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La voce delle pietre e il sapore della terra, i cento anni dello Studium Biblicum Franciscanum

Padre Giuseppe Buffon racconta la missione della archeologia dei francescani nella Terra di Gesù

Un dettaglio della copertina del libro |  | Edizioni Terra Santa Un dettaglio della copertina del libro | | Edizioni Terra Santa

"Quale continuità,  tra le testimonianze evangeliche e i resti dei santuari costantiniani o bizantini? Si deve forse ammettere che il cristianesimo in Palestina sia un’invenzione costantiniana? La creazione della sua politica imperialista? Oppure, ancora più spietatamente, l’esito delle false fantasie bizantine? Quale, allora, la storicità dei Vangeli? Quale la verità dell’Incarnazione, l’origine storica del cristianesimo? E in definitiva, quale cristianesimo: religioso o soltanto politico?".  Sono domande che si pone Giuseppe Buffon in conclusione del suo interessante studio sui cento anni dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme. Cento anni che si celebrano in questo 2024 e che raccontano una storia di archeologia e di evangelizzazione del tutto speciale. Una storia che nasce alla fine del 1800 in un Medio Oriente segnato dalla cultura francese e una situazione politica che Buffon ricostruisce con perizia.

Emerge anche il dibattito teologico che si incrocia con la École Biblique. Ed è l’archeologia più che l’esegesi ad aver attirato l’attenzione degli storici della politica, e per questo "non stupisce che sia proprio lo Studio Biblico Francescano, nato per interessi prevalentemente archeologici, a meritare, più ancora dell’École biblique et archéologique française, una storia politica" che legge "l’archeologia dei Francescani dello Studium quale legittimazione della presenza cristiana in Medio Oriente e, in ultimo, legittimazione della storicità dello stesso cristianesimo" scrife Buffon.

Ma non solo. Nel libro si parla del rapporto con i Pontefici, da Leone XIII a Paolo VI, che torna in Terra Santa dopo i tempi apostolici. E naturalmente la storia e la motivazione degli scavi dello Studium la cui centralità non è solo "acquisizione che affiora soltanto a posteriori, quale esito di una riflessione storiografica impegnata a evocare l’origine, quale giustificazione del successivo sviluppo. Nelle considerazioni delle autorità della Custodia, l’elemento cardine dell’archeologia, in quanto ragion d’essere dello Studio Biblico, trova accoglienza invece assai precocemente, cioè fin da quando la critica moderna sovverte i criteri tradizionali di giudizio sull’autenticità dei Luoghi Santi" scrive Buffon, perché nasce dalla missione di custodire i principali santuari del cristianesimo.

Oltre il capitolo dedicato al Papa pellegrino in Terra Santa, c'è uno sguardo al futuro per confermare la originalità del Biblicum che è una provocazione, scrive Buffon, "a pensare la storia, a mettere sul tappeto il tema della storicità dei dati evangelici? Non è questa la questione che sorge quando i testi vengono messi a confronto con i luoghi, la letteratura sottoposta alla prova dell’archeologia, il credere innestato sul “vedere” e sul “toccare”? Quale storia, allora, possiamo davvero rivendicare per il fenomeno cristiano?" .

Il libro non è di facilissima lettura, ma offre una serie di informazioni che aiuta la comprensione non solo degli studi archeologici, ma soprattutto della difficile missione del francescani in una terra che nonostante abbia accolto la vita di Gesù, non riesce a trovare la via della pace.

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