensieri, aforismi, illuminazioni la sostanza della fede e del suo sguardo lucido, si potrebbe dire acuminato, ma anche poetico su quanto lo circonda, il giudizio sul mondo e su quello che potrebbe avere in serbo il futuro. Che cos’è l’uomo, cos’è la libertà, la pace - quella vera, non quella sbandierata ideologicamente- l’amore, l’educazione, la vita della Chiesa… i grandi temi, i desideri dell’anima, le debolezze: su tutto si posa uno sguardo che non è giudicante, ma neppure neutro, invece chiaro, netto, capace di indicare la via.
Il libro La meta è la felicità (pubblicato da Ares per la cura di Marina Olmo, pp. 216, euro 16,80), è una preziosa occasione per entrare nell’universo di questo che stato un grande uomo di fede, di pensiero, un testimone di libertà e di coraggio, prima ancora di diventare pontefice e santo. Il libro raccoglie 366 frammenti scritti da Karol Wojtyła, quasi tutti inediti in Italia, proposta a dieci anni dalla canonizzazione, avvenuta il 27 aprile 2014. La Prefazione è di Papa Francesco.
Si tratta di brevi brani tratti da omelie, incontri, battute di opere teatrali, lezioni, quando i riflettori non erano ancora puntati su di lui, organizzate per tematiche e parole chiave, spaziando dalla mistica alla poetica, dalla catechesi alla riflessione sull’attualità. Un’antologia di testi coordinata dall’Università Cattolica di Lublino per la curatela di Marina Olmo e la consulenza del cardinale polacco Stanisław Jan Dziwisz, che fu il segretario del Pontefice. Oltre ad uno strumento per approfondire la conoscenza di Karol Wojtyla quest’opera ha un altro compito importante: aiuta a formulare un giudizio cristiano sulla realtà nel solco di una imponente personalità, che è un santo amatissimo del nostro tempo, come ha evidenziato Papa Francesco nella sua Prefazione. Un giudizio chiaro, limpido, in un’epoca di confusione, di relativismo, quello che lo stesso Wojtyla, con lungimiranza ha sempre additato come un pericolo incombente. Lui, che non hai mai ceduto alle lusinghe del pensiero unico dominante, non esita ad esprimere posizioni che certo non sono ‘al passo con i tempi’. Basterebbe leggere le parole riguardo la castità, un termine che oggi appare più che obsoleto, anzi quasi insultante. Invece, nella lettura wojtyliana diventa il criterio per rendere più umani e dignitosi i rapporti di coppia, per rendere più responsabili e rispettosi verso se stessi e gli altri. Come sembrano profetiche quelle osservazioni alla luce di quanto la cronaca nera ci dimostra ormai quotidianamente. La castità non come divieto, frustrazione, anomalia, ma come limpidezza di sguardo, di forza interiore.
E la sua definizione di umanità, che è inequivocabile: “L’essere umano deve avere un valore straordinario agli occhi di Dio, se per la sua redenzione lo stesso Figlio di Dio si è fatto uomo. Ognuno di noi può ripetere, come l’Apostolo, con il pieno sostegno della fede: il Figlio di Dio "mi ha amato e ha dato sé stesso per me". Il valore che Dio attribuisce all’uomo fa scaturire la sua stessa grandezza, ossia generata da un atto d’amore.
"In ciò consiste la grandezza dell’uomo, nel fatto che è simile a Dio. E in ciò consiste la grandezza dell’uomo, che essendo simile a Dio, può donargli le opere delle sue mani e le opere della sua intelligenza. Grazie alla volontà [...] la persona è padrona di sé stessa e delle sue azioni, ma è proprio per questo che il valore di tali atti della volontà qualifica o squalifica l’intera persona". Solo se si considera la reale natura dell’uomo, essere creato, essere creatura in rapporto con il Creatore la sua dignità e la sua grandezza risaltano pienamente. Questo rapporto, però, non è di sudditanza, o di limitazione. Tutt’altro. E’ proprio questa relazione che rende l’uomo libero e cosciente del proprio destino. "Creato a immagine di Dio, ogni uomo è una persona razionale e libera. Razionalità e libertà – sono due proprietà essenziali di un individuo".