Roma , giovedì, 26. settembre, 2024 16:00 (ACI Stampa).
Tra i primi santi medici della storia del cristianesimo figurano due fratelli gemelli, Cosma e Damiano, dei quali oggi ricorre la memoria liturgica. Due santi che ogni volta che si apprestavano a curare i loro ammalati avevano la consuetudine di raccogliersi in preghiera. E poi, per chi non aveva possibilità economiche per l’onorario, i due Santi non chiedevano nessuna parcella da pagare. Questi due dottori rappresentano solo l’inizio di una lunga sequela di “operatori della salute” che hanno portato Cristo fra le corsie di ospedali, nelle abitazioni degli ammalati, che hanno vissuto la loro missione contemplando nel sofferente il volto di Cristo sulla Croce.
I nomi sono tanti: si passa dal leggendario San Giuseppe Moscati al Beato José Gregorio Hernández, conosciuto in Venezuela come il medico degli ultimi; da Santa Gianna Beretta Molla, pediatra, al venerabile Vittorio Trancanelli, un testimone di Cristo in sala operatoria. In loro, la spinta missionario di portare Cristo vicino ai sofferenti nel corpo e nello spirito. Caratteristica comune a tutti i santi medici è la gratuità della loro professione: mettere la scienza al servizio dell’altro - o meglio, del fratello - gratuitamente, specie per i più bisognosi.
Già in vita era chiamato “il medico santo”: è San Giuseppe Moscati (Benevento, 25 luglio 1880 – Napoli, 12 aprile 1927), nato a Benevento ma sempre vissuto a Napoli dove ha esercitato la sua professione. Le ricette mediche che compilava non recavano solamente le medicine da far prendere al paziente, bensì - molto spesso - erano corredate da alcune preghiere per curare lo spirito del malato. Ricercatore instancabile, grande mente della scienza medica - tanto da vedere pubblicati i suoi articoli in molte riviste scientifiche internazionali dell’epoca - era comunque ben cosciente che solo Gesù è l’unico medico del corpo e dell’anima.