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Dai Santi Cosma e Damiano, i volti santi della medicina

Sono tanti i medici che hanno portato Cristo fra le corsie d'ospedali. Una "carrellata" dei santi-medici.

I Santi Cosma e Damiano, di Giovanni Luteri detto Dosso Dossi | I Santi Cosma e Damiano, di Giovanni Luteri detto Dosso Dossi | Credit galleriaborghese.it I Santi Cosma e Damiano, di Giovanni Luteri detto Dosso Dossi | I Santi Cosma e Damiano, di Giovanni Luteri detto Dosso Dossi | Credit galleriaborghese.it

Tra i primi santi medici della storia del cristianesimo figurano due fratelli gemelli, Cosma e Damiano, dei quali oggi ricorre la memoria liturgica. Due santi che ogni volta che si apprestavano a curare i loro ammalati avevano la consuetudine di raccogliersi in preghiera. E poi, per chi non aveva possibilità economiche per l’onorario, i due Santi non chiedevano nessuna parcella da pagare. Questi due dottori rappresentano solo l’inizio di una lunga sequela di “operatori della salute” che hanno portato Cristo fra le corsie di ospedali, nelle abitazioni degli ammalati, che hanno vissuto la loro missione contemplando nel sofferente il volto di Cristo sulla Croce.

 

I nomi sono tanti: si passa dal leggendario San Giuseppe Moscati al Beato José Gregorio Hernández, conosciuto in Venezuela come il medico degli ultimi; da Santa Gianna Beretta Molla, pediatra, al venerabile Vittorio Trancanelli, un testimone di Cristo in sala operatoria. In loro, la spinta missionario di portare Cristo vicino ai sofferenti nel corpo e nello spirito. Caratteristica comune a tutti i santi medici è la gratuità della loro professione: mettere la scienza al servizio dell’altro - o meglio, del fratello - gratuitamente, specie per i più bisognosi. 

 

Già in vita era chiamato “il medico santo”: è San Giuseppe Moscati (Benevento, 25 luglio 1880 – Napoli, 12 aprile 1927), nato a Benevento ma sempre vissuto a Napoli dove ha esercitato la sua professione. Le ricette mediche che compilava non recavano solamente le medicine da far prendere al paziente, bensì - molto spesso - erano corredate da alcune preghiere per curare lo spirito del malato. Ricercatore instancabile, grande mente della scienza medica - tanto da vedere pubblicati i suoi articoli in molte riviste scientifiche internazionali dell’epoca - era comunque ben cosciente che solo Gesù è l’unico medico del corpo e dell’anima. 

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Un altro viso, o meglio un altro camice bianco da annoverare nella lista dei santi medici è quello del Beato José Gregorio Hernández (Isnotú, 26 ottobre 1864 – Caracas, 29 giugno 1919), medico venezuelano che operava tra la povera gente di Caracas. Uomo sensibile, di grande umanità. Medico coltissimo, grandissimo studioso di filosofia. Si specializza in microbiologia e batteriologia, istologia normale e patologica e fisiologia sperimentale a Parigi e a Berlino. Tornato poi nella sua terra, intraprende la carriera universitaria. A questa contrappone però altra missione: quella di essere vicino agli ammalati, ai bisognosi. 

Altro medico, il Venerabile Vittorio Trancanelli (Spello, Perugia, 26 aprile 1944 – Cenerente, Perugia, 24 giugno 1998), definito anche “le mani di Dio nella sala operatoria”. Trancanelli, grande studioso e conoscitore della Bibbia. E la Parola s’incarna nella sua missione ospedaliera.  Nella sofferenza dei suoi pazienti, cercherà di essere carezza della Misericordia di Dio. Una carezza che - assieme alla moglie Lia Sabatini e ad altre cinque famiglie - estenderà anche ai bambini accolti nell’associazione “Alle Querce di Mamre” che continua, ancora oggi, il progetto di Vittorio: cinque famiglie aperte all’accoglienza di donne e bambini in difficoltà provenienti da tutte le parti del mondo. 

Un volto femminile: quello di Santa Gianna Beretta Molla (Magenta, 4 ottobre 1922 – Ponte Nuovo, 28 aprile 1962), medico chirurgo e poi pediatra. “Chi tocca il corpo di un paziente tocca il corpo di Cristo” così affermava. Fra i suoi assistiti, troviamo: poveri; mamme e bambini, ma anche anziani. Giovare al corpo e all’anima dei suoi assistiti: questo, sarà il suo impegno, la sua missione per l’intera vita. Una vita che la vedrà essere sia medico che paziente: dovrà, infatti, fare delle scelte per salvare la propria vita o quella di sua figlia che porta in grembo, dopo la scoperta di un grande fibroma all’utero. Da medico, e da donna di Dio, sa che la sua vita è nelle mani del Signore. L’operazione riuscirà: viene asportato il fibroma senza ledere la cavità uterina; Beretta Molla riesce a portare avanti per altri sette mesi la gravidanza, ma mette a rischio la propria vita. Nasce il 21 aprile 1962 sua figlia, Emanuela Gianna. Pochi giorni dopo, il 28 aprile, si spegne Gianna Beretta Molla.