Dal Pontefice al Giubileo il passo è breve. E così il Presidente della Cei ha sottolineato il tema del Giubileo: la speranza. Zuppi ha assicurato, infatti, che “si può guardare al futuro con speranza perché la Chiesa è una comunità, nonostante le nostre fragilità: famiglia in un mondo in cui la solitudine è lo stato esistenziale dell’uomo. C’è una grande responsabilità nel vivere la fraternità cristiana in un mondo di isolati, che vive una crisi di relazioni, per cui il singolo non sa vedere un futuro per sé, perché il futuro non lo si vede da soli, ma insieme”. Sottolinea come le comunità cattoliche possano divenire “ancora di più rete di solidarietà che rende forti perché reale e non virtuale, attenta al prossimo e non piegata all’io”. Tutto ciò rende la Chiesa “multiforme” che “a partire dalla pietà popolare, è una ricchezza irrinunciabile” e “che sarebbe sbagliato ridurre a un modello. Penso ai movimenti e alle associazioni, che spesso promuovono eventi che fanno pensare oltre i loro stessi confini”. Cita, come esempi di questa “multiformità”, il Meeting di Rimini, la Route Nazionale degli Scout, la Preghiera interreligiosa per la Pace della Comunità di Sant’Egidio, il Pellegrinaggio nazionale delle famiglie per la famiglia del Rinnovamento nello Spirito Santo e tante altre iniziative.
Lo sguardo, poi, inevitabilmente non poteva che essere rivolto alla seconda sessione del Sinodo sulla sinodalità ( dal 2 al 27 ottobre prossimi) e alla prima Assemblea sinodale nazionale (dal 15 al 17 novembre): “Tanti uomini e donne stanno mettendo cuore e mente per realizzare il sogno di una Chiesa sinodale e missionaria e, quindi, più accogliente, aperta, snella, capace di camminare con le persone, umile”. Zuppi è consapevole delle tante “attese, a volte segnate da una certa disillusione, ma in realtà fiduciose dei cambiamenti necessari” per la Chiesa. Un Chiesa “che, nella Babele del mondo” - auspica Zuppi - possa parlare “il linguaggio dell’amore e annunci la speranza di Cristo”. E riguardo sempre a questo tema, il Presidente della Cei afferma: “Sapevamo anche che ci saremmo trovati di fronte a qualcosa di inedito: alcune prassi e regole ecclesiali non si adattano più alla realtà e vanno per questo riscritte. Dobbiamo farlo insieme, con pazienza e sapienza ma anche con coraggio e con l’intelligenza dello Spirito”. E annuncia la sede per la prima Assemblea sinodale: la Basilica romana di San Paolo fuori le mura.
E se alcune regole vanno riscritte, così anche potrà avvenire per la stessa Cei: “Tutti noi Vescovi sentiamo l’esigenza che la Cei divenga uno strumento ancora più adeguato a servire le nostre Diocesi, anche raccogliendo l’invito di Papa Francesco che sia uno strumento agile ed efficace, soggetto di comunione e che aiuti la Chiesa a rispondere adeguatamente alle attese così profonde della nostra gente e del mondo”. Per questi motivi Zuppi dichiara “una possibile riforma dello Statuto” che riguarderà “i rapporti e i vincoli tra i vari livelli ecclesiali: le Diocesi, le Metropolie, le Conferenze Episcopali Regionali, oltre che la Conferenza Episcopale nazionale”.
I temi sono davvero tanti. E fra questi, quello dell’Europa: Zuppi guarda alla prospettiva della quale si è parlato in questi giorni, a un nuovo piano Marshall “più ambizioso di quello del secondo Dopoguerra, rappresentando l’Unione Europea come destinata altrimenti a una lenta agonia”. Registra i nuovi cambiamenti al vertice dell’Unione Europea che “prevede alcune nuove deleghe alla difesa, al Mediterraneo e alla questione abitativa. L’auspicio è che l’Europa resti fedele alla sua vocazione al dialogo e alla pace”. Grande attenzione per gli importanti dati che riguardano il Continente europeo: l’invecchiamento della popolazione; le povertà; il fenomeno migratorio; il secolarismo e l’individualismo. Auspica, inoltre, “una discussione più ampia: una “Camaldoli per l’Europa” per parlare di democrazia ed Europa”. Questa assise - per Zuppi - “potrebbe essere anche l’occasione per riflettere sul contributo che oggi può provenire dai cattolici in primis, come anche dai cristiani di tutte le Confessioni, dai credenti delle diverse Comunità religiose oggi presenti in Europa, dagli umanisti che hanno a cuore la cultura del nostro Continente, per uno sviluppo di una coscienza comune, che allarghi i confini dei cuori e delle menti e non ceda al nichilismo della persona e a sovranismi egoistici”.
Infine, l’emergenza educativa, visto i “recenti fatti di cronaca che hanno avuto come protagonisti i giovani”. Un tema “che da sempre sta a cuore alla Chiesa in Italia”. Zuppi la definisce “urgenza” poiché “si tratta del rapporto con la vita, con i sentimenti, con l’amore, con il futuro... Ed è un’urgenza che interpella tutti, nessuno escluso: la famiglia, la scuola, le aggregazioni, la parrocchia, la comunità, i movimenti e le associazioni”.
E poi, ci sono i poveri. Sia il Vangelo che Papa Francesco “ci stimolano a mettere il povero al centro della nostra vita, della pastorale, della predicazione, sottolineando il valore umano dell’incontro con lui, ma anche il significato cristologico dell’amore per i più piccoli tra i fratelli di Gesù”.
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